È stato bello sognare. Ma il cielo della Croazia ha respinto le velleità azzurre di portare due racchette tricolori all’ultimo atto del tradizionale torneo estivo sulla terra rossa balcanica. Sarebbe stato bello scrivere un altro nome italiano nell’albo d’oro del torneo croato, per giunta un anno esatto dopo l’exploit di Jannik Sinner che batté in rimonta Carlos Alcaraz.
Matteo Arnaldi la rimonta l’ha subita, ad opera di Alexei Popyrin, e ha dovuto rinunciare a centrare la prima finale ATP in carriera. Lorenzo Sonego invece è incappato in una serata storta, battuto in due set dall’eterno Stan Wawrinka, tornato in una finale di un torneo ATP a distanza di 4 anni dall’ultima volta (non siamo ancora ai livelli d’oro di Stanimal, ma il segnale è comunque forte e chiaro).
Tanti rimpianti, insomma, pensando a quel che offriva il campo, tenuto conto che sia Arnaldi che Sonego in qualche modo godevano dei favori del pronostico nei rispettivi incontri. Pronostici ribaltati, anche se le indicazioni rimangono positive per entrambi.
- Arnaldi, la strada è quella giusta
- Da lunedì sarà numero 63 del ranking
- Sonny a singhiozzo
- Due volti e altrettante sconfitte diverse
Arnaldi, la strada è quella giusta
Arnaldi contro Popyrin ha pregustato per un’ora e mezza abbondante il proposito di mettere piede per la prima volta in una finale ATP. Nel primo set ha combattuto con tutte le forze, spuntandola al tiebreak dopo oltre 90’ di gioco.
La stanchezza però strada facendo s’è fatta sentire, e la maggior propensione dell’australiano a giocare questo tipo di partite ha finito per far pendere la bilancia dalla propria parte.
Da lunedì sarà numero 63 del ranking
Il ligure può consolarsi al pensiero che da lunedì sarà numero 63 del mondo, best ranking in carriera: a inizio 2023 era numero 134, sette mesi più tardi ha praticamente guadagnato la metà delle posizioni disponibili.
La sua stagione sulla terra è giunta a conclusione con un bilancio di 23 vittorie e 7 sconfitte, impreziosita dai tornei Challenger vinti a Murcia e Heilbronn, con la gemma più preziosa rappresentata dalla vittoria ottenuta al secondo turno nel Masters 1000 di Madrid contro Casper Ruud.
Per come è maturata, certo la sconfitta contro Popyrin qualche rimpianto se l’è lasciato alle spalle, ma la crescita del sanremese è stata lampante negli ultimi mesi. Ora arriva l’insidiosa trasferta nordamericana (Arnaldi non giocherà l’ultimo torneo sul rosso, a Kitzbuhel), con tanti tornei sul cemento poco congeniali alle sue caratteristiche, ma utili per fare esperienza e cercare di adattarsi a qualsiasi contesto.
Sonny a singhiozzo
Nemmeno Sonego giocherà l’ultimo torneo europeo sulla terra in Austria, ma per lui il bicchiere rispetto ad Arnaldi decisamente è mezzo vuoto.
Perché se è vero che Wawrinka è sembrato rimembrare i fasti di una volta, l’ennesimo stop in un torneo che pareva alla portata del talento torinese aumenta la sensazione che qualcosa ancora manchi per fare il necessario salto di qualità.
Sonego aveva battuto nei due precedenti match disputati a Umago prima Cecchinato, poi in rimonta Munar in una gara nata male ma finita bene. Contro lo svizzero però è mancata la cattiveria per restare aggrappato a un match partito in salita e chiuso senza possibilità di replica.
Due volti e altrettante sconfitte diverse
La parentesi stagionale sul rosso si è chiusa senza gloria, ora almeno la speranza è che sul cemento americano le cose possano tornare a girare per il verso giusto. Fosse approdato in finale, Sonego avrebbe persino operato il sorpasso nel ranking ATP ai danni di Berrettini, che adesso potrà difendersi bene nella trasferta oltre oceano dopo che già a Wimbledon aveva piegato la resistenza dell’amico piemontese.
Che confida di trovare un po’ più di continuità in un momento della stagione nel quale si giocherà tanto, ma con pochi margini d’errore. A Umago il tricolore non tornerà a sventolare come accaduto un anno fa, ma di dati sui quali poter lavorare da qui a stretto giro di posta proprio non ne mancano. Vale per Arnaldi, vale per Sonego: due facce diverse dalle quali leggere una sconfitta, ma pur sempre con la voglia e la necessità di tornare presto a giocarsi una semifinale in un torneo che conta.