Non la smette mai di sfornare talenti il tennis italiano. Anche quando questi arrivano direttamente dall’altra parte del mondo, come nel caso di Luciano Darderi. Che fino all’età di 10 anni ha vissuto a Villa Gesell, provincia di Buenos Aires, sviluppando in fretta il feeling con la racchetta grazie ai racconti di papà Gino, che del tennis ne ha fatto un modo d’essere oltre che un vero e proprio lavoro, prima da giocatore, poi da allenatore.
- Darderi, una tradizione di famiglia: da papà Gino a Vito Antonio
- Cordoba, mon amour: la cavalcata di Luciano
- Un dritto potente, l'idolo Del Potro, la previsione sulle Finals
Darderi, una tradizione di famiglia: da papà Gino a Vito Antonio
La famiglia Darderi sta al tennis come quella Maldini sta al calcio (con le dovute proporzioni). Anche perché in questo caso i figli sono due: oltre a Luciano c’è Vito Antonio, di 6 anni più giovane, che come lui da bambino ha preso un aereo ed è volato in Italia, la patria del nonno, che aveva fatto il viaggio in direzione opposta dopo la Seconda Guerra Mondiale.
La scelta di tornare in Europa per inseguire il sogno di diventare tennisti professionisti è figlia della consapevolezza che ciò che avrebbero trovato da quest’altra parte del mondo in Argentina sarebbe stato loro precluso. Una scelta radicale ma che comincia a dare i suoi frutti, soprattutto nel caso di Luciano, che a Cordoba ha conquistato la prima semifinale ATP 250 in carriera dopo una splendida cavalcata iniziata nelle qualificazioni, cominciando a flirtare con la top 100 mondiale. Che ormai dista solo una manciata di punti: dovesse battere Sebastian Baez, approdando in finale si garantirebbe il tesoretto buono per abbattere la tripla cifra ed entrare nel giro dei grandi.
Cordoba, mon amour: la cavalcata di Luciano
Sarebbe proprio un bel regalo di compleanno per il più maggiore dei Darderi, nato il 14 febbraio 2002. Col tennis, come detto, è stato amore a prima vista: impossibile non seguire le orme paterne, abbastanza per imporsi come uno degli habitué dei tornei ITF e Challenger sparsi un po’ in tutta Italia. Le prime vittorie arrivano nel 2021 a Monastir (tornei ITF), poi l’estate 2023 contribuisce ad aggiungere altri pezzi nella vetrina di casa con le vittorie nei Challenger di Todi e Lima, quest’ultimi entrambi sulla terra rossa. Quella terra dove un anno fa, guarda a caso proprio a Cordoba, è arrivata la prima vittoria in un torneo ATP 250, contro il francese Hugo Gaston.
Resterà un episodio isolato per un po’, ma il 2024 è l’anno che porta nuova linfa e nuove vittorie: Cordoba è un po’ come il giardino di casa, distante 600 chilometri dalla terra dove è nato. Tanto che dopo aver superato due turni di qualificazione (contro Giannessi e Collarini) arrivano tre vittorie filate contro il cileno Barrios, l’austriaco Ofner e il tedesco Hanfmann, già battuto sempre a Cordoba (ma nelle qualificazioni) nell’edizione 2023. E in semifinale, contro Baez, ci sarà tempo e modo di provare a prendersi la rivincita, pensando alla sconfitta rimediata un anno fa agli ottavi.
Un dritto potente, l’idolo Del Potro, la previsione sulle Finals
Ma chi è davvero Luciano Darderi? Rispetto a papà Gino, la sua è una storia decisamente differente. Un terraiolo che pure sa farsi rispettare anche sul cemento, molto forte negli scambi prolungati e col dritto, che strada facendo ha capito qual è la via giusta da seguire per provare a diventare un giocatore di alto livello.
L’Italia l’ha avuta sempre nel cuore e ormai la reputa più di una semplice patria adottiva: da quando s’è trasferito con la famiglia (cioè nel 2012), facendo la spola tra Arezzo e Roma (e con il contributo della FIT), la sua vita ha cominciato a colorarsi di azzurro. Sebbene l’idolo rimanga un argentino verace come Juan Martin Del Potro, uno che se solo la dea bendata avesse avuto un pizzico in più di riguardo avrebbe potuto fare molta più strada rispetto a quanta ne ha potuta fare (comunque tanta).
Contro Baez giocherà la prima semifinale ATP in carriera: con una vittoria lunedì salirebbe automaticamente dentro la top 100 mondiale, lui che come obiettivo nel 2020 s’era prefissato quello di arrivare alle Nitto ATP Finals del 2025. Forse oggi è chiedere troppo, ma la storia recente del tennis italiano racconta di tante “esplosioni” che in poco tempo hanno regalato gioie e traguardi inaspettati. E chissà che Luciano non sia solo il prossimo della lista.