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Sofia Goggia e il dolore: "Il malleolo mi fa urlare. Fermarmi un'intera stagione è una possibilità, Baggio mi capisce"

La campionessa torna a parlare e lancia l'allarme: "Potrei decidere di rimuovere le placche a novembre e saltare la stagione". L'incontro con Baggio

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Col caldo di questi giorni, tutto verrebbe da pensare meno che a una sciata lungo pendii innevati. Anche se la routine quotidiana di Sofia Goggia impone giocoforza un allenamento sulla neve: quella dello Stelvio, sul ghiacciaio che l’ha accolta a più riprese negli ultimi tempi, con sedute di lavoro all’alba (quando la temperatura lo consente) per riprendere confidenza con lo scarpone e gli scii. Perché dall’infortunio subito al Tonale sono trascorsi ormai cinque mesi e mezzo, ma Sofia sa che la strada per tornare a competere alla sua maniera è ancora piuttosto lunga e piena di insidie. Oltre che di dolore.

Convivere col dolore: “Difficile trovare un compromesso”

Ne ha parlato al Corriere della Sera, al quale ha confidato i suoi pensieri in un momento certamente particolare della sua carriera.Il dolore al malleolo c’è, lo avverto forte e non mi da tregua, soprattutto quando metto lo scarpone. So che devo conviverci, ma quando arriva quel momento ogni volta mi metto a urlare, perché purtroppo è così che deve andare”.

Proprio i fastidi accusati nelle prime sedute sugli sci gli hanno consigliato di provare a cambiare soluzioni: “Sperimenteremo dei prodotti in carbonio, più sottili e meno rigidi, soprattutto a misura di malleolo. Le inseriremo tra la calza e lo scarpone, come se fossero dei parastinchi da calciatore. È un compromesso non facile da trovare, ma necessario se voglio recuperare in fretta il terreno perduto”.

Lo scenario peggiore: saltare l’intera stagione 2024-25

Tra un mese Goggia salperà alla volta di Ushuaia, la Terra del Fuoco, solita base di lavoro estiva per buona parte degli sciatori europei (italiani inclusi). E sarà lì che Sofia dovrà trovare la quadra per cercare di capire quali margini esistono in ottica di un rientro alle competizioni che potrebbe in realtà anche slittare alla prima parte del 2025. “Ancora è troppo presto per indicare una data. Le ossa danneggiate sopportano sforzi non troppo continuativi, per lo più sedute blande che mi consentono comunque di ritrovare il giusto feeling, ma senza poter spingere.

Il problema principale al momento è la guaina del tendine tibiale anteriore, recisa per mettere la piastra: ha una parte libera ed è proprio questa che mi fa vedere le stelle. Secondo il dottor Panzeri, che mi ha operato, il dolore continuerà a far parte del mio vissuto quotidiano ancora per molto tempo e io dovrò imparare a gestirlo”.

Tanto che con lo staff tecnico azzurro s’è prospettata anche un’altra soluzione, drastica ma (forse) inevitabile: rimuovere le placche a fine 2024 e saltare l’intera stagione agonistica per poi puntare a quella olimpica. “Un’ipotesi che stiamo prendendo in esame. Dipenderà tutto da come mi sentirò nelle prossime settimane quando tornerò a spingere sulla neve. Per ora lavoro tanto in palestra e sulla parte muscolare, ma ad esempio non riesco a correre bene”.

Gli esami, i libri, la voglia di stare all’aria aperta

L’estate di Sofia è stata diversa da tutte le altre, e ha incluso anche un bel pianto sotto la maschera quando per la prima volta dopo quattro mesi e mezzo è tornata sugli sci. “Le prime curve sono state incredibili, davvero ero molto emozionata. Avevo avuto un periodo di buio totale, non mi sentivo per nulla sicura di quello che sarebbe potuto accadere. Avevo e continuo in parte ad avere il terrore di non poter essere più l’atleta di alto livello che sono stata. Intanto però ho potuto studiare, dando 8 esami in una sessione… non male, direi. Adesso però basta libri, ora preferisco andare in MTB e ritrovare un po’ di aria buona all’aperto”.

L’incontro con Baggio: “Sa quello che sto provando”

Tra le persone che l’hanno aiutata di più in questi ultimi mesi c’è stato anche Roberto Baggio. “Ho voluto parlargli per capire come si può ripartire dopo un infortunio tanto grave. Lui a 20 anni ha subito un trauma enorme: un anno di stop e la paura di non poter tornare quello che era… in questo gli ho detto che eravamo più o meno pari.

Però poi ci sono tante esigenze: io ho bisogno di sentire il calore della gente e alla gente piace pensare che i campioni siano uomini fragile come tutti. E io mi sento una di loro. Io mi sento sempre un bicchiere mezzo vuoto, mi sento spesso inadeguata ed è una vecchia storia che risale più o meno al periodo dell’oro olimpico, quando la Goggia atleta era arrivata ai vertici del suo sport in cima alla montagna e Sofia era rimasta a valle”.

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