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Addio Minà, le storie più curiose e gli aneddoti del grande giornalista

Cordoglio nazionale per la scomparsa del Gigante del giornalismo: dalle origini sicule all'intervista mai fatta

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Sui social è in top-trend da ieri sera, quando si è sparsa la notizia che Gianni Minà, l’ultimo gigante del giornalismo italiano, è morto all’età di 84 anni per un problema cardiaco. In pochi minuti un lungo flashback ha coinvolto tutto il paese: le immagini di un cronista che ha attraversato e raccontato il mondo attraverso i protagonisti più importanti, dal cinema allo sport fino alla politica. Impossibile racchiudere la figura di Minà in poche parole, ecco però alcune curiosità sulla sua vita e la sua carriera.

Gianni Minà torinese per caso, le sue origini erano siciliane

Era nato a Torino Gianni Minà ma non ha mai rinnegato le sue origini siciliane. Il nonno di Minà, il padre di suo padre, come lui stesso scrisse nella sua autobiografia “veniva da un piccolo paese di montagna delle Madonie, Castelbuono, dove fanno i dolci con la manna e i panettoni giganti”. E il “castelbuonese” Gianni Minà più volte è tornato nel paese palermitano per andare a trovare parenti e amici. Il mio lessico familiare è stato il siciliano stretto”, disse una volta. Sua mamma e sua nonna, nata a Lipari, si salvarono dal devastante terremoto del 1908 perché si erano trasferite temporaneamente a Siracusa. A spingere la sua famiglia fino a Torino, dove Gianni Minà è nato, era stato proprio l’onda d’urto del sisma di Messina.

Gianni Minà, il ciclismo la sua prima passione

Minà ha scritto praticamente di tutti gli sport, dalla boxe al calcio passando per l’atletica ma il primo amore fu il ciclismo: “Quando ero bambino mi appassionava ascoltare il Giro di Italia o il Tour de France alla radio. Prendevo appunti su tutti i tempi dei ciclisti e poi li portavo ai miei amici per imbastire una discussione sportiva che si protraeva fino all’ora di cena. Seguire questo sport ci aiutò a conoscere la geografia di queste due nazioni”.

Gianni Minà e l’agendina di Troisi

Tra i tantissimi sketch televisivi resta immortale quello con Massimo Troisi e Pino Daniele in cui il comico napoletano spiegò come era arrivato a chiamarlo: “Lo invidio per la sua agendina telefonica, mi voleva invitare, prese la sua agendina e la spulciò, arrivato alla T ecco: fratelli Taviani, Little Tony, Toquinho, Troisi e m’ha trovato”.

Gianni Minà e le interviste storiche

Nella sua lunga e irripetibile carriera ha raccontato gli eventi sportivi rimasti nella storia, dai Mondiali di calcio all’incontro Alì-Foreman nel 1974 a Kinshasa. Ma non solo: ci sono anche i suoi reportage da Cuba e altri Paesi latini. Viaggi che ne hanno forgiato le convinzioni politiche e dato vita ad amicizie con i grandi personaggi dello sport, della politica e del cinema. Famoso il suo rapporto privilegiato con il Pibe de Oro, Diego Armando Maradona, le cene e le interviste con Muhammad Alì, Sergio Leone, Robert De Niro, Gabriel García Márquez e tanti altri.

Tra questi “tanti altri” c’è la leggendaria intervista a Fidel Castro, durata dalle 14 del pomeriggio del 28 giugno 1987 fino alle 5 del mattino dopo. Uno scoop mondiale in cui il leader maximo raccontò il suo rapporto col Che Guevara. L’altra grande passione di Gianni Minà è stata il Sud America, che ha percorso con i piedi e con la mente, raccontandone la storia travagliata e le lotte (anche con la rivista Latinoamerica e la collana Continente desaparacido).

Gianni Minà e le domande scomode

Non ha mai fatto sconti a nessuno Gianni Minà nelle sue interviste. Nel ’78, prima dei Mondiali in Argentina, fu l’unico a chiedere all’ ammiraglio Lacoste: «È vero che in Argentina stanno scomparendo delle persone?». In una carriera giornalistica, una domanda che può fare la differenza. (L’ ammiraglio rispose: «Lei è male informato»).

