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Cosa sta succedendo in Cina? Tutte le restrizioni sugli esports

Sono in atto una serie di provvedimenti di censura da parte del governo per i player esports e amatoriali.

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Luigi Di Maso

Luigi Di Maso

Giornalista

Giornalista sportivo e professionista nel mondo della comunicazione digitale. Lavora insieme a club, leghe e brand nel mondo del calcio. È ormai da anni una delle anime del Social Football Summit di Roma. Per Virgilio Sport cura gli approfondimenti relativi all’intreccio tra i mondi del calcio, della comunicazione e del marketing

Cosa sta succedendo in Cina? Tutte le restrizioni sugli esports

La Cina è da sempre considerata uno dei paesi più all’avanguardia per quanto riguarda il mondo dei videogames e dell’esport, a tal punto da esser stato il primo paese in assoluto a regolamentare ed ufficializzare la figura del videogiocatore, ponendosi come esempio pionieristico per tutte le altre nazioni. Strutture come palestre ed università sono state create appositamente per supportare lo sviluppo dei players, che sono considerati dei veri e propri atleti. Non a caso i migliori team del mondo esport provengono proprio da lì. Differente tipo di mentalità che si riflette nei risultati.
Da qualche mese però, le notizie che ci provengono in questo ambito sono tutt’altro che positive. Questo perché sono in atto una serie di provvedimenti da parte del governo, che in teoria avrebbero a cuore l’interesse dei cittadini , ma che in pratica finiscono per essere una vera e propria forma di censura per gli stessi. Parte di questi divieti colpisce la sfera dei videogames, finendo per impattare notevolmente sull’intero mondo esport.
Il primo divieto riguarda i minorenni che potranno giocare al massimo per tre ore alla settimana e solo nei week-end e nei festivi, tassativamente tra le 20 e le 21.
A varare le nuove restrizioni è il National Press and Publication Administration (NPPA), supportato dal governo cinese che ha recentemente attuato una serie di strategie volte a migliorare il “benessere delle persone”. Le restrizioni per i videogiocatori minorenni farebbero parte di questo ampio piano. È evidente come il settore più colpito da queste decisioni, sia, senza ombra di dubbio, quello esport che spesso rappresenta una vera e propria fucina di giovani talenti. Provvedimenti, che secondo molti degli addetti ai lavori avranno conseguenze disastrose per l’intero settore competitivo.

L’ultima notizia ci arriva direttamente dal South China Morning Post, e riguarda il divieto assoluto all’interno dei videogiochi di contenuti “Yaoi”, ossia a personaggi maschili con tratti nel comportamento e nell’aspetto femminili. Il nuovo provvedimento parte innanzitutto dall’ambito televisivo, e successivamente viene allargato al mondo dei videogames. Secondo il governo cinese, questo tipo di contenuti rappresentano dei “valori sbagliati” e quindi da non promuovere, specialmente in un mondo popolato da giovani. Secondo la notifica giunta alle compagnie di produzione inoltre, sarà viatata anche qualsiasi storia di amicizia “troppo stretta” tra personaggi dello stesso sesso. La Cina perseguirà questo ideale secondo cui le trame di videogiochi dovranno essere “chiare senza confini morali confusi”. Si parla addirittura di videogiochi dove gli utenti non potranno nemmeno più scegliere un personaggio “buono o cattivo”.

I nuovi divieti dovrebbero riguardare solo i giochi online di nuova uscita, e i provvedimenti per tutti i publisher che non rispetteranno tali regole potrebbero essere molto severi. Si parla sia di sanzioni economiche e chiaramente anche del blocco della pubblicazione dei suddetti titoli. Ricordiamo che il governo cinese già in passato, aveva bloccato le vendite del videogioco Animal Crossing perché gli attivisti lo avevano adoperato come simbolo delle proteste a favore della democrazia partite nel 2019.

I sostenitori LGBTQ+ e gli attivisti per i diritti umani non hanno tardato a far sentire la propria voce, denunciando fortemente la nota lanciata dal governo cinese. Affermano infatti, che i videogiochi dovrebbero rappresentare la vita reale, e di conseguenza la censura all’interno di questi ultimi rappresenterebbe un attacco alla libertà di scelta, oltre che aumentare inevitabilmente l’odio e le aggressioni nei confronti della comunità queer.

L’appello inoltre è rivolto anche ai creatori di videogames e al mondo degli esports, che dovrebbero accogliere il grido di protesta chiudendo definitivamente i rapporti con la Cina.

Tutta questa serie di provvedimenti,che in alcuni casi finiscono per essere dei veri e propri atti di censura,rappresentano una serie di normative voltei a minare l’interesse finanziario di un settore sempre più in crescita come quello esportivo-videoludico, e più in generale tutto il mondo “tech”. L’intento finale è volto a riequilibrare l’aspetto economico delle grandi aziende cinesi, che in questo ambito, contano oltre 740 milioni di utenti attivi. La grandissima espansione del settore, rappresenterebbe un problema soprattutto perché le dimensioni dei ricavi generati sono tali da rischiare di sfuggire al controllo statale del governo.

Le notizie sono in continuo aggiornamento e non è detto che le restrizioni si concludano qui.

Articolo a cura di Francesco Basile

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