Nuovo lutto nel mondo del calcio: a 77 anni è morto Sergio Gori, detto Bobo. L’ex attaccante si è spento nella notte alla Multimedica di Sesto San Giovanni, dove era ricoverato da circa 15 giorni. E’ stato uno dei pochi calciatori italiani a vincere più scudetti in diverse squadre: 4, due con l’Inter, uno con il Cagliari ed uno con la Juventus. Per una singolare coincidenza solo cinque giorni fa era morto un altro ex calciatore suo quasi omonimo, Massimo Gori anch’egli detto Bobo, ex allenatore del Rimini, per un malore improvviso a 62 anni.
- Morto Gori, perché lo chiamavano Bobo
- Morto Gori, la carriera del campione
- Dopo il calcio l'apertura dei ristoranti
- Il rimpianto dell'ex bomber
- Il record delle multe e il no alla Nazionale
Morto Gori, perché lo chiamavano Bobo
Massimo Gori venne ribattezzato Bobo perché assomigliava a Boninsegna, Sergio Gori invece deve l’appellativo ad un’altra ragione, come lui stesso spiegò:
«Fu il viareggino Giorgio Barsanti, attaccante dell’Inter del 1945-46. Ero appena nato e lui, rivolto a mio padre mi battezzò così: è nato Bobo».
Morto Gori, la carriera del campione
Nato a Milano il 24 febbraio 1946, esordì giovanissimo nell’Inter del “mago” Helenio Herrera, partecipa con 10 presenze ai due scudetti vinti nel 1964-65 e nel 1965-66 e alla conquista della Coppa dei Campioni (1964-65) e a quella della Coppa Intercontinentale conquistata sempre nel 1965. Poi, dopo una tappa a Vicenza, nel 1968 il trasferimento a Cagliari, dove nel 1969-70 conquista lo storico scudetto degli isolani, giocando in attacco a fianco di Riva.
Il suo passaggio al Cagliari assieme ad Angelo Domenghini permette lo scambio all’Inter di Roberto Boninsegna. Passa alla Juventus con la dote di capocannoniere della stagione 1974-75 e con Gigi Riva infortunato. Con i bianconeri vince un altro scudetto (edizione 1976-77) più la Coppa Uefa. Nell’estate del 1977 passa al Verona, dove chiuderà in serie A la sua carriera.
Dopo il calcio l’apertura dei ristoranti
Il padre Pietro aveva aperto un ristorante “Colline Pistoiesi”, a “Pianeta calcio” Gori disse: «Mio padre, originario di Altopascio, è stato tra i primi a portare la cucina toscana a Milano. Da tifoso sfegatato dell’Inter, fece in modo che quel locale diventasse un covo nerazzurro».
Poi c’era l’Assassino di proprietà di Ottavio Gori, fratello di Pietro e zio di Sergio. «Non ho fatto altro che rispettare le tradizioni di famiglia rilevando le Colline Pistoiesi, anche perché mio padre nel frattempo era venuto a mancare. Dal pallone alla ristorazione». Lo lascerà alla sorella, aprendo altri locali: l’ultimo, il decimo, si chiamava “Cento Pizze”.
Il rimpianto dell’ex bomber
Aver lasciato il mondo del calcio era un suo cruccio:
«Potessi tornare indietro farei di tutto per rimanere nell’ambiente. Anche con piccoli incarichi. Non hai idea della potenza che ha il calcio: può aprirti mille porte e darti cento opportunità in più. Ma in quel momento ero veramente esausto. Ho smesso di giocare quando mi sono accorto che arrivavo per ultimo agli allenamenti ed ero il primo ad andare via. Ne avevo abbastanza. Dopo vent’anni di pallone ho preferito dare un taglio netto e cambiare aria. Ma oggi non lo farei più».
Il record delle multe e il no alla Nazionale
Al Guerin Sportivo rivelò: «Nel 1969 sono stato il giocatore più multato dell’Inter: pagai 1.200.000 delle vecchie lire perché chiedevo più spazio. E lo stesso mi è successo con Valcareggi. Non mi fece giocare in un’amichevole a Cagliari con la Spagna. Pochi giorni dopo gli telefonai per dire addio alla Nazionale».