Lo spazio ci sarebbe, ma illudersi che possa succedere è ancora una volta sbagliato. Perché Alex Schwazer a Parigi 2024 non andrà, nemmeno se dall’8 luglio in poi (cioè dal giorno in cui potrà tornare a correre, poiché gli 8 anni di squalifica saranno giunti a scadenza) dovesse far registrare tempi tali da renderlo il marciatore più forte al mondo. Lo hanno fatto capire senza girarci troppo intorno il presidente della Fidal, Stefano Mei, e il direttore tecnico delle nazionali di atletica Antonio La Torre. Che mai si sognerebbero di prendere in considerazione l’idea di convocare Schwazer, neppure di fronte all’evidenza data dal cronometro (che poi dovrebbe essere l’unico giudice supremo).
- Mei stronca l'ipotesi: "Una polemica inutile e pretestuosa"
- La Torre rincara la dose: "Penso a chi sta correndo..."
- Nella lista dei 210 potenziali atleti Fidal non c'è Alex
Mei stronca l’ipotesi: “Una polemica inutile e pretestuosa”
Dopo l’indiscrezione riportata dal Corriere dello Sport, che spiegava in modo semplice il motivo per il quale ci fosse ancora un modo per consentire all’altoatesino di poter prendere parte ai giochi olimpici (cioè partecipando alla staffetta mista sulla distanza della maratona, disciplina al debutto nel calendario olimpico dell’atletica e dove non servono tempi di qualificazione), subito dagli ambienti Fidal è arrivata la pronta risposta, utile soprattutto per frenare qualsiasi volo pindarico.
“A una partecipazione olimpica si arriva attraverso un percorso preciso e concordato”, ha spiegato Mei. “Non si può pensare di arrivare in extremis, saltando sul treno in corsa. Servono logica e coerenza. Non posso entrare nel merito tecnico, ma tanti atleti stanno dando prove di efficienza, con prestazioni assolutamente inclini agli standard che sono stati prefissati.
Pertanto l’eventualità di prendere in considerazione Schwazer mi pare un po’ pretestuosa, quasi volta a creare polemiche e null’altro. Ci avviamo verso una stagione ricca di appuntamenti e proprio in funzione di ciò preferirei tenere dei toni bassi. Sostanzialmente stiamo parlando del nulla, visto che a noi nessuno ha chiesto niente”.
La Torre rincara la dose: “Penso a chi sta correndo…”
Il pensiero del presidente federale è lo stesso del direttore tecnico La Torre, impegnato piuttosto a selezionare le potenziali punte azzurre in vista dell’appuntamento a cinque cerchi. “Impossibile non essere in sintonia con quanto detto da Mei. Il prossimo 6 aprile a Podebrady, in Repubblica Ceca, vedrò all’opera Fortunato, Palmisano e Trapletti, oltre a Giupponi e Giorgi, per capire chi portare ad Antalya il prossimo 21 aprile, quando 22 coppie staccheranno il pass per Parigi (tre verranno poi selezionate tramite i tempi stagionali) e potremmo cercare di portarne una seconda”.
Perché una sarà certamente composta da Antonella Palmisano e Massimo Stano, campioni in carica della marcia dopo i trionfi di Tokyo 2020. Ma almeno una seconda coppia (con Francesco Fortunato e Valentina Trapletti?) punta a consegnare all’Italia un’altra opportunità di medaglia a Parigi.
Nella lista dei 210 potenziali atleti Fidal non c’è Alex
Nell’elenco dei 210 potenziali atleti che la Fidal ha consegnato al CIO, il nome di Schwazer chiaramente non compare. Ed è evidente come la suggestione di vederlo gareggiare alle olimpiadi, per quanto potesse in qualche modo rappresentare l’ideale chiusura di un cerchio di una vicenda umana e sportiva sulla quale tante (troppe) ombre restano sullo sfondo, rimarrà tale.
L’ultima gara disputata dall’atleta altoatesino risale al 2016, sebbene i dati fatti registrare in allenamento (anche al Grande Fratello Vip) abbiano chiaramente indicato quanto il suo stato di forma sia eccelso. Ma è impensabile che La Torre possa far spazio a Schwazer e lasciare fuori magari Fortunato, che in tal caso si sarebbe garantito la qualificazione “sul campo”. Anche se stavolta non ci sarebbe stata alcuna imposizione dall’alto (tra squalifiche e ritardi) a emettere la sentenza.
Dopotutto la Fidal non avrebbe motivo di “mettersi contro” World Athletics, che in questa vicenda ha già fatto capire di non voler stare affatto dalla parte del marciatore campione olimpico nella 50 km di Pechino 2008. C’entra la politica, c’entrano i rapporti, c’entrano tanti altri fattori: nulla che Schwazer non abbia già ben compreso sulla propria pelle.