“Certo che mi sarebbe piaciuto arbitrare un derby come Cesena-Forlì o un’altra partita del Cesena, la città dove sono nato, ma vi rendete conto che emozione?”. L’ex arbitro Fiorenzo Treossi, nato a Forlì ed appartenente alla sezione di Cesena all’epoca, commenta così la svolta arbitrale decisa da Rocchi. Con la designazione di Doveri della sezione di Roma per la gara Verona-Roma della seconda giornata di serie A è caduto un altro tabù. Via il divieto geografico che impediva ad un arbitro di dirigere una squadra della sua città. Una rivoluzione epocale che piace a Treossi.
Arbitri, Treossi è stato anche internazionale
Con 5 direzioni all’attivo in amichevoli internazionali e 127 presenze in massima categoria Fiorenzo Treossi è stato arbitro di prima fascia negli anni 90 e all’inizio del 2000, prima di passare a fare il dirigente al Cesena, ruolo ricoperto fino a poco fa.
Arbitri, la svolta decisa da Rocchi
La grande novità voluta da Rocchi ha colto tutti di sorpresa perchè non era stata annunciata. Il designatore ha scelto Doveri di Roma per arbitrare i giallorossi, impegnati a Verona nel prossimo turno. Aprendo così definitivamente la strada a tutti gli altri arbitri che potranno dirigere le squadre della loro sezione.
Treossi, un rischio o un passo avanti?
“Un grosso passo avanti. L’arbitro fa l’arbitro e non tifa se non per se stesso quando dirige una partita, non dovrebbe cambiare niente per loro. Siamo noi, e mi ci metto tra i tifosi, che dobbiamo abituarci senza dietrologie”.
Cosa succederà se Doveri dovesse fischiare un rigore inesistente alla Roma?
“Quello che succede sempre a ogni errore arbitrale: polemiche infinite, ma dobbiamo crescere tutti. Poi ai miei tempi gli errori erano ancora più frequenti, ora c’è il Var che aiuta molto. Ricordo che Casarin di Milano arbitrò un derby una volta, ma lì ovviamente c’erano entrambe le squadre milanesi, ora è diverso”.
Rocchi aveva chiesto meno rigorini ma già alla prima giornata ce n’è stato qualcuno…
“Bisogna intendersi sul termine “rigorino”, se è fallo in area è rigore. Poi il diverso metro di giudizio è fisiologico e c’è sempre stato”.
La convince la linea giovani che sta impostando il designatore?
“Sì, anche io quando c’era Casarin designatore ebbi la fortuna di fare diverse partite importanti nei primi due anni da arbitro, è un atto di fiducia per vedere se riesci a superare le difficoltà e puoi far carriera fino a diventare anche internazionale. Di arbitri giovani talentuosi ne abbiamo, serve che abbiano personalità, spalle larghe e che non abbiano paura di sbagliare”.