Nell’immaginario collettivo del calcio mondiale Arthur Antunes Coimbra, meglio noto come Zico, è stato il fuoriclasse brasiliano capace di avvicinarsi maggiormente alle gesta di Pelè al punto da meritarsi il soprannome di “Pelè bianco”.
La leggenda del Flamengo, ed ex giocatore dell’Udinese, intervistato da ‘Il Messaggero’ per un ricordo di O’Rei, scomparso a 82 anni al termine di una lunga malattia, ha però tenuto ad allontanare lo scomodo paragone, omaggiando invece l’infinita classe dell’illustre connazionale: “Quel soprannome è stato un peso per tutta la mia carriera. La gente andava allo stadio pensando di andare a vedere di nuovo Pelé e invece trovava un altro giocatore. Come me anche altri hanno sofferto questo paragone, ma io probabilmente più di tutti, perché ero della generazione successiva a quella della terza coppa Rimet. Pelé è stato unico e né io né altri ci siamo potuti avvicinare. Nella storia c’è stato Mozart, in un’altra epoca i Beatles ma erano unici. Imparagonabili, geni assoluti. E la stessa cosa è nel calcio. Pelé è stato unico. Ci sono stati altri calciatori che hanno fatto cose stupende, però Pelé è Pelé. Il re del calcio».
Zico ha poi voluto soffermarsi su un ricordo particolare di un gol realizzato da Pelé: “Quando Dio ha deciso di creare un calciatore, ha dato a Pelé tutte le qualità possibili. E lui Lo ha ringraziato, diventando il numero uno del mondo. Quello che mi ha sempre impressionato di lui era come scattava, si fermava, e poi ripartiva alla stessa velocità, avendo nel frattempo stoppato il pallone e già dato il via alla giocata. Era incredibile: con il destro, il sinistro, di testa, non aveva punti deboli. Pensate al secondo gol che ha fatto contro la Cecoslovacchia al Mondiale del ‘70: Gerson ha fatto un lancio lungo. Pelé è saltato e ha stoppato la palla in volo sul petto, poi l’ha lasciata cadere e ha calciato. Tutto in velocità, una giocata pazzesca”.
Secondo il numero 10 del Brasile ai Mondiali ’78, ’82 e ’86, tuttavia, il Santos non dovrebbe ritirare il numero di maglia indossato per tanti anni da Pelé: “Mi spiace molto, ha sofferto, è dovuto rimanere a casa a lungo per poi iniziare un via vai continuo con l’ospedale. Una vita difficile, non da Rei. La speranza di tutti era quella di un recupero miracoloso, ma purtroppo la vita non guarda in faccia nessuno, nemmeno un mito. Ora può finalmente riposare in pace. Per noi brasiliani è come se fosse morto uno di famiglia, ma penso sarebbe sbagliato ritirare il suo numero 10 del Santos: quella maglia deve rimanere un punto di riferimento per i ragazzi che hanno il sogno di sfondare nel calcio. Il rispetto non si dimostra così”.