Pro Evolution Soccer dribbla il calciatore poco conosciuto e vince.
Il giudice del Tribunale Civile di Modena ha respinto la richiesta di un ex calciatore della Primavera del Modena Calcio di far condannare a un risarcimento di almeno 140 mila euro il produttore del celebre videogioco di calcio.
Il calciatore modenese – stando a quanto si legge sulla ‘Gazzetta di Modena’ – aveva diffidato la Konami Digital Entertainment, produttrice del videogioco Pes, già nel 2011. Riteneva infatti che fosse stato illecito inserire la sua immagine nei menù interattivi delle edizioni Pes 2009 e 2010 utilizzando le immagini che gli erano state scattate nel 2005, quando militava nella Primavera del Modena. Sosteneva di non aver mai dato il consenso per quell’utilizzo e che il suo inserimento nella rosa dei giocatori virtuali nei menù ledeva il suo diritto alla riservatezza. Per questo chiedeva l’ingente risarcimento danni e anche il ritiro dalla produzione e dalla commercializzazione delle due edizioni di Pes.
La Konami Digital si è difesa dimostrando di aver avuto una liberatoria dalla società che aveva venduto le sue foto, la Aflo Ltd, che a sua volta avrebbe avuto una liberatoria dal Modena Fc. Inoltre, le foto erano state scattate quando il calciatore era maggiorenne. Il Modena Fc ha aggiunto un dettaglio importante: un documento prova che i genitori stessi del giovane atleta avevano concesso già nel 2004 il diritto di utilizzare immagini e nome del calciatore autorizzando la loro cessione a terzi del diritto di utilizzo “anche a titolo oneroso”.
Il giudice ha ritenuto infondate le richieste del calciatore, basandosi su una precedente sentenza del Tribunale Civile di Modena: “C’è consenso tacito alla diffusione della propria immagine da parte di chi si sottoponga spontaneamente a una serie di fotografie senza remunerare il fotografo di cui si assume lo scopo di diffusione in vista di altra e diversa remunerazione con la conseguenza che il soggetto fotografato ‘auspica e vuole’”.
Quanto al danno patrimoniale, non c’è, spiega il giudice citando la sentenza-pilota del 2015: non si parla di un calciatore circondato da un’aura di notorietà e quindi non può attirare tifosi che diventano clienti per chi vende la sua immagine. Inoltre la sua immagine non è monetizzabile dato che era intercambiabile sul menù.
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