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Che fine ha fatto Ivan “Bam-Bam” Zamorano: da scarto del Bologna a bomber di Real Madrid e Inter

La storia di uno degli attaccanti più iconici degli anni, Ivan "Bam-Bam" Zamorano. Il bomber caduto dal cielo che ha fatto la fortuna di Real Madrid e Inter

Ultimo aggiornamento:

Matteo Morace

Matteo Morace

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La multimedialità quale approccio personale e professionale. Ama raccontare lo sport focalizzando ogni attenzione sul tempo reale: la verità della dirette non sono opinioni ma fatti

Da scarto del Bologna a iconico bomber di Real Madrid e Inter negli anni ’90, passando per la prima esperienza in Europa nel campionato svizzero. Ivan Zamorano si è ritagliato il suo posto nella storia e nel cuori dei tifosi, soprattutto nerazzurri, per lo spirito di sacrificio, la voglia di mettersi a completa disposizione della squadra, i tanti gol, soprattutto di testa – nonostante non arrivasse al metro e ottanta di altezza -, e quel numero 9 scissosi in un 1+8 per Ronaldo.

Quel particolare allenamento per il colpo di testa

Di tutto il repertorio di Ivan Zamorano, c’è una caratteristica che “spicca” sulle altre: il colpo di testa. Pur non essendo particolarmente alto, 1,78 m, in carriera ha realizzato tantissimi gol con questo fondamentale, questo perché sopperiva alla mancanza di centimetri con un tempismo da grande attaccante e, soprattutto, con un’elevazione notevole.

Una caratteristica allenata in casa da bambino, come rivelato dallo stesso Zamorano, saltando sempre più in alto fino a riuscire finalmente a colpire il lampadario in soggiorno. Metodo particolare, ma sicuramente funzionale visti i risultati che portarono Jorge Valdano ad affermare che Ivan non saltava, cadeva dal cielo.

Il passaggio mancato al Bologna e l’arrivo in Europa

Bam-Bam, questo il suo soprannome, nasce il 18 gennaio 1967 a Santiago del Cile e inizia a giocare a calcio nelle giovanili del Cobresal, squadra del campionato cileno con cui debutta tra i professionisti nel 1985. Dopo essersi messo in mostra in patria, dove vince la Coppa nazionale, decide di fare il grande salto e trasferirsi in Europa.

La prima squadra a interessarsi a lui è il Bologna, che però lo scarta dopo un provino perché considerato non ancora pronto. Zamorano si accasa quindi al San Gallo in Svizzera, dove a suon di reti (37 in 61 partite) attira le attenzioni del Siviglia, che lo acquista nel 1990.

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Snobbato dal Real nonostante i gol

Dopo due stagioni tra le file dei Rojiblancos, riceve la chiamata dal Real Madrid, chiamata che ovviamente accetta di buon grado. Con i Blancos esplode definitivamente, contribuendo con 28 reti, che gli valgono anche il premio Pichichi (capocannoniere del campionato spagnolo), allo scudetto vinto nella stagione 1994-95.

Nonostante i tanti i gol (103 in 171 presenze) messi a referto con la maglia blanca, compresa una tripletta nella storica manita rifilata al Barcellona nel 1995, Zamorano, che non è mai stato un giocatore dalla tecnica cristallina, non viene considerato all’altezza di quel Real pretenzioso da alcuni suoi compagni di squadra, si parla di Laudrud e Raul, e questo comporta la sua cessione all’Inter nel 1996 per 4 miliardi di lire.

Idolo in nerazzurro

Otto anni dopo essere stato scartato dal Bologna, Zamorano riesce finalmente ad approdare in Serie A. Il livello delle difese italiane e la forte competizione nell’attacco dei nerazzurri, portano però Bam Bam ad abbassare la propria media gol all’Inter, con cui comunque realizza 40 reti in 149 presenze.

