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Stefano Colantuono, un romano con Bergamo nel cuore

Quando la semplicità ti porta al successo

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Stefano Colantuono, un romano con Bergamo nel cuore

Quella di Stefano Colantuono non è stata sicuramente una carriera priva di ostacoli: il tecnico romano ha dovuto schivare diversi colpi e mandare giù parecchi bocconi amari per guadagnarsi una panchina in Serie A. Forse complice anche la sfortuna, nel corso della sua carriera ha dovuto fare i conti con esoneri e accuse pesanti che hanno messo ancora più in ombra un lavoro tutt’altro che negativo e che, probabilmente, avrebbe meritato qualcosa in più.

Gli inizi da difensore

Difensore centrale roccioso, Colantuono muove i suoi primi passi nel mondo del calcio negli anni ’80. Inizia al Velletri, società romana militante nel campionato Interregionale, per poi proseguire alla Ternana e all’Arezzo. Con i toscani esordisce in Serie B nell’84. Nel 1985 arriva anche il suo debutto in Serie A, questa volta con la maglia del Pisa, club con cui riesce a portare a casa una coppa Mitropa.
Negli anni seguenti cambia diverse società: gioca prima all’Avellino, poi al Como e, infine, all’Ascoli, dove rimane per due stagioni (una in Serie A e una in serie B). All’inizio degli anni ’90 ritorna nelle categorie minori, militando prima nel Frosinone e poi nella Fermana. Chiude la sua carriera da difensore nelle Marche: gioca prima con la maglia della Maceratese e poi con quella della Sanbenedettese, club con cui nel 2002 disputa la sua ultima stagione da professionista.

 Gaucci e le prime chance da vice

La sua carriera da allenatore comincia proprio nello stesso spogliatoio che lo ha visto appendere gli scarpini al chiodo: la Sanbenedettese di Luciano Gaucci. Non avendo all’epoca ancora il patentino da allenatore, è affiancato da Gabriele Matricciani. Il duo conduce la squadra alla vittoria del campionato e alla promozione in Serie C.
Colantuono lascia il segno sin dall’inizio, dimostrando sin dalla prima stagione di avere tutte le carte in regola per diventare un ottimo allenatore. Le sue idee e i suoi risultati sono particolarmente apprezzati da Gaucci, che decide di assegnargli la panchina del Catania (altra squadra da lui gestita) militante in Serie B. Anche in Sicilia, sempre in coppia con Matricciani, svolge un buon lavoro e porta la squadra a chiudere al nono posto e a raggiungere il record di 18 vittorie in campionato.

L’esordio da capo allenatore

La prima grande occasione come allenatore in prima gli viene offerta dal Perugia. Nell’estate del 2004, manco a farlo apposta un’altra squadra di Gaucci, prende in mano le redini degli umbri appena retrocessi in Serie B. Con i biancorossi arriva quarto in campionato e sfiora la promozione, vanificata nella finale persa contro il Torino.
Lasciati i granata, Colantuono approda nel club che gli darà sì grandi soddisfazioni e che occuperà una grande parte della sua carriera da tecnico: l’Atalanta. La sua prima esperienza con i bergamaschi è ricca di successi. Raccolta la squadra nella serie cadetta, la conduce a colpi di vittorie in Serie A. Al suo secondo anno addirittura si supera: da neopromosso centra l’ottavo posto finale, col ragguardevole bottino di 50 punti.

I primi esoneri

Nel 2007 il tecnico romano decide di lasciare Bergamo e di ritornare in Sicilia, accettando la proposta di Maurizio Zamparini di allenare il Palermo. Con il club rosanero inizia un periodo all’insegna dell’instabilità tra esoneri e richiami: dopo una prima parte di campionato “zoppicante” fatta di grandi alti (vittoria 2-1 in casa del Milan campione d’Europa in carica) e grandi bassi (sconfitta 5-0 contro la Juventus), Colantuono viene esonerato. Dopo circa quattro mesi di fallimentare gestione Guidolin, a marzo 2008 viene richiamato. Mantiene la panchina anche per la stagione successiva ma, dopo altri risultati deludenti, gli è fatale una sconfitta in Coppa Italia contro il Ravenna.
Lasciati i rosanero, a giugno 2009 passa al Torino appena retrocesso in Serie B. Anche in terra piemontese, però, le cose non vanno proprio per il verso giusto: dopo solo quattro mesi sulla panchina dei Granata, è esonerato per poi essere richiamato a distanza di cinque giornate. Grazie ai suoi sforzi, la squadra migliora e compie una straordinaria rimonta fino ai playoff, salvo poi essere eliminata dal Brescia. Mancato il treno per la promozione, Colantuono annuncia l’imminente ritorno all’Atalanta.

