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Arbitri, arriva il Var a chiamata: i club hanno vinto la battaglia

L'Ifab ha dato il via libera alla novità ai campionati professionistici dopo i primi esperimenti: in Italia si partirà probabilmente dalla serie C

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Fosse stata già un’opzione riconosciuta dal regolamento sicuramente ne avrebbe usufruito Antonio Conte in Inter-Napoli, quando fu fischiato un rigore dubbio ai nerazzurri (poi sbagliato da Calhanoglu), ovvero il ricorso al Var a chiamata. Più di una volta gli allenatori hanno chiesto che venisse introdotta questa novità regolamentare per poter avere la libertà di decidere quando mandare l’arbitro all’on field review e ora sono vicini a vincere questa battaglia. Il Var a chiamata sta per diventare una realtà.

La decisione dell’Ifab

L’Ifab, l’organo internazionale che dispone in maniera esclusiva sui cambi regolamentari nel gioco del calcio – ha infatti dato il via libera all’estensione del ‘VAR a chiamata’ ai campionati professionistici, dopo l’esito positivo della sperimentazione avvenuta durante i recenti Mondiali femminili Under 17 nella Repubblica Dominicana di novembre.

Inizialmente la novità sarà introdotta solo nelle competizioni dove non c’è il VAR vero e proprio, ovvero sui campi dove sono presenti solo una o poche telecamere. Potremmo vederlo presto anche in Italia, visto che la FIGC lo scorso ottobre ha inviato una lettera allo stesso International Football Association Board per richiedere ufficialmente la possibilità di avvalersi del VAR a chiamata nei tornei giovanili e in Serie C.

Come funziona il VAR a chiamata

Il nome tecnico è “Football Video Support” e funzionerà così: ci sarà solo un monitor a bordo campo che ritrasmetterà le uniche immagini disponibili – fornite dalle poche telecamere presenti – ad uso esclusivo dell’arbitro di campo dopo che l’allenatore di una delle due squadre avrà effettuato la ‘chiamata’ per chiedere che venga rivista al video un’azione dubbia. Nel protocollo del FVS agli allenatori è consentito fare due reclami rispetto alla prima decisione dell’arbitro. A quel punto il direttore di gara esaminerà quanto accaduto su un monitor posto a bordo campo, con le riprese fornite da un tecnico video. Qualora il ‘challenge’ abbia successo, non sarà defalcato dal computo delle chiamate residue per ogni tecnico delle due squadre.

Durante gli scorsi Mondiali femminili Under 17, l’allenatrice dell’Inghilterra Natalie Henderson ha contestato con successo un gol concesso al Messico nella seconda partita del girone: l’arbitro ha convenuto che il pallone non aveva oltrepassato la linea dopo aver rivisto il video al monitor.

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