L’Arabia Saudita ha annunciato i piani per la creazione di una città dedicata agli esports nella capitale del Regno, Riyadh, con l’obiettivo di diventare la capitale mondiale di questo settore in rapida crescita.
La Saudi Vision
L’Arabia Saudita non accenna a fermarsi. Dopo gli acquisti faraonici nel mondo del calcio, la nazione vule investire prepotentemente anche nel mondo esports. Il progetto, del valore di 500 milioni di dollari, fa parte dell’ambiziosa Saudi Vision 2030, che include anche la macroregione di Neom e la futuristica città di The Line. La “cittadella degli esports” dovrebbe essere completata entro il 2024 e prevede la costruzione di una struttura che ospiterà talenti locali, organizzazioni di gaming, publisher e importanti eventi internazionali.
Attualmente, l’industria dei videogiochi in Arabia Saudita ha un valore stimato di 1 miliardo di dollari ed è considerata uno dei settori emergenti a più rapida crescita nel paese. Questo successo è attribuibile agli ingenti investimenti effettuati dal governo saudita e dai suoi rappresentanti nel settore dei videogiochi, sia in termini di competizioni competitive che di sviluppo e creazione di nuovi titoli. L’obiettivo finale è quello di attrarre i principali publisher del settore e diventare una destinazione privilegiata per i talenti internazionali.
La futura capitale dell’esports
Oltre all’aspetto del videogioco stesso, l’esports riveste un ruolo fondamentale nell’ambizione dell’Arabia Saudita di diventare un punto di riferimento globale. Non solo per i giocatori e le organizzazioni, ma anche per gli investitori interessati a un mercato ancora inesplorato ma con un enorme potenziale di pubblico, come dimostrato dalla prima edizione del Gamers8 nel 2022.
Tuttavia, uno dei principali ostacoli da superare per il successo di questa iniziativa riguarda una questione che va oltre il gaming: la tutela dei diritti umani. L’Arabia Saudita non gode di una buona reputazione a livello mondiale per il rispetto dei diritti delle persone in generale, in particolare per quanto riguarda le donne e la comunità LGBTQIA+. L’esports, al contrario, promuove l’inclusione e la diversità sociale, e i rappresentanti di questo settore potrebbero non voler collaborare con le autorità saudite se non vengono garantiti il rispetto e la tutela dei diritti umani.