Se il buongiorno si vede dal mattino, a casa Alcaraz possono già cominciare a sfregarsi le mani: e se di Carlos non c’è più da stupirsi, numero uno indiscusso del mondo e autentico dominatore della scena da un anno a questa parte, del giovanissimo Jaime si sente parlare soltanto adesso perché in fondo ha appena… 12 anni.
Già, ma con un futuro probabilmente luminoso davanti a sé: la vittoria al Rafa Nadal Tour è il segnale che in famiglia i geni sono decisamente buoni, anche perché fa il paio con il trofeo vinto dal fratello nella stessa competizione nel 2017 (in quel caso nella categoria Under 14). Una coincidenza? Forse, ma la sensazione è che ci sia dell’altro.
- Tra Carlos e Jaime otto anni di differenza
- Jamie a Wimbledon di fianco a Sinner
- Un fratello al top: croce e delizia
- Gli esempi illustri dall'Italia
- Sisters & brothers: i casi all'estero
Tra Carlos e Jaime otto anni di differenza
Ad esempio, che in casa Alcaraz le racchette abbiano preso il sopravvento, tanto da ipotizzare in un futuro chissà quanto lontano (tra Carlos e Jaime ci sono 8 anni di differenza) i due fratelli murciani possano diventare l’accoppiata d’oro del tennis mondiale.
In Spagna cominciano a fare il conto alla rovescia: tra una decina d’anni Carlos promette di essere ancora al top (in fondo ha solo 20 anni…), mentre Jaime potrebbe avere tutto il tempo necessario per imparare a conoscere da vicino un mondo che pure sente suo sin dalla nascita.
Jamie a Wimbledon di fianco a Sinner
Non è un caso poi che il più piccolo della famiglia si faccia vedere spesso anche nel box del fratello maggiore, magari concedendosi anche qualche scambio in campo con avversari illustri (tra gli altri circola un video che lo riprende accanto a Jannik Sinner durante l’ultimo torneo di Wimbledon).
Alcaraz junior del resto è ben noto agli addetti ai lavori, quelli che guardano con una certa attenzione al mondo degli Under 12: partecipa da due anni a un torneo in Grecia organizzato dall’ex tennista professionista Marcos Baghdatis, e il successo nel Rafa Nadal Tour (un torneo dell’accademia del maiorchino che si snoda su 4 tornei in giro per la Spagna) è stata soltanto la conferma di un potenziale già sotto gli occhi di tutti.
Un fratello al top: croce e delizia
Il fatto di avere un modello in famiglia come Carlos da un lato aiuta, ma certo dall’altro autorizza anche più di un osservatore ad aumentare vertiginosamente l’hype attorno al piccolo Jaime.
È una regola non scritta, ma che spesso viene in qualche modo ribadita: essere fratelli minori non sempre è un vantaggio, perché spesso e volentieri espone a pressioni che altrimenti non si sarebbero mai dovute sopportare.
Jaime ha solo 12 e una vita da scoprire, anche se in quella vita il tennis certamente farà la parte del leone. Già essere riuscito a prendersi la scena in un fine settimana nel quale Carlos non giocava (e bisognerà attendere ancora qualche giorno prima di rivederlo in campo: dopo il trionfo di Wimbledon tornerà a Toronto e poi a Cincinnati, tornei in preparazione agli US Open, dove si presenterà con i gradi di campione in carica) rappresenta una notizia oltre ogni possibile immaginazione.
Gli esempi illustri dall’Italia
Di sicuro quel cognome sarà per lui croce e delizia: ad ogni vittoria si griderà alla possibilità di avere un altro fenomeno in casa, mentre ad ogni sconfitta si parlerà di qualcosa che sarebbe dovuta accadere solo per via di ciò che il fratello maggiore aveva saputo fare sino a quel momento. Insomma, lasciate vivere e giocare Jaime, che magari un giorno raggiungerà le stesse vette di Carlos.
Dopotutto, una coppia di fratelli del tennis non è che non si sia mai vista prima: oggi ad esempio ci sono Matteo e Jacopo Berrettini, ma in passato l’Italia ha avuto soprattutto Adriano e Claudio Panatta, col primo trionfatore al Roland Garros e il secondo (di 10 anni più giovane) arrivato comunque nella top 50 mondiale.
Sisters & brothers: i casi all’estero
Il mondo ha conosciuto soprattutto John e Patrick McEnroe, col primo che ha raggiunto vette ben più elevate e il secondo (di 7 anni più giovane) capace comunque di entrare tra i primi 30 al mondo.
Così come ha apprezzato a lungo i fratelli Bob e Mike Bryan, per anni dominatori in doppio. Guardando al femminile, impossibile non pensare alle sorelle Williams: Venus è appena più grande di Serena, ma è stata quest’ultima a conquistare più titoli, non prima di aver ammesso che è stata proprio la rivalità con la sorella maggiore (fomentata anche dal padre e coach Richard) ad averla spinta oltre i propri limiti.
Famiglie illustri sono state anche quella russa dei Safin, con Marat e Dinara arrivati entrambi alla numero 1 del ranking mondiale, nonché quella spagnola dei Sanchez, con i maschi Emilio e Javier che hanno tirato la volata ad Arantxa, la femmina che ha lasciato più di tutte l’impronta di famiglia nel tennis mondiale. Gli Alcaraz però promettono di riscrivere la storia. Ma per sapere come andrà a finire, ripassate non prima di 10-15 anni.