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Camerun, impresa e dolore. Brasile, si salva solo il nuovo Kakà

Non basta il gol di Aboubakar ai Leoni Indomabili, che vengono eliminati. Nella verdeoro grande prova dell'attaccante dell'Arsenal, che ha origini italiane

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

Per il Brasile era poco più di una formalità, per il Camerun tutt’altro. Ma il successo della Svizzera ha reso in ogni caso inutile il gol nel finale di Aboubakar, che non è bastato, nonostante sia stato il primo a perforare la difesa brasiliana in questo Mondiale. Segno di una chiara inversione di tendenza rispetto alle selezioni che storicamente hanno sempre solleticato la fantasia di tutti gli appassionati. Il futbol bailado infatti si vede a tratti, ciò che conta è l’organizzazione difensiva. Che giochino Thiago Silva e Marquinhos o Bremer e Militao, poco cambia. Primo, non prenderle: con tanti saluti alla filosofia di gioco delle spiagge di Copacabana. Ma con ottime possibilità di vincere il sesto campionato del Mondo esattamente vent’anni dopo il successo in Corea: Corea del Sud (avversario agli ottavi) permettendo.

Martinelli, occasione sfumata per l’Italia

Questo non vuol dire che il Brasile, contro il Camerun, non abbia provato a vincere. Tite ha schierato la squadra con una sorta di 4-2-4: Antony e Martinelli ai lati, Gabriel Jesus e Rodrygo punte centrali. Ed è stato l’attaccante dell’Arsenal, senza alcun dubbio, il giocatore che più si è messo in mostra. E dire che poteva essere arruolato dall’Italia: nato in Brasile, Martinelli ha anche il passaporto italiano per via degli antenati di papà Joao Carlos. Ma il 20 maggio 2019 venne convocato da Tite per prendere parte agli allenamenti con la nazionale brasiliana in vista della Copa América, senza tuttavia debuttare con la maglia verde-oro. Nel marzo 2022 venne poi convocato in vista delle sfide contro Cile e Bolivia, valevoli per le qualificazioni ai Mondiali 2022, facendo il suo esordio subentrando nella ripresa della sfida vinta 4-0 contro i cileni. Insomma, occasione sfumata per l’Italia.

Martinelli: il nuovo Kakà

Contro il Camerun, Martinelli è piaciuto soprattutto nel primo tempo: partendo largo a sinistra, si è reso spesso pericoloso cercando la conclusione di destro, impegnando sovente Epassy. E’ solo alla quinta presenza in Nazionale: ma in molti, rivedono in lui le movenze di un illustre predecessore che ben conoscono in Italia, Kakà. Quest’anno all’Arsenal è impiegato stabilmente al fianco proprio di Gabriel Jesus: per lui fino alla pausa per i Mondiali, cinque gol in 19 presenze. A calcio ha giocato tanto, ma non in strada come tantissimi bambini brasiliani. Gioca soprattutto a scuola. Il pallone è un passatempo fino ai 12, 13 anni. Poi comprende che può anche diventare il suo futuro.

Klopp: “Martinelli? Incredibile”

“Il mio idolo era Ronaldo, lo amavo. Il suo soprannome dice tutto: il Fenomeno. Avevo anche un altro idolo, mio padre. Mi accompagnava sempre agli allenamenti con il Corinthians, un club molto importante in Brasile. Mi trovavo benissimo, poi mio padre ha iniziato un nuovo lavoro a Itu e ho dovuto lasciare. E’ stata una decisione difficile. Ci siamo spostati a 100 chilometri di distanza, io avevo 13 anni e non capivo il perché di questo cambiamento. Ma all’Ituano sono cresciuto moltissimo come giocatore, sono diventato più maturo”. Dicono di lui: “Martinelli è un talento che nasce una volta ogni cent’anni, un attaccante incredibile”. Firmato, Jurgen Klopp. Uno che un po’ s’intende, di calcio.

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