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Volley femminile, Bosetti è la Cate con la C: reagirà anche stavolta per riprendersi l'Italia

Caterina è il jolly di cui Mazzanti ha fatto a meno. Dopo l’amaro epilogo dell’Europeo si era detta disponibile per il Preolimpico in Polonia qualora il tecnico l'avesse chiamata. Non è successo

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Citofonare Bosetti per parlare di pallavolo. O magari di apicoltura: Andrea, l’unico figlio maschio dei quattro presenti in famiglia, di entrare in un palazzetto e giocare a tirar su palloni o a mandarli a terra dalla parte opposta della rete non ne ha mai voluto sapere nulla.

A lui piacciono però da morire le api, e la sua attività è ben florida e gli riempie le giornate in ogni periodo dell’anno. E in pratica è l’unica variazione sul tema, perché a casa Bosetti si parla solo e soltanto di volley.

Una storia di famiglia

Tutta “colpa” di una passione che i genitori hanno fatto loro e che le tre figlie hanno saputo raccogliere a meraviglia. Una storia di famiglia, insomma, della quale Caterina è oggi l’avamposto principale, cioè la giocatrice maggiormente sotto la luce dei riflettori, avendo raccolto il testimone dalla sorella maggiore Lucia, fresca di ritiro (andrà a fare la dirigente alla Balducci Macerata, in A2, per stare vicino al marito Matteo Carancini, team manager della Lube).

Mentre la sorella minore, Chiara, se ne sta in America a giocare nei campionati NCAA con l’Università di Washington.

Questione di C, questione di K

Caterina, che non è una ballerina di flamenco (quel nome messo lì un po’ tradisce, ricordando la fortunatissima pellicola Il Ciclone), è una delle tante giocatrici finite alla ribalta nell’ultimo tribolatissimo periodo attraversato dal volley femminile nazionale. Il motivo? L’esclusione dall’elenco delle 14 convocate per l’Europeo (e poi per il preolimpico) da parte del commissario tecnico Davide Mazzanti.

Che ha preferito portare l’altra Kate, quella con la K (Antropova), rinunciando all’esperienza della schiacciatrice di stanza a Novara la quale, in uno slancio di puro amore per la maglia azzurra, a inizio settembre (cioè dopo l’amaro epilogo dell’Europeo) si era persino detta disponibile ad andare in Polonia al preolimpico, qualora il tecnico avesse avuto intenzione di richiamarla. Non è successo.

Bosetti adesso ci crede

Eppure il risultato finale non è stato parimenti alle aspettative, con tutto il carico che ne consegue. Perché con Mazzanti ormai alla porta, e una rosa di 5-6 nomi (Manfredi dixit) tra cui attingere per la successione, una delle poche certezze è che il nome di Caterina è destinato a comparire di nuovo nell’elenco delle convocate per i prossimi impegni della nazionale.

Che, per inciso, saranno a fine maggio, quando scatterà la Nations League, trofeo spesso utilizzato dall’Italia per fare esperimenti, ma che stavolta dovrà servire per blindare la posizione nel ranking FIVB (attualmente le azzurre sono al quinto posto dietro Turchia, USA, Brasile e Serbia, tutte già qualificate a Parigi 2024) ed evitare brutte sorprese.

Un jolly necessario

La Bosetti “mezzana” è stata uno dei rimpianti della spedizione azzurra a Eurovolley. Perché con la sua duttilità tattica avrebbe offerto garanzie che in campo non si sono viste: brava a tenere in ricezione, brava quando c’è da difendere e provare a ribaltare l’azione, brava (anche e soprattutto) ad attaccare.

Un jolly di cui Mazzanti ha deliberatamente voluto fare a meno, pagando un dazio salatissimo. Quanto Cate sia stata coinvolta nelle cosiddette “fronde” all’interno del gruppo azzurro nell’estate del 2022 è difficile dirlo: la sua è sembrata più un’esclusione per far posto a qualcuno (leggi Antropova) piuttosto che una scelta “punitiva”, come magari capitato a Malinov, De Gennaro, Chirichella e (se solo il CT avesse potuto) Egonu.

La forza di reagire, sempre

Al di là delle indubbie qualità tecniche, rinunciare a Bosetti è un esercizio piuttosto complicato: una come lei, specie per le qualità che riesce a mostrare quando c’è da difendere la palla, rappresenta un capitale enorme per qualsiasi squadra.

E il fatto che abbia saputo rialzarsi anche dopo aver preso botte nell’animo e nel fisico importanti (si ruppe il ginocchio sinistro prima del mondiale 2018 e l’alluce del piede destro prima dell’Europeo 2021: entrambe le competizioni le ha guardate dalla tv) è il segnale in qualche modo Cate ha sempre trovato la forza per andare oltre certe scelte e situazioni.

Nessuna paura delle sfide

La sua stessa parabola pallavolistica l’ha portata a non avere paura delle sfide. Come quando a 19 anni è andata a giocare in Brasile, all’Osasco, vincendo una coppa nazionale e un campionato paulista.

E l’anno dopo in Turchia, al Galatasaray, prima di rientrare in Italia e girovagare tra Novara, Piacenza e Casalmaggiore prima di rimettere piede stabilmente a Novara, dove ancora oggi è una delle giocatrici chiave e non vede l’ora di essere allenata da mister “secolo” Lorenzo Bernardi.

L’estate 2022: protagonista in Azzurro

Da giovanissima aveva bruciato le tappe con le nazionali giovanili, vincendo un Europeo Under 19 e un mondiale Under 20 (con annessi premi di MVP a corredo). Nel tempo ha consolidato il suo ruolo all’interno dell’ambiente del volley nazionale, senza però riuscire ad alzare i trofei che forse avrebbe meritato di alzare (due Coppa Italia con Novara, ma vecchie ormai quasi 15 anni).

Con la maglia azzurra ha vissuto da protagonista l’estate 2022, quella del bronzo europeo e dell’oro in Nations League, e il filo interrotto quest’anno servirà per riannodarlo più forte quando arriverà l’ora di tornare a vestire la maglia della nazionale.

La lacuna da colmare in fretta

Squadra che in casa Bosetti ha un valore tutto speciale: papà Giuseppe l’ha allenata una vita nei quadri giovanili maschili e qualche mese anche con i grandi, subito dopo Velasco (1997).

La mamma Franca Bardelli, ex pallavolista, conta 93 presenze, mentre Lucia in bacheca ha un oro europeo (2009), un argento mondiale (2018) e un bronzo europeo (2011). Ci starebbe da Dio un metallo olimpico: toccherà a Cate (nuovo CT permettendo) provare a colmare la lacuna.

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