Daniele De Rossi non è stato un semplice giocatore, né sarà mai una normale figura calcistica: basti pensare alla notte di Wembley di un mese fa e al prepartita. Tuta e scarpini e via ad allenarsi con i giocatori che sarebbero scesi in campo a conquistare gli Europei.
L’esperienza a Euro 2020, indimenticabile per ovvi motivi, lascerà il segno nella carriera futura dell’ex capitano della Roma che, già da qualche tempo, ha deciso di aprire le porte a un’altra esperienza, la più ambita nonché quella per cui lavora sodo ogni giorno: allenare. “È stata una scelta difficile perché mi sono trovato splendidamente con tutti, ma lascio la Nazionale. Io ho dato loro forse l’uno per cento e loro in cambio mi hanno permesso di vivere un’esperienza indimenticabile”.
Intervistato da Sportweek, De Rossi ha parlato dell’esperienza vissuta con gli Azzurri in giro per l’Europa, alla conquista di un trofeo storico che solo un gruppo compatto avrebbe potuto alzare al cielo. “Sarò sempre debitore verso la Nazionale, però ho chiaro cosa voglio fare: allenare. Può sembrare strano, visto che ho solo 38 anni e non mi sono mai seduto in panchina, ma mi sento pronto”.
E lui, che di modelli ne ha avuti parecchi nel corso della sua carriera, ne prende come esempio uno su tutti: Roberto Mancini. “Continuare con la Nazionale, aspettando la prima panchina che si libera, non sarebbe corretto verso la Federazione e verso Mancini che con me si è comportato in modo fantastico. Modelli? A volte in giro c’è un po’ di “fenomenite”. C’è chi parla di calcio come se fosse una cosa per scienziati, mentre i maestri veri, come Mancio, lo semplificano”.