Il settebello è servito, e l’Italia al mondiale asiatico ci entra davvero con il vento in poppa. Perché nessuna delle 7 gare di preparazione alla rassegna ha emesso un verdetto diverso da quello più desiderato: 7 vittorie filate e un pieno di fiducia per i ragazzi del Poz, che contro la Nuova Zelanda hanno dovuto sgomitare e non poco per avere ragione dei Tall Blacks, indemoniati dall’arco (a un certo punto erano sopra il 70%: chiuderanno comunque intorno al 50% con 16 tentativi a segno) ma soprattutto insidiosi per via dei centimetri messi a referto sotto canestro.
Un’Italia dalle mille risorse
L’Italia però, come dimostrato abbondantemente in questo mese di test amichevoli, ha tante risorse alle quali attingere: con Melli e Fontecchio a bassi regimi ci pensano Tonut, Polonara e Ricci a indicare la via, sebbene nel quarto quarto la copertina se la prende pure Diouf, determinante con l’energia che porta in campo e i punti che riesce a garantire nella fase decisiva del match.
Per Pozzecco, al di là della soddisfazione per aver centrato la settima vittoria consecutiva, la certezza è di avere tra le mani una squadra che sa come vendere a caro prezzo la propria pelle. Da venerdì contro Angola la posta in palio si farà pesante, ma le spalle degli Azzurri sembrano sufficientemente larghe per sostenerne il peso.
Bombe su bombe
L’ultimo test premondiale ricalca fedelmente quanto già visto 24 ore prima contro il Brasile nell’altra gara della Solidarity Cup di Shenzhen. Contro la Nuova Zelanda, Pozzecco in avvio si affida a Melli, Polonara, Fontecchio, Tonut e Spissu, con gli Azzurri che partono forte e costringono la panchina neozelandese a fermare l’incontro sul 14-7 dopo una prima parte di gara decisamente “caliente”, con un paio di falli che contribuiscono a scaldare gli animi ma anche e soprattutto con Polonara e Fontecchio pronti a punire gli errori della difesa avversaria.
Poi, però, è l’Italia a perdere un po’ la bussola, con Pozzecco che rimedia un fallo tecnico consentendo agli oceanici di rimettersi in carreggiata, anche perché nel frattempo le percentuali dall’arco cominciano a salire senza un freno, con Brown cecchino infallibile (un incrocio tra il sosia del canadese Olynyk e un chitarrista di un gruppo metal, ma il canestro lo vede benissimo) e l’inerzia di colpo ribaltata.
Nel secondo quarto l’equilibrio regna ancora sovrano: gli Azzurri vanno a strappi, faticano a tenersi in scia dei bombardieri neozelandesi che in pratica segnano solo da tre, pur senza riuscire a scappare e subendo poi un mini parziale poco prima dell’intervallo lungo grazie al quale Tonut e Polonara consegnano il 43 pari.
Ma l’inerzia anche dopo il riposo si mantiene favorevole ai Tall Blacks, che ripartono forte (6-0 di parziale) costringendo l’Italia a forzare in più di una circostanza, seppur Spagnolo e Datome riescano a riportarla a contatto dopo l’ennesima grandinata di triple avversarie.
Sorpresa Diouf, certezza Tonut
A conti fatti la partita si decide nel quarto periodo, aperto da un’altra tripla di Spagnolo (parità a 62) e poi indirizzato sui binari desiderati dagli uomini del Poz da altre due bombe, la prima targata dal solito incommensurabile Pippo Ricci (impossibile certificare l’importanza tattica e strategica che riveste all’interno del roster) e poi dall’imprevedibile Diouf, che poco prima aveva realizzato anche un gioco da tre punti.
Non appena però i neozelandesi hanno un briciolo di spazio ricominciano a sparare da tre senza sosta: arrivano 9 punti in un amen e nuovamente l’Italia (che era scappata a +6) si ritrova a inseguire, costretta ad aumentare gli sforzi per ribaltare ancora una volta il punteggio. Tocca a Tonut farsi carico dell’ennesimo ribaltone: canestro in penetrazione per il +1 (78-77), poi dopo un libero segnato da Polonara un gioco da tre punti ancora di Tonut spedisce l’Italia a distanza di sicurezza sul +5 con due minuti sul cronometro. Fontecchio e Spissu dalla lunetta chiudono i conti e i Tall Blacks, nonostante percentuali bulgare dall’arco, sono costretti ad arrendersi. Finisce 88-81, ma il meglio (si spera) deve ancora venire.