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Volley femminile, Egonu o Antropova? Velasco ha le idee chiare su chi far partire titolare in Nazionale

Il nuovo CT della Nazionale italiana di volley subito alle prese con il dualismo tra opposte. Ma nella sua testa l'idea è chiara: "Non le vedrete giocare assieme".

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Per ora il dualismo rimane. Anzi, se possibile ne esce persino rafforzato: Paola Egonu ed Ekaterina Antropova, sempre e comunque “condannate” a spartirsi posto 2. Anche con Julio Velasco, che ha ammesso di non voler fare una scelta e tantomeno di pensare a loro come giocatrici in grado di coesistere in campo.

Per chi mastica un po’ di volley, chiara è l’antifona: Paola e Kate non vanno snaturate, sono due atlete con un ruolo ben definito e non ha senso sperimentarle in altre posizioni del campo. Soprattutto Antropova, che essendo giovanissima non ha avuto ancora modo di confrontarsi con situazioni di reale difficoltà, quelle che a detta del tecnico di La Plata servono per crescere e cambiare abitudini.

Velasco tra “fanta volley” e volley “vero”

Insomma, se Davide Mazzanti ha trascorso un’estate intera a dover districare una matassa mica da ridere, Velasco per il momento non sembra intenzionato a risolvere il problema alla radice. Anche se ha ammesso che magari quando le vedrà arrivare in ritiro si farà un’idea diversa, provando anche a farle coesistere in campo. Per ora il diktat è stato chiaro: meglio avere due opposte forti dalla propria parte, che non dall’altra parte della rete.

Per noi questo rappresenta un grande vantaggio. Abbiamo due giocatrici di talento e qualità che possono aiutarci a risolvere anche le situazioni più complicate. E questa cosa le formazioni avversarie la sanno, e quindi finiranno anche per temerci un po’ di più. Detto questo, oggi c’è una novità rispetto al passato che si chiama “fanta volley”: tutti possono divertirsi e fare ciò che ritengono più appropriato. Io penserò invece soltanto al volley “vero” e al bene della squadra.

Stress test e quant’altro: le gerarchie di Velasco

Velasco s’è mostrato anche un po’ scocciato nel dover ribadire parole e concetti espressi a più riprese. La sensazione che emerge, però, è abbastanza chiara e sembrerebbe far pendere l’ago della bilancia dalla parte di Egonu. E lo si capisce meglio nel momento in cui spiega perché è oggettivamente complicato vedere in campo contemporaneamente le due giocatrici.

“È molto difficile per un’atleta così giovane cambiare ruolo senza aver vissuto momenti di “stress” o comunque particolarmente difficili in quel nuovo ruolo. Questo è un dettaglio di cui poche persone tengono conto: non basta fare le cose bene quando il contesto è facile, ma bisogna farli quando i momenti sono difficili. E come facciamo a saperlo? L’Olimpiade non può rappresentare il momento per fare esperimenti. E andremo ai giochi facendo leva sulle cose che possiamo considerare sicure”.

Non serve uno scienziato per capire a chi erano riferite quelle parole: la “giovane giocatrice” è Antropova, che dunque almeno oggi sembra partire un gradino sotto rispetto a Egonu, ribaltando le gerarchie dell’estate passata.

Gruppo giovane e futuribile: e le altre big?

Velasco insomma ha fatto capire da subito di voler tenere la barra dritta. E ha sostanzialmente ribadito anche di voler puntare su un gruppo giovane e futuribile, tanto che nel giorno della presentazione non s’è parlato di possibili ritorni come quelli di Caterina Bosetti, Cristina Chirichella, Moki De Gennaro o altre giocatrici rimaste escluse dall’ultimo giro di convocazioni.

Se torneranno o meno in azzurro, molto dipenderà anche dall’andamento della stagione corrente, che peraltro ha visto Novara e Conegliano partire forte e mandare subito segnali importanti al resto del plotone. Chiaro però che la curiosità iniziale era tutta rivolta al dualismo tra Egonu e Antropova, che dia primi indizi emersi sembra essere tornato a pendere dalla parte dell’opposto di Cittadella. Anche se la strada che conduce a Parigi è ancora lunga e irta di ostacoli.

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