Gianni Minà e l’intervista ai Beatles

Nella prima e unica tournée italiana dei Beatles, iniziata il pomeriggio del 24 giugno 1965, fu Minà ad intervistare i Fab Four (“Farete a botte con i paparazzi come gli attori vostri connazionali? Mi sembra che nessuno di voi si dia delle arie o sbaglio?”) ma soprattutto fu lui a scarrozzarli per Roma nella sua auto: «Come ci sono entrati? Spingendoli! Non fu difficile più di tanto George e Ringo, con un paio di ragazze, si erano stretti nella 600, mentre John e Paul, con altre amiche, erano saliti su una più comoda Rolls Royce. Il giorno dopo i quattro concerti all’ Adriano, tutti li aspettavano al Piper, inaugurato solo da qualche mese. I Beatles ne avevano già sentito parlare, volevano visitarlo. Ma appena arrivati scorgemmo una fila che partiva da piazza Buenos Aires, per i romani piazza Quadrata. Non era il caso di rischiare, e così optammo per il Club 84, un night più rétro, in via Veneto. Tirammo tardi, fino al mattino, e poi tornammo al Parco dei Principi, era il giugno del ’65».

Gianni Minà e le sue canzoni

Tra le tante attività della sua carriera c’è spazio anche per qualche canzone. Ecco quelle che ha firmato.

STASERA HO VINTO (1966) di Edoardo Vianello
Autori: Maurizio Barendson, Gianni Minà, Edoardo Vianello
MIRELLA (1968) di Al Bano
Autori: Albano Carrisi, Gianni Minà
BLITZ (1981) di Milly Carlucci
Autori: Eugenio Bis, Gianni Minà

Tra le sue trasmissioni televisive quella che maggiormente fece breccia nel pubblico fu Blitz, su Rai 2, cui parteciparono a vario titolo personaggi come Federico Fellini, Eduardo De Filippo, Robert De Niro, Jane Fonda, Gabriel García Márquez, Enzo Ferrari;

Gianni Minà: Minoli racconta come nacque Blitz

A portarlo a Blitz fu Gianni Minoli che, come si legge su TvBlog, ricorda: “Era l’autunno del 1981 e noi della Rete 2 avevamo deciso di fare un programma per la domenica pomeriggio in concorrenza con la Domenica in di Pippo Baudo. Il programma era Blitz, una delle perle del servizio pubblico radiotelevisivo. L’idea era di proporre un programma che abbracciasse il pomeriggio della domenica, con un protagonista del mondo dello spettacolo che portasse in studio i suoi amici. Avevo pensato per la conduzione di questa trasmissione in un primo momento a Maurizio Costanzo. Poi scoppiò il caso della P2 e l’ipotesi Costanzo tramontò.

Ero rimasto quindi senza conduttore ed un giorno pensai a Gianni Minà. Lui aveva lavorato con me a Mixer e nel frattempo era stato in qualche modo parcheggiato nella redazione sportiva del Tg2. Lui era un uomo geniale, dotato di grande fiuto giornalistico, pieno di umanità, umiltà, anche troppa e di generosità, ma anche uno che lavorava a modo suo, quindi non incline a compromessi. Era sottoutilizzato al Tg2 e aveva enormi potenzialità che in quella sede e in quel ruolo erano sostanzialmente inespresse.

Decisi così di affidargli la conduzione di Blitz. Un giorno lo chiamai e ci facemmo una passeggiata di dieci ore a piazza Mazzini a Roma. Riuscii a convincerlo a condurre Blitz e fu un successo. Gianni ha portato in quella trasmissione chiunque, faccio solo qualche nome: Federico Fellini, Robert De Niro, Sergio Leone e tanti altri. Celebre era la sua rubrica telefonica dove aveva i nomi dei più grandi artisti del mondo dello spettacolo, gli bastava fare una telefonata . Riusciva ad instaurare con loro un rapporto di vera amicizia e loro si fidavano di lui”

Gianni Minà e l’intervista mancata

In un’intervista al ‘Corriere della Sera’ Minà spiegava così l’affetto di personaggi intervistati e che erano entrati nella sua vita: “Credo sia una questione di intimità. Io ho i modi che soddisfano le relazioni umane. E quando mi dicevano no, non insistevo”. Il giornalista che ha intervistato quasi tutti, dai Beatles al Subcomandante Marcos, aveva spiegato al quotidiano che il suo rimpianto era non aver intervistato Nelson Mandela: “Mi è sfuggito Nelson Mandela. Ci eravamo messi d’accordo e mi aveva invitato in Sudafrica. Poi dovetti rinviare per tre quattro giorni e non siamo più riusciti a vederci”. Anche Mastroianni fu corteggiato per giorni prima che l’intervista sfumasse.

Gianni Minà e l’esperienza da direttore di Tuttosport

Come giornalista sportivo Minà è stato anche direttore di giornale ma non ebbe fortuna. Lui stesso raccontò: “Ho provato, quando ero direttore del Tuttosport, dal 1996 a metà del 1998, a far raccontare lo sport ad alcuni grandi scrittori: Osvaldo Soriano ed Eduardo Galeano per il calcio e il Sudamerica, e Mina per il pugilato. Purtroppo la mia permanenza a quel giornale fu troppo breve per capire se questo insolito innesto poteva funzionare o meno”.

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