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Tennis, chi è Francisco Roig, il nuovo tecnico di Matteo Berrettini: per anni nello staff di Rafa Nadal

Chi è Francisco Roig, il nuovo tecnico di Matteo Berrettini: specialista del doppio, ha collaborato per 18 anni con lo staff di Rafael Nadal. Ora la nuova avventura con l'italiano.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

La rinascita sportiva di Matteo Berrettini passa per Francisco Roig. Il tecnico al quale il tennista romano ha deciso di affidarsi dopo la fine del lungo rapporto di collaborazione con Vincenzo Santopadre (durata 13 anni), pronto a tuffarsi in un 2024 che dovrà necessariamente segnare l’anno del riscatto per l’attuale numero 92 del mondo, reduce da una stagione nella qual ha avuto l’opportunità di scendere in campo soltanto 23 volte, con un bilancio di 12 vittorie e 11 sconfitte. Roig di fatto prende il posto che nelle intenzioni sarebbe dovuto essere di Thomas Enqvist, il quale però ha rinunciato per motivi personali dopo un lungo tira e molla.

Roig giocatore: 4 titoli Challenger e tanto doppio

La scelta di affidarsi a Roig per certi versi è inattesa, anche se il profilo è di quelli che meritano assoluto rispetto. Da giocatore è stato un discreto singolarista, arrivato a toccare la posizione numero 60 come best ranking, anche se la sua vera specialità era il doppio, tanto da arrivare alle porte della top 20 mondiale dando vita a una proficua collaborazione con Tomàs Carbonell. Non ha vinto nessun torneo ATP, ottenendo però la vittoria in 4 tornei del circuito Challenger e facendosi notare anche per qualche exploit nei tornei dello slam, dove il miglior risultato resta il terzo turno conquistato al Roland Garros nel 1989.

Appena appesa la racchetta al chiodo, all’inizio del nuovo millennio (è classe 1968), Roig ha intrapreso la carriera di allenatore, prima entrando nel coaching staff di Albert Costa e Alberto Berasategui, poi prendendo sotto la sua ala un giovanissimo Feliciano Lopez. Anche se il vero momento di svolta è arrivato nel 2005, quando sull’altare ATP s’è affacciato con tutti e due i piedi un ragazzo chiamato Rafa Nadal.

Roig allenatore: per 18 anni nello staff di Nadal come vice

È stata quella la stagione che ha cambiato per sempre il destino e l’orizzonte di Roig, che è entrato a far parte del gruppo di lavoro coordinato da Toni Nadal, divenendone il vice (e sarà così anche in seguito, quando lo zio passerà il testimone a Carlos Moya). Roig è stata una figura chiave nella crescita di Rafa, soprattutto per ciò che riguarda l’attitudine maturata nel tempo a giocare con disinvoltura su tutte le superfici, soprattutto sull’erba.

La collaborazione con Nadal s’è conclusa alla fine del 2022, poche settimane prima dell’infortunio che ha costretto il maiorchino a saltare praticamente l’intera stagione 2023. Anno nel quale Roig ha collaborato per alcuni mesi con Sloane Stephens, giocatrice conosciuta già da quando giocava nel circuito juniores, ma il connubio non ha dato i risultati sperati e le strade dei due si sono divise a stretto giro di posta.

Il coraggio di Berrettini: cambiare per diventare migliore

Avrebbe potuto continuare a guardarsi intorno, ma quando il telefono ha squillato e ha sentito che dalla parte opposta c’era Berrettini, Francisco ha subito capito di dover rispondere in modo affermativo alla richiesta d’aiuto del tennista romano. Che si appresta ad affrontare un’avventura completamente nuova, con Monte Carlo scelta come base di partenza in vista dei primi appuntamenti della stagione nei tornei australiani (Berrettini prenderà parte alle qualificazioni del torneo di Brisbane, in programma nell’ultima settimana di dicembre).

Roig è un tecnico che ha masticato tanto tennis ad alto livello, con una formazione che viene dalla terra (del resto in Spagna le eccezioni si contano sulle dita di una mano) ma che ha saputo dimostrarsi efficace su tutte le superfici. E se la scelta di Enqvist sembrava un po’ più “vicina” a quelle che sono le abitudini di Berrettini (specialista dell’erba, e in generale più avvezzo alle superfici veloci), è forte la sensazione che questa possa rappresentare una vera e propria svolta anche per provare a salire di livello e tornare a sentirsi un tennista a 360 gradi.

Se la scelta si rivelerà o meno giusta lo potrà dire solo il campo, ma intanto Matteo ha già fatto capire di aver avuto coraggio e decisione nel prendere una strada nuova e sconosciuta.

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