“Qualora ci fosse un caso di positività al Coronavirus in Serie A potremmo valutare l’ipotesi di interrompere il campionato”. Queste parole, pronunciate dal presidente della Figc Gabriele Gravina, sembrano vecchie di anni e invece risalgono a 40 giorni fa.
Quel che è successo è noto con lo stop al campionato stabilito il 9 marzo, due giorni prima che venisse trovato positivo Daniele Rugani, il difensore della Juventus primo calciatore della Serie A contagiato 72 ore dopo la partita contro l’Inter. Ne sarebbero seguiti altri, eppure proprio al caso di Rugani si è riferito polemicamente Romelu Lukaku durante una diretta social.
L’attaccante dell’Inter, tornato da qualche giorno in Belgio dopo aver affrontato la prima parte della quarantena in Italia, non si è risparmiato un’uscita destinata a far discutere: “È stato necessario che fosse positivo un giocatore della Juve per mettere tutti in quarantena? Non è normale. Perché dobbiamo giocare se nel mondo c’è gente che rischia la vita?” le parole dell’ex Manchester United durante una diretta Instagram organizzata dalla Puma, il suo sponsor tecnico.
Come in un’intervista rilasciata pochi giorni dopo lo stop al campionato, Lukaku ha poi rivelato di sentire la mancanza del calcio e degli allenamenti: “Il calcio mi manca, però adesso l’importante è la salute della gente. Tutto il resto è secondario. Ciò che mi manca di più è il ritmo gara, la competizione con l’avversario, lo stadio pieno, l’affetto del pubblico. Sto sfruttando questo momento per analizzare le mie ultime prestazioni, anzi, più in generale tutto quello che ho fatto negli ultimi sei mesi. Si può sempre migliorare nel calcio”.
Il belga ha anche parlato del proprio stile di gioco: “Io vivo per fare gol, ma devo essere sempre pronto ad aiutare i miei compagni. Le statistiche personali hanno poca importanza. Negli ultimi metri bisogna essere dinamici, attaccare lo spazio con i tempi giusti”.
Infine un accenno agli idoli interisti del passato: “Ho amato Adriano, che con la maglia dell’Inter ha fatto grandi cose. I miei primi ricordi legati al calcio internazionale risalgono alla Coppa del mondo 1998: tempi in cui Ronaldo il Fenomeno dimostrava di avere una classe superiore. Poi è andato al Real Madrid”.
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