Si va a grandi passi verso il Tour de France e uno dei re più splendenti sulle strade di Francia è stato Miguel Indurain, che ha centrato la vittoria in cinque edizioni consecutive, dal 1991 al 1995: in due circostanze, il navarro portò a casa la doppietta con il Giro d’Italia, era il 1992 e il 1993: da allora solo Marco Pantani ha saputo ripetere l’impresa, nell’anno di grazia 1998.
Il classe 1964 mise alle spalle nel 1991 Bugno e Chiappucci (che si scambiarono le posizioni sul podio l’anno successivo), nel 1993 Rominger e Jaskula, nel 1994 Ugrumov e Pantani e nel 1995 Zulle e Riis, mentre la Maglia Rossa fu indossata con sempre al fianco Chiappucci e poi Chioccioli e Ugrumov: “Fare doppietta è sempre stato complicato, serve concentrazione e fare sacrifici una buona parte della stagione, organizzando gli sforzi nella maniera ideale. Il favorito del Tour 2023 è il campione in carica Jonas Vingegaard, ma sono numerosi i candidati al successo, alcuni, come Tadej Pogacar, hanno qualche problema”.
A ‘Es Ciclismo’ il navarro ha ricordato soprattutto i momenti complicati dell’estate 1993: “Pagai gli sforzi di tutto l’anno, dopo essermi ammalato per una disattenzione; gli ultimi giorni furono complicati, il Tourmalet fu il giudice di gara: ho dovuto rischiare in discesa, ma sono riuscito a mantenere la Maglia Gialla, meno male che era il penultimo giorno, quello successivo era pianeggiante e non ho dovuto badare agli attacchi”.
La chiosa è dedicata al ciclismo ‘moderno’ che si è internazionalizzato e specializzato: “Il ciclismo, come tutto lo sport, è cambiato; ci sono tappe più corte ed esplosive e meno cronometro, inoltre le squadre sono più internazionali. Prima stavi di più in quelle locali, per la vicinanza e la maggiore capacità di comunicare”.