Nella fin qui esaltante avventura di Stefano Pioli al Milan, le partite contro l’Atalanta hanno spesso rappresentato un punto di svolta. Lo scorso 23 maggio il netto 3-0 a Bergamo nell’ultima giornata di campionato consentì ai rossoneri di conquistare la certezza del ritorno in Champions League dopo sette anni oltre che il secondo posto in campionato, mentre un girone prima nonostante la sconfitta casalinga contro i nerazzurri il Diavolo si assicurò il platonico titolo di campione d’inverno.
Quest’anno, invece, il 3-2 prima della sosta ha certificato le ambizioni di Kjaer e compagni di lottare fino alla fine per lo scudetto, dopo un inizio di campionato che parla di sei vittorie e un pareggio, in casa della Juventus.
Tutto, però, parte dalla disfatta del 22 dicembre 2019, quando la sconfitta per 5-0 subita nell’allora “Azzurri d’Italia” fece traballare la panchina dello stesso Pioli.
Poi accadde ciò che tutti sanno, la lunga pausa per il lockdown, dopo la quale il Milan cambiò letteralemnte marcia, al punto che i dirigenti a sconfessare il piano di puntare sul manager-allenatore Ralf Rangnick per dare fiducia allo stesso Pioli.
In una lunga intervista concessa a ‘Il Giornale’, Stefano Pioli è tornato proprio su quei momenti: “Già a gennaio 2020 ho colto il cambiamento, che coincideva con l’arrivo di Ibra e Kjaer. Durante il lockdown, può sembrare curioso, abbiamo avuto tutto il tempo per entrare in sintonia da remoto. Quando siamo tornati a Milanello, pur dividendo la squadra in quattro gruppi, abbiamo ricavato la sensazione che ci conoscessimo meglio”.
“Voci su Rangnick? Io non mi sono mai sentito precario. Ho sempre creduto alle parole di Gazidis, che poche ore prima della sfida con il Genoa disse davanti ai calciatori che eravamo tutti sotto esame ma di non dare retta ai media perché nessuna scelta era stata fatta. Per questo non mi sono mai sentito fuori dal Milan, neanche quando i giornali facevano i titoloni sul tedesco. Obiettivi? Per vincere non bastano diciotto mesi di eccellenti prestazioni, dovremo avere continuità. Le avverarie sono sempre le stesse, comprese Atalanta e Juventus”.
Eppure, il contratto di Pioli risulta ancora in scadenza nel prossimo giugno. Il tecnico emiliano è fiducioso: “Nella mia testa il contratto con il Milan non ha scadenza. Ho un rapporto simbiotico con Maldini, Massara e Gazidis. Sto bene e Milanello e abbiamo le stesse ambizioni. Non mi sento diverso da quello di cinque anni fa”.
Chiusura sul delicato passaggio di consegne tra Gigio Donnarumma e Mike Maignan e in particolare sulla scelta del portierone della Nazionale, reduce dalla dura contestazione di San Siro.
Pioli risponde anche a Mino Raiola, che ha accusato il Milan di non proteggere Gigio:
“Gigio ha dato tutto per il Milan fino all’ultimo giorno e il club ha ricambiato proteggendolo e pagandolo fino all’ultimo giorno. Il presidente Scaroni è intervenuto il giorno prima di Italia-Spagna chiedendo che non venisse accolto con i fischi. Poi entrano in gioco la passione e i sentimenti. L’enorme relazione che c’è tra la tifoseria e il calciatore è fatta di tanto amore ma anche di tanto dispiacere”.
Su Maignan: “Quando giochiamo contro un rivale europeo in genere guardiamo diverse partite degli avversari con il mio staff. Mike mi aveva colpito nelle partite in cui lo avevamo visionato. Poi quando è arrivato a San Siro l’ho visto e sentito partecipe con i suoi compagni. Mike dà sempre il 105%, è sempre concentrato, curioso fino a rasentare la diffidenza. Vive con intensità non solo la partita ma anche la settimana. È un maniaco della preparazione”.