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US Open Djokovic più forte di tutto. Ma in semifinale c’è la variabile Shelton

Nole gioca la 47esima semifinale slam in carriera contro l'americano 20enne che sta vivendo un’avventura ai limiti della fiaba. Intanto non mancano mai le polemiche intorno al serbo

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Per provare a togliergli sicurezze se ne inventano ogni giorno una più del diavolo: da una foto “ritoccata” sullo sfondo che ha suscitato lo sdegno di parte del web a un urlo piovuto dagli spalti, cosa non si fa per provare a mettere i bastoni fra le ruote a Novak Djokovic e alla sua voglia di regalarsi il 24esimo titolo slam della carriera.

Non bastasse Ben Shelton, avversario un po’ a sorpresa sbucato fuori in una parte di tabellone oggettivamente comoda che più comoda non avrebbe potuto essere, per distogliere l’attenzione di Nole ogni giorno ne salta fuori una nuova.

Aaron Rodgers e il logo della casa farmaceutica

Aaron Rodgers, suo grande fan, nonché nuovo quarterback del New York Jets, un po’ c’ha messo del suo postando una foto del serbo sul proprio profilo social, nella quale ha pensato bene di rimuovere sullo sfondo il logo di Moderna, società nota nel mondo per essere stata una delle prime aziende farmaceutiche a realizzare un vaccino anti Covid.

Il motivo è presto detto: Djokovic non si è mai voluto sottoporre a vaccinazione, cosa che gli ha precluso negli ultimi due anni la possibilità di partecipare ai tornei americani (US Open compreso).

E magari il quarterback ha pensato quel logo là sullo sfondo non gli avrebbe reso giustizia, tanto da preferire rimuoverlo con un trucco degno di Photoshop. Risultato? Sdegno sul web e piccola bufera quotidiana con tanto si hashtag NoVaxDjokovic giusto per provare a spostare l’attenzione su questioni che col campo hanno poco a che vedere.

Il tifoso impertinente

Chi gioca a Flushing Meadows sa che il pubblico può diventare un fattore, anche perché spesso non riesce a contenere tutta l’esuberanza tipica del mondo statunitense.

Così durante il match con Taylor Fritz un urlaccio arrivato dagli spalti durante uno scambio ha fatto perdere la pazienza a Nole, che ha risposto prima al diretto interessato rimarcando poi la cosa in conferenza stampa, lamentandosi per certi comportamenti sopra le righe tenuti dal pubblico presente all’Arthur Ashe.

Shelton beniamino del pubblico newyorchese

Che magari avrà preso nota in vista proprio della sfida con Shelton, beniamino del pubblico newyorchese (seppur originario di Atlanta, in Georgia), che proprio sul centrale della grande mela si appresta a disputare la prima semifinale slam in carriera.

Logico e scontato pensare che gli oltre 20.000 spettatori presenti saranno tutti (o quasi) dalla parte del giovane Ben, peraltro sempre molto attento a portare il pubblico dalla sua parte. Per Nole, questa è davvero una difficoltà extra di cui avrebbe fatto volentieri a meno.

Contro Fritz la cosa non l’ha infastidito più di tanto, al netto della lamentela specifica fatta trapelare nel post partita, ma stavolta potrebbe essere diverso, perché il pubblico di New York sa essere spesso spietato contro coloro che in qualche modo hanno qualcosa da ridire sul suo conto, e allora aspettatevi una bella “corrida”.

Sognando l’impresa

Scampato il pericolo contro il connazionale Djere, che l’ha costretto a rimontare dopo essere stato sotto di due set, Djokovic sin qui ha incontrato ben poche difficoltà nella sua rincorsa al quarto titolo a Flushing Meadows.

Shelton sta vivendo un’avventura ai limiti della favola: quest’anno ha fatto fatica a trovare continuità dopo aver sorpreso tutti a Melbourne, spingendosi fino ai quarti di finale dove ha perso dal connazionale Tommy Paul.

Due anni fa era ancora un giocatore a livello NCAA, poi il passaggio al circuito ATP (e quindi al professionismo) ne ha rivelato doti indiscusse, ma una testa non sempre concentrata e un rendimento di conseguenza un po’ ondivago.

Mancino, imprevedibile, forte al servizio

Essendo mancino può far valere la sua imprevedibilità come marchio di fabbrica, anche se contro Djokovic tutto questo potrebbe non bastare. Ben è forte al servizio (è arrivato a superare i 240 km/h), ha un dritto con cui riesce spesso a fiaccare la resistenza degli avversari, un rovescio in costante miglioramento e la capacità di variare ritmo e colpi con una naturalezza davvero unica.

Difficili dire se contro questa versione di Nole possa essere sufficiente la verve e l’imprevedibilità dei 20 anni, anche se il papà Bryan (ex giocatore anche lui) è convinto che questa possa essere l’ora per fare qualcosa di unico e apparentemente irripetibile.

Del resto servirà più di una semplice impresa contro quello che oggi alle 21 italiane (diretta SuperTennis TV) giocherà la 47esima semifinale slam in carriera (sin qui ne ha vinte 35 e perse 11), e che nel mirino ha il terzo atto della saga delle finali estive 2023 contro Carlos Alcaraz. Sempre che Carlitos non faccia scherzi…

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