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Sprofondo Juventus, Thiago Motta irriconoscibile ma la decisione finale spetta solo a John Elkann (e a Exor)

Fase complicata ma inevitabile dopo la sconfitta di Firenze contro i Viola, partita sempre densa di significati: spogliatoio spaccato, senatori confusi eppure l'addio non è detto consenta di centrare la Champions

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Quale che sia il prossimo futuro riservato alla società, il presente non può prescindere dall’emorragia in atto. Oltre la rivalità, non solo simbolica, che si è alimentata in una retorica spesso oltre i limiti consentiti dal senso civico e dal rispetto nella storia recente, quel che si è consumato contro la Fiorentina è l’ultimo segno dello stato di necessità in cui versano squadra, allenatore e progetto.

C’è da fare, e molto, soprattutto per contenere i danni che simili risultati potrebbero condurre, dall’andamento del titolo alla svalutazione dei singoli giocatori come il valore Champions, ovvero l’obiettivo sportivo e finanziario minimo che costituisce poi il patto (se così lo si vuol chiamare) tra Elkann e dirigenza.

Juventus sull’orlo di una crisi di nervi e dello strappo con Motta

La Juventus aveva perso due partite di fila con più di tre gol di scarto già in tempi remoti, statistiche che però non hanno distrutto l’immagine del club bianconero né scalfito il mito degli Scudetti e dei titoli consecutivi toccati con Andrea Agnelli e lo stesso Max Allegri in panca. C’è un recente passato che incombe, è ovvio. Ma nel mezzo c’è stato quel che sappiamo. In questo anno di transizione, Thiago Motta è stato chiamato a ricoprire un incarico delicatissimo e, forse, ambizioso rispetto alla sua stessa esperienza.

L’esonero, del quale si scrive e discute con maggiore assiduità e frequenza quasi della stessa cessione dei nomi di lustro di questa squadra, non risolverebbe a marzo la situazione anche con la migliore delle opportunità proposte dalla rosa di nomi che conosciamo. Certo i progressivi contatti, riportati da Tuttosport oggi, tra Mancini e Juve fanno propendere per questa ipotesi.

Fonte: ANSA

Moise Kean, ex Juve, rinato a Firenze

La soluzione Mancini e il traghettatore

Ma ipotizzare che, in alternativa da qui all’arrivo di Roberto Mancini possa subentrargli Francesco Magnanelli (che pure ha costruito un crescendo insperato) e imprimere quella svolta attesa ma mai vista sul campo o tra le dichiarazioni ai microfoni dell’allenatore sarebbe riduttivo e inveritiero.

Il Mondiale per club sarebbe lo spartiacque? Possibile, come e più la Champions che potrebbe essere vanificato da un passo falso della squadra rispetto a un obiettivo dichiarato senza mezzi termini e che costituisce materia di attesa da parte dello stesso Jaki Elkann, che deve affrontare una delle fasi più complicate in anni recenti per Stellantis e di conseguenza Ferrari e Juventus.

Obiettivo minimo per non intervenire

Qualora sia il carisma o anche la personalità – tratto che prescinde dalla bontà delle idee impostate da Motta in questi mesi e che nei primi mesi avevano dato i loro risultati – a trascinare la squadra fuori dal pantano in cui si è invischiata e in cui si è bloccata, tra senatori che non accolgono i suggerimenti del tecnico e presunti attriti e spaccature che resistono spesso negli spogliatoio dove si siedono nomi di primissima fascia e quella spinta forte che potrebbe giungere anche dalla dirigenza.

Figure che sono legate a Jaki da decenni, ad eccezione di Cristiano Giuntoli il quale ricopre u incarico più sportivo e che è vicino agli Elkann-Agnelli relativamente da poco.

Firenze con la vittoria degli ex, Raffaele Palladino su tutti, sarebbe un punto di non ritorno se e solo se trascurassimo le variabile presenti e che avrebbero dovuto indurre a una riflessione ancorata alla realtà già in anticipo su Fiorentina-Juventus.

Parola finale a Elkann

Dopo Firenze la riflessione è inevitabile quanto opportuna, su chi e perché dovrebbe intervenire. Ma la conformazione della società, di chi e perché guida la Juventus adesso a seguito dello tsunami che ha trascinato via ogni tassello di quella compagine e relativa realtà riconducibile ad AA (Anddrea Agnelli), va ricondotto solo e solamente a John Elkann che, attraverso Exor e i suoi collaboratori, ha l’onere e l’onore di imprimere le linee guida.

A lui spetta la decisione finale, anche su chi e quando dovrà subentrare a Motta ed eventualmente in altre caselle del club. Impensabile che si assista, senza mutare l’ordine degli addendi almeno, al crescente clima di recessione che non giova alla squadra, né a quel che riguarda il bilancio cosa che è evidentemente al centro dell’attenzione.

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