Ritorno nella “sua” Bergamo

Il ritorno a Bergamo è trionale: riprende la squadra in Serie B e dopo un gran bel campionato, a maggio 2011 ottiene la promozione in serie A con tre giornate d’anticipo, unico allenatore nella storia del club a compiere quest’impresa.
L’anno successivo fa anche meglio. L’inchiesta di scommessopoli condanna l’Atalanta a partire con sei punti di penalizzazione ma, grazie a uno splendido avvio di campionato, vengono azzerati dopo sole 3 giornate. La Dea chiude la stagione con 46 punti: senza penalizzazione sarebbero stati 52, battendo l’allora record di 50. Nelle due stagioni successive, il lavoro di Colantuono a Bergamo produce altrettante salvezze tranquille. Chiude il campionato 2013/2014 all’undicesimo posto con 50 punti, eguagliando il record in A e salvandosi con ben 7 giornate di anticipo. Purtroppo, la quinta stagione alla guida degli orobici è anche quella che segna la rottura del rapporto: a marzo 2015, con la squadra al quartultimo posto, Colantuono è esonerato e sostituito da Edi Reja

Tre panchine in due anni

Dopo tre mesi dal suo divorzio con l’Atalanta, Colantuono passa all’Udinese. Con i bianconeri non riesce a essere abbastanza incisivo e a marzo 2016, a soli 4 punti sopra alla zona retrocessione, viene esonerato. Qualche mese dopo arriva una nuova chiamata: il Bari lo vuole sulla propria panchina per sostituire l’esonerato Roberto Stellone. Riesce a condurre i Galletti al dodicesimo posto della classifica di Serie B, ma fallisce la qualificazione ai play-off. In accordo con la società, decide di terminare il proprio contratto.
Nel 2017 si apre la sua prima parentesi alla Salernitana, ancora in B: subentra all’esonerato Alberto Bollini a dicembre e termina il campionato al dodicesimo posto. Nella stagione successiva le cose vanno peggio e a dicembre del 2018 si dimette dopo aver maturato tre sconfitte di fila, con la squadra al decimo posto.

La “pausa” come dirigente, poi di nuovo a Salerno

Forse sopraffatto dai continui alti e bassi, a settembre 2020 decide smettere di essere un allenatore e di diventare un dirigente. Entra nel quadro dirigenziale della Sambenedettese, squadra che l’ha visto protagonista sia come giocatore, sia come tecnico. Nonostante i buoni risultati, a causa di alcune divergenze con la proprietà è sollevato dall’incarico.
Non molto tempo dopo, il destino lo riporta sulla “retta via”: a settembre 2021 accetta la chiamata della Salernitana, neopromossa in serie A, e sostituisce l’uscente Fabrizio Castori.

La versatilità e la semplicità ti porta al successo

Come tutti gli allenatori, anche Colantuono ha il suo modulo preferito: il 3-5-2. In carriera, però, ha dimostrato di sapersi adattare spesso, sia agli uomini che alla situazione tattica. Oltre al 3-5-2 ha spesso impiegato il 4-3-3, il 3-5-1-1, il 3-4-3, dimostrando grande versatilità. Le sue squadre prediligono trame semplici, fatte di passaggi veloci e non troppo lunghi, esaltando (quando presenti) le doti di palleggio dei calciatori. In fase di non possesso, le formazioni da lui allenate sono in grado di compattarsi velocemente, chiudendo le linee di passaggio.

Lo spettro del calcioscommesse

Suo malgrado, anche Colantuono viene tirato in mezzo durante le indagini su Scommessopoli. Gli inquirenti, indagando sui sospetti di combine riguardanti l’Atalanta e il suo allora capitano Cristiano Doni, rivolgono la loro attenzione anche al tecnico romano, reo di essere al corrente di un tentativo di “aggiustare” il risultato di un Crotone-Atalanta del 2011. Il 5 agosto del 2016, però, grazie a nuove prove, il tribunale di Cremona archivia la posizione di Colantuono, ritenendo il fatto non sussistente.

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