Per fare la storia non servono molte ricette. Basta aggiornare il libro dei record di continuo, un po’ come sta facendo Jannik Sinner da qualche settimana a questa parte. Tanto che a Vienna domenica, alle 14 in punto (diretta SkySport e SuperTennis), il rosso di San Candido va a caccia del decimo titolo ATP in carriera, provando a scalfire di nuovo le certezze di cui gode Daniil Medvedev, che al contrario è pronto a prendersi la rivincita dopo la sconfitta netta patita in finale a Pechino poco più di tre settimane fa.
Tanto che quella con il russo sta diventando una sorta di “classica”, sebbene il passato racconti di 6 vittorie di Medvedev e soltanto una (appunto quella in terra cinese) di Sinner. Che pure ha dimostrato contro l’altro russo che bazzica i piani alti del ranking, vale a dire Andrey Rublev, di attraversare un momento di forma eccellente. Al punto che di questo passo viene da chiedersi chi potrebbe fermarlo sulla via che conduce agli ultimi appuntamenti stagionali, vale a dire il Masters 1000 di Parigi-Bercy e le Nitto ATP Finals di Torino (più la Davis Cup): forse solo Djokovic, che intanto si godeva in tribuna la finale della Coppa del Mondo di rugby. Ma un’altra vittoria contro Medvedev lo proietterebbe Sinner sotto un’altra luce in vista della coda di fine stagione.
Sinner e i punti che contano
Contro Rublev c’è stato da sgobbare, come logica vuole. Jannik è stato bravissimo a rimontare nel primo set, quando Rublev sul 5-3 ha servito per conquistare il parziale, vedendosi però ribaltato da una sequenza di rara bellezza mandata a referto dall’altoatesino, che nel nono gioco ha convertito la seconda delle due palle break avute a disposizione e poi, nell’undicesimo gioco, ha nuovamente strappato la battuta al rivale, che di colpo s’è ritrovato a inseguire dopo aver accarezzato la prospettiva di scappare.
Nel secondo set però la battaglia, se possibile, è stata ancora più dura: bravissimo Sinner a scattare dai blocchi con un altro break (in pratica 5 giochi di fila, tanto per gradire), poi però sul 5-3 è Rublev a fare il miracolo: scappa sullo 0-30, si procura due palle break che Jannik annulla con altrettanti ace, poi però un doppio fallo rovina tutto e consegna il break al russo, che spedisce la partita al tiebreak, dove a tradirlo è proprio un doppio fallo dopo essere stato avanti 4-2. Cosa ha fatto la differenza? La tempra di Sinner nei punti decisivi. Quelli che fanno capire chi è un fuoriclasse e chi un “comune mortale”.
La rivincita più attesa
Con quella di oggi fanno 55 vittorie nell’anno solare, come nessun altro tennista italiano nella storia del gioco (superato Barazzutti, che nel 1978 ne mandò a referto 54). Probabile che da qui a fine novembre il computo verrà aggiornato, magari oltrepassando quota 60. La verità è che Sinner, oltre a vincere, gioca anche bene e dimostra che certe “pause” che s’è preso tra un impegno e l’altro avevano motivo di esistere. Contro Medvedev domani sarà una finale particolare: di sicuro il russo vorrà prendersi la rivincita dopo la battuta d’arresto di Pechino, ma è evidente come ormai la presenza così assidua di Jannik negli atti conclusivi dei principali tornei del circuito rappresenti più di un monito per i ben più blasonati rivali. Va da sé che il russo nell’ultima settimana ha dimostrato, accanto a qualche passaggio a vuoto, di sapersi esprimere su livelli fuori portata per buona parte del resto del mondo della racchetta: chiedere a Stefanos Tsitsipas, che ha pregustato uno scalpo eccellente, costretto però a cedere in due set pagando dazio a piccole sbavature che puntualmente Daniil ha punito.
Sinner, gli errori da non commettere
Ecco, se c’è una cosa che Sinner dovrà evitare è di non concedere troppo spazio alle folate del numero 3 del mondo, che quando ha campo e possibilità di incidere può diventare un osso durissimo da affrontare. E sarebbe buona cosa per l’altoatesino mantenere la media in doppia cifra di ace mandata a referto contro Rublev, particolare che l’ha salvato in più di una circostanza. A Pechino, lo scorso 4 ottobre, Sinner riuscì a spuntarla giocando due tiebreak favolosi, oltre a vincere l’82% dei punti con la prima di servizio e a concedere una sola palla break (annullata) al rivale. Fu una prova che rasentò la perfezione, ma è ciò che servirà una volta di più per portar via un altro titolo pesante nel suo straordinario 2023. Che magari deve ancora scrivere le pagine migliori, ma che intanto continua a ricordare a tutti che razza di fenomeno il tennis italiano s’è ritrovato tra le mani.