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Repressione, scontri tra tifosi e polizia, lacrimogeni e caos: un morto e decine di feriti per Gimnasia-Boca

Secondo quanto riportano i media una situazione fuori controllo: uno stadio completamente bloccato a causa del gas e degli scontri che presto hanno gettato nel panico chi era all'interno dello stadio

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Risulta ancora da comprende che cosa sia accaduto esattamente nella notte del calcio argentino. una notte funestata da scontri indicibili tra polizia e tifosi che chiedevano di entrare allo stadio per vedere Gimnasia-Boca, partita molto attesa da parte della tifoseria. E che oggi annovera, purtroppo, nel suo triste bilancio finale anche una vittima.

Tragedia sfiorata in Argentina

Secondo quanto ricostruito dai media argentini, la partita allo stadio ‘Juan Carmelo Zerillo’ di La Plata è durata appena nove minuti, quando l’arbitro ha deciso che la cosa più giusta da fare fosse rientrare negli spogliatoi a causa dell’enorme quantità di gas lacrimogeno che veniva sparato all’esterno dell’impianto sportivo. Una tale quantità che aveva reso irrespirabile anche l’aria per le persone presenti sugli spalti e i giocatori.

All’origine di questa situazione paradossale c’è stato, appunto, l’impossibilità da parte di un numero consistente di tifosi, di entrare allo stadio quando non era più possibile l’accesso all’impianto. Una serie di scontri, cariche e infine il lancio dei lacrimogeni e infine lo sparo di numerosi proiettili di gomma alcuni dei quali avrebbero colpito un cameraman di TyC Sports.

Fonte: Getty Images

Tifosi in fuga

Il bilancio: una vittima negli scontri di Gimnasia-Boca

In questa disfatta per lo sport e il calcio, si registra la morte di un uomo: nel bollettino è presente anche un morto, identificato nel 57enne César Regueiro, vittima di un arresto cardiorespiratorio sopravvenuto durante il trasferimento in ambulanza all’ospedale San Martín.

La sua morte è stata confermata anche da Sergio Berni, ministro della Sicurezza della provincia, che ha puntato il dito contro chi avrebbe “cercato di lucrare con la vita della gente”.

La toccante testimonianza di Morales

“Repressione, gas e caos” titola Olé, il più quotato quotidiano sportivo argentino. Leonardo Morales, difensore del Gimnasia, ha descritto questa drammatica situazione con delle parole che hanno descritto il climja avvertito dagli stessi calciatori che sono rimasti turbati e scossi:

“Improvvisamente è arrivato lo spray al peperoncino, la gente ha cominciato a correre e non abbiamo capito niente. Finché non è arrivato il gas lacrimogeno ed è stata una totale disperazione. Ho un bambino di due anni che non riusciva a respirare. Quando l’ho portato negli spogliatoi sono crollato… Perché vederlo così mi ha fatto male”.

Fonte: Getty Images

Una tifosa in lacrime

I tifosi hanno invaso il campo

In questi scontri continuati e tra gas e repressione, appunto, il clima si è infuocato anche all’interno dello stadio. A pochi giorni dalla tragedia dell’Indonesia, anche in Argentina si stava per consumare un dramma simile: i tifosi nella confusione generale hanno invaso il campo di gioco, alla ricerca anche di spazi e aria respirabile. Una crisi di proporzioni imponenti.

Scontri prevedibili: incidente prima della partita

Lo stesso Olé riporta, inoltre, che il clima era già ad alta tensione nelle prime ore del mattino quando si era registrato un incidente che sarebbe dovuto essere un campanello d’allarme in vista della partita. Una partita di calcio dagli effetti a dir poco perversi: oltre alla vittima, sono stati numerosi i feriti e molto lacunoso il piano di emergenza.

Secondo le prime informazioni lo stadio è stato lasciato dal Boca alle 23:45, due ore dopo l’accaduto, senza che nessuno parlasse alla stampa. Preferendo il silenzio, davanti a una simile disfatta civile.

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