Non amano essere al centro del gossip, eppure non passa settimana senza un titolo dedicato alla loro storia d’amore e alla loro famiglia, allargata ma compatta. Ilaria D’Amico è la giornalista e conduttrice che accompagna le giornate calcistiche degli italiani da decenni, ormai. Dai tempi degli esordi, quasi famigliari grazie a Renzo Arbore, ad oggi di tempo ne è trascorso: la fama, la televisione, le amicizie e la riservatezza sono state la sua cifra. Anche quando qualche notizia più scabrosa l’ha sfiorata, la cosa si è poi chiusa lì.
Per quanto riguarda il suo compagno, invece, la celebrità è legata al pallone ma non solo. Gigi Buffon è sempre stato un uomo azzardato, mai banale. E questa doppia intervista al Festival di Trento dimostra, se ci fosse stato bisogno di conferme, quanto diversamente interessante sia questa coppia che ha proclamato con una certa ironia la sorpresa nel sentirsi al centro della notizia.
Buffon-D’Amico: le notti insonni
L’atmosfera è quella di un salotto a teatro, vuoi per la popolarità dei protagonisti,vuoi perché Buffon si rivolge alla D’Amico chiamandola “amore“. Quasi subito arriva la rivelazione sulle notti insonni di lei: “C’è una cosa che non ti ho mai detto: tu la notte mentre dormi, pari. Ogni tanto mi arrivano delle botte”. Gigi replica: “Sono le parate che non ho fatto”.
La scaletta c’è, ma Buffon si prende i suoi spazi, come sempre: “È tutta la vita che vado a braccio, mi è sempre andata bene…”, ammette. “Ero il capitano della Nazionale e farmi intervistare dalla mia compagna creava imbarazzo. Sei stata più brava di me. Eri una giornalista affermata e super partes”.
Lo stesso imbarazzo che Buffon vive quando ripensa alle sue discusse affermazioni giovanili e a qualche colpo di testa, dovuto alla sua incosciente impulsività: “Dice sempre che vorrebbe cancellarle tutte”, racconta la D’ Amico.
Buffon: la carriera infinita
“Una volta una giornalista russa mi chiese se puntavo a diventare come Lev Jascin. Io risposi: “Perché non addirittura meglio? Ho ancora vent’anni davanti, non poniamoci limiti”.
Conte, Ancelotti e gli altri (allenatori)
I risultati parlano meglio e più del campione, che ha offerto però una immagine di sé molto sferica: “Sono perfezionista, dopo un errore mi torturo. Però non riesco a provare odio verso qualcuno. L’ odio a priori nello sport umilia l’ uomo. A Conte voglio un bene dell’ anima, non potrò mai muovergli qualche appunto. Capisco che il tifoso ci sia rimasto male, ma va stimato a prescindere. Alla Juve ha dato tanto e ha ricevuto tanto”. A tale proposito, Buffon ha espresso la sua opinione su alcuni degli allenatori che più hanno inciso nella sua carriera, e nella sua vita: Conte è stato l’ allenatore “più duro, Ulivieri e Allegri i più simpatici, Sarri il più pignolo, Scala il più severo e Ancelotti il tecnico cui devo di più”.
La BBC invece è stata qualcosa di irripetibile: “Con Bonucci Chiellini e Barzagli c’ è un legame di fratellanza, attrazione.Il segreto è volerci bene: con loro sento che nulla è impossibile”.
Buffon e CR7
Anche con Ronaldo c’ è stata immediata sintonia: “L’ ho sempre stimato nonostante i gol pazzeschi che mi ha segnato. Dopo la rovesciata gli chiesi: “Ma quanti anni hai?”. Lui: “Ne ho 32. Mica male no?”. E io pensai: “Che figlio di una portoghese…””.
Proprio la D’Amico ha ricordato che fu CR7 a consolarlo quando il sogno Champions si infranse: “Mi dispiace” . Ora che giochiamo insieme spesso ci dedichiamo 2-3 minuti di dialogo per approfondire certe cose. È stata una grande scoperta. Gli auguro di vincere il Pallone d’ oro con la Juve: significherebbe che noi abbiamo vinto qualcosa di importante in Europa”.
D’Amico-Mourinho, la verità
Anche Gigi si diverte a fare l’ intervistatore e torna sull’ episodio D’ Amico-Mourinho durante il Fifa Best Player, trattato dai social come una gaffe: “In realtà era tutto concordato – chiarisce la conduttrice – Mou stesso aveva suggerito la risposta, era previsto che lasciasse la sala”.
Gigi e il ritorno alla Juventus
Il suo ritorno alla Juventus ha gettato qualcuno nello sconcerto, in altri il sospetto che il desiderio, la voglia di vincere quella Coppa fosse più forte di qualunque altro obiettivo: “A Parigi ho fatto un’ esperienza bellissima e grazie al Psg ho deciso di non smettere di giocare. Però a febbraio ha preso il sopravvento la parte del padre. Mi sono detto: che cosa ci sto a fare qui a 41 anni con tre figli? Credo di avere fatto la scelta più bella perché non li penalizzo. E poi era giusto chiudere il cerchio alla Juve, dove ho la stima di tutti”.
Quando smetterà di giocare
La battuta finale: “Quindi ti ritiri?”. “Macché, ho ancora 10-12 anni davanti…”. Bene, così.
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