L’Italia s’è desta sul cemento di Cincinnati: aspettando Sinner, in campo nel tardo pomeriggio di mercoledì 16 agosto contro Dusan Lajovic (che un po’ a sorpresa ha eliminato al primo turno Francisco Cerundolo), i due Lorenzo hanno fatto egregiamente il loro dovere, avanzando al secondo turno. Musetti ha superato Daniel Evans in due comodi set, giusto per regalarsi un incrocio con Daniil Medvedev che certamente si rivelerà un po’ più ostico, seppur da vivere alla stregua di un match per imparare a crescere ancora anche sul cemento.
Sonego contro Aleksandr Shevchenko ha dovuto faticare un po’ di più, riuscendo a piegare la resistenza del russo soltanto al terzo set (tutti finiti 6-3). E adesso troverà un giocatore sulla carta superiore, ma che ultimamente non fa della continuità la propria miglior virtù: Taylor Fritz a Cincinnati punta a rimettersi in carreggiata prima di planare sul suolo degli US Open, ma di sicuro in questa fase rappresenta un ostacolo non così insormontabile. Insomma, occasione ghiotta per il torinese per cercare di fare un po’ di strada e provare a scompaginare i piani dei bookmakers, che certo daranno favorito il rivale statunitense.
- Sinner, debutto a Cincinnati sognano New York
- Possibile insidia per Sinner: l'euforia post Toronto
- L'analisi dell'allenatore Vagnozzi sui progressi di Sinner
Sinner, debutto a Cincinnati sognano New York
Tornando a Sinner, contro Lajovic comincerà un’altra settimana campale dopo quella straordinariamente bella vissuta a Toronto. Il serbo è un osso duro e tenace: è un terraiolo nato, e la terra rimane la sua superficie prediletta. A Cincinnati ha già giocato tre incontri, superando nelle qualificazioni gli australiani Hijikata e Kubler e poi appunto sbarazzandosi di un altro terraiolo doc come Cerundolo. Tre vittorie in due set, tutte senza dover nemmeno arrivare a giocarsi un misero tiebreak. Insomma, un avversario da prendere con le pinze per chi, come Sinner, in qualche modo ha finito per lasciarsi un po’ travolgere dall’euforia del trionfo ottenuto in terra canadese.
Possibile insidia per Sinner: l’euforia post Toronto
La vittoria a Toronto è stata l’apice di una crescita partita da lontano che potrebbe ora rivelare Sinner al mondo intero in vista dell’attesissimo ultimo slam stagionale, dove i rivali (come a Cincinnati) si chiameranno Alcaraz (invero in difficoltà anche all’esordio in Ohio: contro Jordan Thompson ha vinto soltanto al terzo set), Djokovic, Medvedev e compagnia cantante. Ma a spingere Jannik verso l’impresa a Flushing Meadows, oltre a tantissimi appassionati sparsi in giro per il mondo, c’ha pensato anche il tecnico Simone Vagnozzi: “A New York si farà trovare pronto. Gli slam sono un mondo a parte dove conta risparmiare energie, visto che si gioca al meglio dei cinque set. Prepareremo come sempre una partita alla volta, ma se capiterà l’occasione non ci tireremo indietro”.
L’analisi dell’allenatore Vagnozzi sui progressi di Sinner
Il messaggio recapitato al resto del mondo della racchetta è dunque forte e chiaro. Sinner sta vivendo un momento d’oro, che pure diretta conseguenza di un lavoro partito da lontano che ha avuto il suo punto di svolta nell’addio con Riccardo Piatti, il mentore che lo ha lanciato nel tennis che conta, avvenuto dopo gli Australian Open 2022.
Da allora, con Vagnozzi prima e con l’inserimento poi di Darren Cahill nello staff, la crescita dell’altoatesino è parsa lampante: “Jannik ha saputo inserire nuovi colpi nel suo repertorio come smorzata e volée in controtempo, ma soprattutto ha imparato a giocare sui punti deboli dell’avversario. Prima pensava più a se stesso, a come esprimere al meglio il proprio gioco, ora ragiona maggiormente sulle caratteristiche dei rivali. C’è però tanto lavoro da fare: sulla battuta ad esempio, provando a migliorare su quelle “al corpo” e sugli slice, così da aumentare la gamma di opzioni da utilizzare in corso d’opera e soprattutto le percentuali, che al momento restano un po’ basse”.
A detta di Vagnozzi, però, la vittoria di Toronto può risultare assai più benefica nella testa, che non nella costruzione della propria identità. “Vittorie come queste ti cambiano le prospettive. Era la terza finale in un Masters 1000 e andava vinta, e dopotutto ha mostrato un giocatore più solido, in grado di vincere anche quando le cose non vanno sempre bene. È questo l’aspetto più importante, anche se ripeto che di lavoro da fare ce n’è ancora tanto”.