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Volley maschile Superlega, la griglia di partenza: tutti contro Trento, cinque squadre per lo scudetto

Il campionato italiano della massima serie del volley maschile italiano al via: vedremo chi si cucirà lo scudetto al petto. Con almeno 5 pretendenti di default e almeno un altro paio di mine vaganti

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Molti riflettori in estate se li sono presi le donne, ma la SuperLega maschile che sta per aprire i battenti somiglia tanto a un mini campionato del mondo. Perché i big della scena internazionale, in buona misura, sono tutti sparsi nelle 14 formazioni che si contenderanno quello scudetto che a maggio è finito sulle maglie di Trento, a coronamento di un’annata pazza vissuta davvero a rotta di collo.

Un esempio pratico? Delle potenziali 35 gare di play-off, se ne sono giocate ben 34 (in pratica solo la serie dei quarti tra Trento-Verona non è arrivata a gara 5).

Insomma, equilibrio, spettacolo e colpi di classe non mancheranno di certo in vista di una stagione che si preannuncia densa di significati, anche perché è quella che porterà a Parigi 2024, dove l’Italia di De Giorgi (ancora non ufficialmente qualificata, ma è soltanto una formalità) punta decisamente a rimuovere quel fastidioso buco alla voce “medaglie d’oro olimpiche”.

Prima però ci sarà da divertirsi per vedere chi si cucirà lo scudetto al petto. Con almeno 5 pretendenti di default, e almeno un altro paio di mine vaganti che proveranno a dire la loro.

Perugia alza la posta

Trento, Civitanova, Piacenza, Modena, Perugia. Non necessariamente in questo ordine, ma salvo sorprese saranno queste le formazioni destinate a spartirsi le prime posizioni della classifica da qui al termine della regular season.

Il che non necessariamente equivale a un investimento sicuro in ottica play-off: Perugia lo scorso anno vinse tutte e 22 le gare di stagione regolare, salvo poi uscire ai quarti, battuta dalla sorprendente Milano.

Insomma: va bene sgasare da qui a marzo, ma le partite che contano cominciano a primavera. Un insegnamento di cui la Sir Susa Vim del vulcanico patron Gino Sirci terrà certamente conto.

Angelo Lorenzetti sulla panchina degli umbri

Sulla panchina degli umbri peraltro è arrivato Angelo Lorenzetti, ovvero l’artefice del miracolo Trento delle ultime stagioni (inclusa quella passata, tinta di tricolore). Una scelta di polso, anche se quella perugina è la panchina più scomoda della SuperLega, se è vero che negli ultimi 4 anni ha visto accomodarsi ben 5 allenatori.

Perugia però quest’anno vuol fare tesoro degli errori commessi nel passato: la squadra di per sé è competitiva al massimo livello, con l’innesto del tunisino Ben Tara che promette di elevarne ulteriormente la qualità.

E se Leon è quello visto in estate con la maglia della Polonia, beh, allora ci sarà da divertirsi. Giannelli e Russo sono le quote italiane di assoluta garanzia, Semeniuk, Herrera e Plotnytski gli assi da calare a seconda delle situazioni. E non dover giocare le coppe europee (ma a dicembre ci sarà il Mondiale per Club in India) potrebbe rivelarsi un vantaggio a lungo andare. Insomma, Perugia al solito sembra voler andare all in: dopo l’annus horribilis (fuori nei quarti sia nei play-off che in Champions e in semi di Coppa Italia), tira aria di riscossa.

Trento la squadra da battere

Sulla carta (e nella forma) è Trento la squadra da battere. Anche se gli addii di Lorenzetti e del totem Kaziyski (quest’ultimo direzione Milano) potrebbero presentare il conto. È arrivato Rychlicki da Perugia, peraltro in orbita nazionale (polacco, ma con passaporto italiano: De Giorgi osserva), e soprattutto Fabio Soli in panchina, reduce da una bellissima annata vissuta a Cisterna.

Il punto di forza resta in banda, dove Lavia e Michieletto garantiscono qualità, efficienza e tanti punti nelle mani. Se vincere è difficile, ripetersi lo è ancora di più, ma a Trento sembrano avere le idee chiare.

Civitanova vuole la rivincita

Discorso che vale anche per Civitanova, dove la sconfitta in gara 5 della serie finale dell’ultima stagione non ha spostato di una virgola scenari ed orizzonti. Blengini ha accolto l’opposto Lagumdzija, ormai uno dei più affidabili del campionato, e potrà gestire con tutta calma le rotazioni in banda, con Nikolov, Zaytsev e il giovane cubano Yant che offrono garanzie su tutta la linea.

L’incognita semmai è legata alle condizioni di Anzani, fermato in estate da piccoli problemi al cuore (brillantemente superati), che almeno inizialmente necessiterà di un periodo di rodaggio per tornare il Simone dei giorni migliori. Balaso nel ruolo di libero e De Cecco al palleggio sono le colonne sulle quali “Chicco” proverà a ricostruire l’operazione riconquista del tricolore.

