I segnali sono quelli giusti: grande con le grandi, perché l’Olimpia Milano è stata costruita per competere con le potenze del continente. E le due vittorie ottenute contro il Barcellona, entrambe con 4 punti di distacco, dimostrano che quando vuole l’EA7 Exchange sa trovare gli argomenti giusti per alzare l’asticella. Nonostante manchino ancora due calibri da 90 come Mirotic e Baron, e con Maodo Lo praticamente a mezzo servizio (anche meno). Ma la rotta è tracciata: conquistare un posto nella parte sinistra della classifica, mai bazzicata da inizio stagione, distante ora un paio di vittorie. Con 11 partite ancora da disputare, come direbbe Obama “si può fare”.
- La settimana chiave: due trasferte da non sbagliare
- Fattore Shields: con lui in attacco è un'altra musica
- Carattere e disciplina, ma occhio alla "paura"
- Adesso torna Mirotic: è l'arma per alzare l'asticella
- L'esempio da seguire: la pazienza di Jannik Sinner
La settimana chiave: due trasferte da non sbagliare
Milano, insomma, è ancora padrona del proprio destino. E la prossima settimana vivrà un passaggio chiave quando, nel giro di 48 ore, affronterà due trasferte delicate ma probabilmente determinati in casa di Panathinaikos (mercoledì) e Anadolu Efes (venerdì). Anche se poi saranno presumibilmente gli scontri diretti a decidere le sorti dell’Olimpia, specie quelli contro Partizan, Baskonia e Monaco (il primo al Forum, i restanti due in trasferta). Messina però sa di poter contare su un roster che adesso ha ripreso piena consapevolezza dei propri mezzi, aspettando che l’infermeria rilasci tutte le munizioni.
Fattore Shields: con lui in attacco è un’altra musica
La vittoria sul Barça, la seconda nell’arco di un mese, porta soprattutto la firma di Shavon Shields. Che nel bene o nel male è la pedina spartiacque: averlo a piena disposizione è una necessità irrinunciabile, perché garantisce quel fabbisogno offensivo di cui Milano non può prescindere. Contro i catalani Shields è stato sontuoso: ha attaccato il ferro, punito i mancati raddoppi, sfruttato praticamente tutte le occasioni che la difesa del Barça gli ha concesso, firmando 23 punti. Di più: ha ribadito che quando sta bene può essere un fattore a qualsiasi livello. E anche adesso che tornerà Mirotic, col quale la convivenza sul parquet non sempre è stata perfetta, è destinato a recitare un ruolo da prim’attore.
L’altra chiave di questa metamorfosi ha il volto del capitano: Nicolò Melli fino a dicembre ha pagato le fatiche estive con la nazionale, di cui è stato anima e trascinatore. Ma da quando ha ritrovato la forma migliore, nella metà campo difensiva il mood è decisamente cambiato. E aver tenuto il Barcellona a 70 punti dimostra che difensivamente l’organizzazione milanese è stata impeccabile.
Carattere e disciplina, ma occhio alla “paura”
L’Olimpia sa di non essere ancora nemmeno lontanamente vicina a quello che è il suo reale potenziale tecnico. Però ha dimostrato di sapere qual è la strada per raggiungere il top. Messina ha chiesto ai suoi di credere in quello che fanno: aveva chiesto carattere e disciplina, è stato ricompensato con una prova perfetta per due quarti, poi “sporcata” da qualche forzatura di troppo e condizionata nel finale dalla paura di sprecare un vantaggio di 20 punti. La paura, fedele compagna di viaggio di Milano in un percorso a ostacoli che sin qui ha riservato poche gioie e tanti dolori. Ma serate come quella del Forum possono realmente aiutare a switchare e cambiare passo.
Adesso torna Mirotic: è l’arma per alzare l’asticella
Adesso molto passerà dal ritorno in quintetto di Nikola Mirotic. Il montenegrino a ottobre, quando tutto girava per il verso sbagliato, ha tenuto spesso e volentieri a galla i compagni: la sua capacità nel caricare di falli le difese potrebbe rivelarsi l’arma giusta per esaltare la qualità ritrovata del gioco corale. Anche perché Napier e McGruder a ottobre non c’erano, e con loro il fit sembra davvero ottimo. Il problema dell’Olimpia però è sempre il solito: trovare continuità nell’arco dei 40’, perché a certi livelli farne bene la metà (o tre quarti) il più delle volte non basta.
L’esempio da seguire: la pazienza di Jannik Sinner
Per provare a risolvere il rebus, Ettore Messina ha pensato bene di prendere a esempio lo sportivo che più di ogni altro oggi riesce a rendere semplici anche le cose difficili. “Quando siamo in campo dobbiamo parlare e fare le cose semplici. Basterebbe avere la palla più spesso dentro l’area per poi riaprirla fuori, giocando molto sui cambi difensivi. È un tema di pazienza. Guardate cosa sta facendo Sinner nei momenti più delicati: resta sempre lì con la testa, non prendendo rischi inutili e non cambiando mai modo di giocare. È proprio quello che dovremo imparare a fare noi”.