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Calciomercato: senza decreto crescita ecco tutti gli affari che rischiano di saltare

Frustrazione dal mondo del calcio per la decisione di abolire il decreto crescita. Le conseguenze saranno visibili già dal mercato di gennaio

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Alessio Raicaldo

Alessio Raicaldo

Sport Specialist

Un figlio che si chiama Diego e la tesi di laurea sugli stadi di proprietà in Italia. Il calcio quale filo conduttore irrinunciabile tra passione e professione. Per Virgilio Sport indaga, approfondisce e scandaglia l'universo mondo dello sport per antonomasia

Terremoto nel calcio italiano. No, stavolta non c’entrano doping, scommesse e quant’altro di losco possa essere avvenuto all’interno del torbido mondo pallonaro. Il problema, in questo caso, ha radici diverse e si riconduce al benedetto decreto crescita in vigore dal 2019 e spazzato via con un colpo di spugna dall’attuale governo. Se i club di Serie A auspicavano quanto meno in una proroga fino alla fine di febbraio, da ieri anche questa speranza è stata vanificata con potenziali gravi conseguenze nell’immediato futuro.

Il decreto crescita: perché era importante

Dai botti di Capodanno a quelli di calciomercato. Ma occhio a questi ultimi, perché rischiano di restare un’utopia. Dal primo gennaio infatti il decreto crescita e i benefici da esso derivanti saranno soltanto un ricordo per i nostri club che dovranno regolarsi di conseguenza. Ma facciamo un passo indietro per spiegare quale era il vantaggio di questo provvedimento: sostanzialmente le società italiane potevano acquistare giocatori dall’estero quasi dimezzando il peso degli ingaggi a bilancio: tassazione ridotta fino al 50 %.

La rabbia di Lotito e la reazione del mondo del calcio

Toni accesi, raccontano i cronisti parlamentari, nella discussione avvenuta in Consiglio di Ministri. La replica del mondo del calcio non si è fatta attendere. “Perderemo competitività” è un po’ il sentiment comune con Claudio Lotito che non ha esitato nel definire una fesseria la decisione del Governo. La Figc in tutto questo sperava in una eliminazione graduale del decreto, ipotesi però non presa in considerazione dalla Lega di Salvini che ha voluto anche lanciare un segnale di rigidità all’elettorato abolendo quello che era un privilegio.

Le conseguenze pratiche: il Milan tra possibili arrivi e rinnovi

Ma andiamo a vedere all’atto pratico cosa cambierà. Le conseguenze le potremo ammirare già tra qualche giorno, nell’imminente sessione di gennaio. Chi aveva ipotizzato di andare a fare compere all’estero dovrà probabilmente rivedere i propri piani. Facciamo un esempio: il Milan farà fatica a concedere a Guirassy i 5 milioni di euro netti a stagione richiesti perché gli verrebbero a costare praticamente il doppio. Anche sul fronte rinnovi non sarà semplice gestire la situazione: che ne sarà di Maignan e Giroud?

La situazione delle altre big

Ma naturalmente non ci saranno soltanto i rossoneri a risentire della nuova situazione. Basti pensare alla ricerca di un centrocampista da parte della Juventus: sarà ancora possibile strappare alla ricca Premier un centrocampista come Hojbjerg? Chi aveva già anticipato qualche mossa è stata l’Inter, con i rinnovi già fatti di Mkhitaryan e Darmian. Neppure Buchanan, unico obiettivo immediato per i nerazzurri, appare un problema dato l’ingaggio basso percepito attualmente dal laterale canadese. Poi c’è il Napoli, che aveva appena deciso di dare 10 milioni netti all’anno ad Osimhen.

Quale futuro per il calcio italiano?

Insomma, un’altra bella gatta da pelare con la Serie A che “auspica che il Parlamento possa correggere questo errore che danneggia non solo il calcio italiano ma tutto lo sport“. Il sospetto della Lega Calcio è che non sia stato compreso il valore di questo mondo da un punto di vista economico, sociale e culturale. Il rischio è che si vada ad incrementare il divario con gli altri club stranieri, già oggi un bel pezzo avanti rispetto ai nostri. In particolar modo quelli della Premier. In attesa che studino nuove mosse per cercare di colmare il gap.

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