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Si è salvato dal crollo del Ponte Morandi: assunto dal Genoa

Davide Capello, ex portiere del Cagliari, si salvò dopo un volo di trenta metri.

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Si è salvato dal crollo del Ponte Morandi: assunto dal Genoa Fonte: 123RF

In queste ore in cui ha dovuto rimettere mano al telefono “bollente”, come lo era stato nelle ore successive alla tragedia che lo aveva visto uscire vivo, Davide Capello lo avrà pensato spesso: nella vita si può essere miracolati solo una volta, quindi la notizia delle ultime ore non va vissuta come tale, perché vita e lavoro viaggiano su due piani paralleli, ma soprattutto perché il suo ingresso nello staff tecnico del settore giovanile del Genoa era già deciso. Proprio così: l’ex portiere di Cagliari e Savona, 33 anni, nuorese, ma ormai ligure d’adozione e ancora in attività per il Legino, società che milita nel campionato di Promozione, è stato assunto dal club rossoblù per il quale si occuperà di allenare i portieri dei Giovanissimi Nazionali. In quel 14 agosto nel quale Davide aveva visto la morte in faccia l’accordo con il Grifone era già stato trovato. Capello metterà a disposizione la propria esperienza, accumulata anche frequentando lo spogliatoio del Cagliari di Ventura ed Edy Reja, tra Serie B e A, nel 2004, punto più alto di una carriera che lo ha visto poi militare tra Serie C2 e D. Da oggi, però, anzi da venti giorni, per tutti Capello sarà solo “il miracolato del Ponte”.

Un’etichetta che non pesa all’interessato, ancora alle prese con le ferite dell’anima, più che di quelle fisiche, di quel volo di 30 metri che lo ha visto salvarsi grazie a un pilone provvidenziale cui è rimasto attaccato: “Era già tutto programmato prima di questa tragedia. Appena mi riprendo inizio la stagione, ora sono ancora in convalescenza. Sì, fisicamente provo ancora dolore, mi sto curando spalle e schiena, ma la ferita più grande è nella testa e nel cuore, mi faccio aiutare da uno psicologo” ha detto Capello a ‘Quotidiano.net’, con ancora meno voglia di parlare rispetto alle ore successive al dramma. Comprensibile, perché come dopo ogni trauma il difficile arriva nei giorni e nelle settimane in cui i riflettori si spengono e si è soli con la propria coscienza a riflettere sul perché il destino abbia voluto salvare te e non un altro. E anche perché i motivi di quel crollo sono ancora avvolti nel mistero, affidati a un’inchiesta che si preannuncia lunga: “Rabbia verso qualcuno? Non vorrei esprimermi su questo, prima di tutto sono grato di essere vivo. Finché non verranno accertate le cause non posso dire niente”.

SPORTAL.IT

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