Le emiliane ambiziose

La via Emilia nelle ultime stagioni s’è rivelata una delle più trafficate e vincenti. Piacenza in fondo è stata la rivelazione dell’annata passata: vittoriosa in Coppa Italia (quando fermò la striscia di 33 vittorie di fila della Sir), battuta in semifinale play-off in gara 5 dalla Lube, ma capace comunque di vincere la finale con Milano per accedere alla Champions League, la Gas Sales ha alzato il proprio livello e per quest’anno ha deciso di confermare in blocco il sestetto titolare.

La novità è in panchina, dove è arrivato Andrea Anastasi, un po’ scottato dall’ultima tribolata stagione vissuta a Perugia.

Romanò, Lucarelli, Leal e Simon hanno tanti punti nelle mani e tanta voglia di spingere i biancorossi verso lidi sempre più lontani, e occhio ai giovani Scanferla e Gironi (più Recine) anche in ottica nazionale.

La rivoluzione di Modena

Modena, invece, ha dato vita alla solita rivoluzione: la promozione di Francesco Petrella a head coach somiglia un po’ a un azzardo, ma evidentemente al PalaPanini c’era voglia di dare una sferzata dopo le delusioni delle ultime stagioni. Salutati N’Gapeth, Lagumidja e Sala, ecco il martello russo Sapozhkov (rivelazione con Verona nell’anno passato), Davyskiba (ex Monza) e soprattutto Ousmany Juantorena, tornato dall’esperienza in Turchia e pronto a mettere la propria esperienza al servizio di una squadra che vuol dare fastidio alle rivali, con Rinaldi e Sanguinetti reduci da un’estate proficua in nazionale, pronti a fare un ulteriore step nel loro percorso di crescita. E occhio al centrale tedesco Brehme, giustiziere dell’Italia al preolimpico.

Le mine vaganti

Fin qui le certezze. Poi, le possibili sorprese. Milano lo scorso anno s’è spinta oltre i propri limiti: ha fatto fuori Perugia ai quarti, è andata a tanto così da riservare lo stesso trattamento a Trento in semifinale. In estate ha salutato Patry, salpato per la Polonia, ma ha preso Kaziyski da Trento, asciugandosi in fretta le lacrime.

E pure Dirlic, opposto rivelazione con Cisterna. Ishikawa resta la stella, nonché il giocatore simbolo di una squadra che Roberto Piazza vuol portare di nuovo al banchetto delle grandi. Stesso desiderio condiviso da Verona, sempre col guru Stoychev in panchina, che pur perdendo Sapozhkov ha operato in modo oculato, scommettendo sull’iraniano Esmaeilnezhad nel ruolo di opposto, affidandosi in regia all’esperienza di Jovocic e prelevando Dzavoronok da Trento, più Zingel da Cisterna (e confermando sia Mosca che Cortesia).

Ha cambiato poco invece Monza, dove la stella rimane Gianluca Galassi, nel frattempo divenuto titolare anche in nazionale, e dove l’arrivo del giapponese Takahashi da Padova è il movimento più rilevante, nonché necessario per sostituire il tedesco Grozer (dopo quanto visto in estate, che rimpianto non averlo più a roster).

Salvarsi e provare a stupire

Rivelazione l’anno passato, tutta da scoprire in quello alle porte. Cisterna ha cambiato tanto, sia a livello societario (di fatto è una nuova società, per la Top Volley proseguirà solo a livello giovanile), sia sul campo. Salutato Soli, in panca c’è Guillermo Falasca. E salutati Dirlic, Gutierrez, Zingel e Baranowicz, ecco che sono arrivati Saitta, Faure (l’opposto titolare), Mazzone e Piccinelli.

Piccola rivoluzione, insomma, con Bayram e Peric sempre più dentro al progetto, destinati a crescere ancora. Taranto invece, dopo la salvezza risicata conquistata nell’ultima annata, promette di diventare la vera mina vagante.

Perché ha riportato in Italia Pippo Lanza, perché ha deciso di dare una chance importante a Sala, e perché con gli americani Kyle Russell e Jendryk ha fatto capire di non volersi accontentare di restare le altre colonizzare la parte sinistra della classifica, avendo costruito un roster profondo e di assoluta qualità.

Padova è un po’ più giovane e inesperta, avendo peraltro dovuto cambiare pedine chiave un po’ in tutti gli spot, con Gabi Garcia opposto titolare, Desmet schiacciatore accanto alla giovane promessa Davide Gardini (figlio d’arte), il polacco Plak nel ruolo di centrale e Falaschi al palleggio.

Infine, la matricola Catania, che ha rilevato il titolo sportivo da Vibo Valentia, facendo un doppio salto dalla A3 (aveva comunque vinto i play-off, salendo in A2): a parte il coach Waldo Kantor è cambiato tutto, con diverse pedine arrivate proprio da Vibo (su tutte Orduna, Buchgger e Tondo) e innesti di buona fattura come l’iraniano Manavinezhad e il francese Basic da Piacenza.

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