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Tour de France, 13a tappa: Philipsen, stavolta l'azzardo paga. Van Aert e Girmay dietro. Ayuso si ritira

Finale di tappa caotico con una caduta ai -700 che rimescola le carte: Philipsen parte lunghissimo ma resiste al ritorno di Van Aert. Pogacar rischia di cadere, da domani i Pirenei

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Si va verso la restaurazione al Tour de France: Jasper Philipsen comincia a ritrovare la gamba dei giorni migliori e fa suo il secondo sprint dei 7 disputati, provando a riequilibrare il conto con quel Biniam Girmay che stavolta deve accontentarsi della quarta posizione. Il battuto di giornata allora è Wout Van Aert, proprio come ieri: altra bella volata del belga, sempre però preceduto sul traguardo da qualche rivale che riesce a trovare il colpo di reni per volgere la contesa a proprio favore.

La volata lunga di Philipsen e un esito non scontato

Philipsen stavolta non ha potuto godere della forza d’urto del treno dall’Alpecin Deceuninck, che non è stata messa nelle migliori condizioni per tirare la volata al proprio velocista di riferimento e consentirgli di sprigionare tutti i cavalli del motore. Questo perché la volata è stata caotica, con la caduta innescata da De Lie ai -700 che ha completamente fatto saltare i piani di molti corridori.

Stavolta così Philipsen se l’è dovuta vedere tutta da solo: ha cercato di lanciare lo sprint quando mancavano 250 metri al traguardo e ha resistito stoicamente al ritorno di Van Aert, che fino a un metro dallo striscione dell’arrivo ha cullato il proposito della rimonta. Questo perché il vincitore di giornata è oggettivamente partito troppo lungo: s’è preso un rischio enorme, Philipsen, ma l’azzardo alla fine ha pagato. Con Ackermann ancora una volta piazzato (chiude sul podio di giornata) davanti al solito Girmay.

Dopo Roglic, si ritira anche Ayuso (ma per Covid)

La giornata era cominciata con la notizia (scontata) del ritiro di Primoz Roglic: la spalla destra, rovinosamente battuta a terra nel corso della tappa di ieri, ha impedito allo sloveno di poter risalire in bicicletta, al punto che nella sua testa comincia a farsi strada l’ipotesi di tornare a correre in concomitanza con la Vuelta (alle olimpiadi non sarebbe andato, poiché non convocato dal proprio commissario tecnico).

Poco dopo però ne è arrivato un altro di ritiro eccellente: Juan Ayuso è stato costretto a fermarsi dopo aver perso le ruote del gruppo già a inizio tappa, complici i problemi legati all’infezione da Covid rimediata nei giorni scorsi. Un problema non di poco conto per Tadej Pogacar, che perde uno dei migliori scudieri in salita e che soprattutto deve augurarsi che il virus non possa colpire qualche altro suo compagno (teoricamente la maglia gialla dovrebbe essere immune, dal momento che ha contratto il Covid pochi giorni dopo aver concluso il Giro d’Italia).

Pogacar, che rischio! Domani finalmente i Pirenei

Pogacar è stato peraltro bravissimo a evitare di restare coinvolto nella caduta che ha avuto per protagonista De Lie nel finale, giocandosi poi il tutto per tutto allo sprint e tagliando il traguardo in nona posizione. Non sono arrivati con il drappello dei migliori né Vingegaard e tantomeno Evenepoel, ma non dovrebbero esserci scossoni a livello di classifica, poiché la caduta ha compensato il tutto con le consuete neutralizzazioni. Insomma, una giornata che doveva essere di relativa calma s’è trasformata nel finale nella solita bagarre, con i big che sono pronti a darsi battaglia da domani sui Pirenei: su Tourmalet e Pla d’Adet attesi fuochi d’artificio.

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