Poco importa ai tifosi nerazzurri, che iniziano ad amarlo incondizionatamente per la sua capacità di giocare per la squadra, all’Inter si abbassano i gol ma si alzano considerevolmente gli assist, e soprattutto per la grinta che mette in campo, come affermato dallo stesso cileno in un intervista del 2008 a La Gazzetta dello Sport:

Nessuno ha mai lasciato San Siro pensando ‘Però, se Ivan avesse rincorso quel pallone…’: li rincorrevo tutti”.

Un amore ricambiato dallo stesso Zamorano, come si può apprendere da un’intervista del 2019 rilasciata dal cileno a gianlucadimarzio.com: “Che sia a Milano, a San Siro oppure all’estero, quando guardo l’Inter provo emozioni fortissime, è speciale per me. Ho sempre dato tutto per i colori nerazzurri, lottando per vincere e divertirmi sul campo”. Nel corso della sua esperienza all’Inter raggiunge due finali di Coppa UEFA, la prima persa contro lo Schalke 04 e la seconda vinta contro la Lazio, andando a segno in entrambe le occasioni, a dimostrazione che, anche se “pochi”, i gol rimanevano comunque buoni.

Fonte: ANSA

Ivan Zamorano esulta dopo il gol contro la Lazio nella finale di Coppa Uefa il 6 maggio 1998

Il 9 ceduto a Ronaldo e quell’iconico 1+8

Poco dopo Zamorano all’Inter arriva anche Ronaldo, a proposito di competizione interna in attacco, e proprio al Fenomeno è dovuto il cambio di numero di maglia più famoso degli anni ’90, quello che porta Bam Bam ad abbandonare il n°9 e sostituirlo con il celebre 1+8. A raccontare come giunse a questa scelta particolare è lo stesso attaccante cileno sempre nel corso dell’intervista rilasciata a gianlucadimarzio.com:

Dopo i Mondiali del 1998, Ronaldo stava vivendo un periodo particolare. Da Moratti a Mazzola, passando per Suarez e gli altri dirigenti e tutti i miei compagni, tutti eravamo consapevoli che era il momento di far sentire a Ronnie la nostra fiducia, di fargli capire quanto fosse unico per noi. Ci voleva qualcosa che lo stimolasse, io sapevo che gli sarebbe piaciuto vestire la mia numero 9. Decisi di lasciargliela e Sandro Mazzola mi fece: “Dai Ivan, puoi sempre fare una somma. Il 18, il 27, decidi tu”. La somma… Quella parola mi rimase impressa. “Posso farla per davvero”, pensai. Andai a chiedere a Moratti se fosse possibile aggiungere un “più” tra i due numeri. Una volta ottenuto il permesso, affidai questo compito a Paolo e Claudio, i magazzinieri. Dopo qualche giornata di campionato con il nastro adesivo incollato sulla schiena, la mia maglietta diventò la più richiesta nei negozi. A quel punto, la Nike cominciò a produrle con il + già stampato

Fonte:
Ivan Zamorano con il compianto Giacinto Facchetti

Cosa fa oggi

Terminata la sua esperienza all’Inter nel 2001 si trasferisce in Messico al Club América, per poi tornare in patria al Colo Colo nel 2003 per terminare la carriera. Carriera che viene di fatto chiusa in anticipo da una squalifica di 11 giornate per aver aggredito l’arbitro. Un gesto non da lui che lo porta ad appendere gli scarpini al chiodo a 36 anni, ma non prima di aver salutato tutti i tifosi delle squadre in qui ha giocato, con il Santiago Bernabeu e San Siro che gli riservano un tributo che lo fa scoppiare in lacrime.

Oggi Zamorano è ancora legato al mondo del calcio, in cui lavora come procuratore sportivo. Ha un’agenzia insieme a un altro ex giocatore cileno, Hugo Rubio, che da spazio prevalentemente ai giovani suoi connazionali e continua a pensare all’Inter, a cui suggerisce i giovani interessanti da lui scoperti.

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