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Volley, Antropova a ruota libera: "Io ed Egonu non siamo amiche, ma da compagne lavoreremo per il bene della nazionale"

L'opposto di Scandicci sul futuro: Velasco mi incuriosisce, io dovrò solo metterlo in difficoltà lavorando bene. Il dualismo con Egonu non lo capisco

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

È la settimana di Kate Antropova. Quella della festa, perché nessuno avrebbe mai osato immaginare che sarebbe stata Scandicci la prima finalista della Serie A1 Tigotà, addirittura “costretta” ad attendere persino Conegliano, che la sua qualificazione alla finale scudetto se la deve ancora guadagnare. Antropova di Scandicci è un po’ il faro, la leader conclamata, e il confronto diretto vinto contro Paola Egonu in qualche modo ne ha legittimato le aspirazioni di grandeur. Ma soprattutto ne ha riproposto quello che, dati alla mano, è il dualismo più “cliccato” del volley femminile: la corsa al post 2 titolare nella nazionale che Julio Velasco, pronta a mollare gli ormeggi a fine aprile in vista di una lunga estate.

L’impresa più bella: “Devo ancora metabolizzare”

Kate è un personaggio schivo, di poche parole. Quelle che ha sussurrato nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, però, sono arrivate tutte a destinazione. Copertina meritata dopo le splendide due prove con le quali ha spedito fuori dalla corsa scudetto Milano (e quindi Egonu), facendo sembrare tutto tremendamente naturale.

Devo ancora metabolizzare quello che abbiamo fatto. Per me si è trattato di una gioia nuova: quando è caduto l’ultimo pallone, beh, non sapevo come avrei reagito. L’unico cruccio che mi porto dietro è quel beffardo sorteggio antidoping che mi ha impedito di festeggiare negli spogliatoi con le mie compagne, ma speriamo di recuperare presto il tempo perduto”.

Il dualismo con Egonu: “Sbagliato, perché siamo diverse”

Mercoledì sera all’Allianz Cloud c’era anche Julio Velasco, che per nulla al mondo avrebbe voluto perdersi il confronto tra le due granatiere della nazionale che verrà. Perché il dualismo Egonu-Antropova è destinato a vivere nuove pagine di storia, senza sapere oggi chi potrebbe effettivamente spedire in panca l’altra.

“È un dualismo che fatico a comprendere. Io e Paola siamo diverse, sia in campo che fuori. Egonu e Vargas stanno in una determinata categoria, quella delle giocatrici che hanno un clamoroso talento naturale. Poi ci sono Haak e Boskovic che col lavoro hanno raggiunto livelli di rendimento incredibili. Io personalmente faccio parte della categoria di chi osserva, prova, riprova e continua a lavorare per arrivare al livello di queste atlete”.

Non le piace parlare di competizione diretta: “Le rivalità personali in uno sport di squadra lasciano il tempo che trovano. In nazionale si gioca insieme, per vincere. E non è necessario essere amiche: basta essere compagne leali e lavorare nell’interesse di tutti”.

“Le scelte le farà Velasco, io posso solo impegnarmi”

Quando Velasco avrà finito di sfogliare la margherita, solo una tra Paola e Kate avrà il posto da titolare. “Più di impegnarmi con costanza e grande intensità ogni giorno non posso fare, poi le scelte è giusto che le farà Velasco, e io qualunque esse siano le accetterò”, fa sapere la giocatrice di origine russa.

Che tra una seduta e l’altra deve incastrare anche il tempo per studiare (è iscritta all’università alla facoltà di moda e design), e pure leggere qualche libro… in lingua russa. “Sono in Italia da diversi anni, ma non voglio perdere le mie radici. Cosa penso dell’esclusione delle squadre russe? Dico che non mi capacito di come non si possano risolvere conflitti con il dialogo. E pure di come siano gli sportivi a dover pagare colpe altrui”.

Una “nuova” Kate: l’importanza del mental coach

Barbolini, coach che a fine stagione saluterà Scandicci (andrà ad allenare nella nuova lega professionistica statunitense), ha detto alle sua ragazze di tornare a focalizzarsi appieno sulla finale, lasciando da parte il tempo dei festeggiamenti.

Con lui sono cresciuta tanto, così come mi è servita moltissimo la figura di un mental coach col quale ho cominciato a lavorare dalla scorsa estate. Mi ha aiutato a concentrarmi solo sulle cose che contano, e soprattutto sul presente: niente social, che fanno solo distrarre e perdere tempo, più spazio alla pallavolo e ai rapporti personali. E soprattutto, fondamentale è isolarsi e non ascoltare chi vuole insegnarti a vivere, prestando attenzione solo alle opinioni di chi stimi veramente”.

Ad esempio di Velasco, “col quale sono curiosa di scoprire l’impatto che avrà sulla mia crescita come donna e come atleta. Di sicuro avrò tante cose nuove da imparare, perché la sua esperienza è fuori dall’ordinario”.

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