Untu e Jigan Zinaida, marito e moglie, 62 e 60 anni, si sono rivolti a un legale per trascinare Valentino Rossi (e il padre Graziano quale rappresentante della società Domus Mea) davanti al giudice del lavoro di Pesaro, affinché paghino loro sei mesi di indennità risarcitoria e cinque anni di straordinari non percepiti. Lo riferisce il ‘Resto del Carlino’
I due moldavi hanno lavorato per dieci anni come custodi della villa di Valentino Rossi, in strada dei Mandorli a Tavullia. Poi, alla vigilia di Natale del 2016, si legge sul quotidiano, sono stati licenziati “perché la villa veniva posta in vendita e si scioglieva la società (Domus Mea, legale rappresentante Graziano Rossi) che ne deteneva la proprietà”. Infatti diventava proprietario della villa l’unico socio, ossia Valentino Rossi.
L’indennità è stata calcolata con uno stipendio mensile per Victor di 2600 euro, per la moglie che svolgeva le pulizie per 1600 euro, compresivi di 13° e Tfr. La somma degli straordinari non pagati ammonterebbe a 89mila euro, per una richiesta totale di 114mila euro.
A proporre la causa di lavoro per conto della coppia di ex custodi è l’avvocato Mario Del Prete, che dice: “Ho chiesto al giudice di interrogare Valentino Rossi perché confermi di aver detto nel 2006, al signor Untu, di espletare tutto il lavoro necessario per il buon mantenimento e conservazione del complesso come se fosse casa sua. Chiediamo che il giudice condanni in solido i Rossi, padre e figlio, al pagamento di quanto spetta ai miei clienti, licenziati in maniera traumatica il 24 dicembre e il 27 dicembre del 2016”.
Tutt’altra opinione quella degli avvocati di Valentino Rossi, ossia Virgilio Quagliato (legale di fiducia della Cgil provinciale) e Giacomo Cancellieri, i quali negano che gli ex custodi abbiano fatto straordinari per il principio che è il datore di lavoro a doverli richiedere, e Valentino non li ha mai pretesi visto che non c’era mai, e soprattutto contestano che i lavori di manutenzione a giardino e piscina siano stati fatti dai custodi.
SPORTAL.IT