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Roma, De Rossi rompe il silenzio: "Mi vedevano come amico dei giocatori"

L'ex allenatore della Roma è tornato a parlare si è soffermato sul rapporto avuto con i calciatori, elogi a Gasperini, il rapporto con Totti

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Domenico Esposito

Domenico Esposito

Giornalista

Da vent’anni in campo e sul campo per vivere ogni evento in tutte le sue sfaccettature. Passione smisurata per il calcio e per la sfera di cuoio. Il pallone è una cosa serissima, guai a dirgli di no

Daniele De Rossi torna a parlare. Il primo dei tre allenatori stagionali della Roma, silurato a settembre per far spazio a Juric a sua volta rimpiazzato da Ranieri, rompe il silenzio e si sofferma sul rapporto avuto con il gruppo giallorosso, prima che la sua avventura giungesse al capolinea per volontà dei Friedkin.

De Rossi, la panchina della Roma e come era considerato

Intervenuto alla sesta edizione dello Sport Talk Industry, dov’è stato intervistato da Walter Veltroni, De Rossi ha fatto il punto sulla sua seconda vita professionale da allenatore, che finora non ha rispecchiato quella da calciatore campione del mondo. Capitan Futuro riavvolge il nastro alla prima esperienza – da dimenticare – con la Spal.

Mi vedevano come un oggetto non identificato e dovevo fargli capire che ero al loro servizio”. Quindi il sogno di assumere il comando della sua Roma al posto di Mourinho. “Sono entrato come una bandiera del club: da alcuni ero visto quasi come un amico dei calciatori. Bisogna trovare le giuste misure e in questo è importante anche lo staff. Poi servono le conoscenze calcistiche, senza le quali i calciatori ti battezzano subito”. Nessun accenno, invece, all’addio voluto dalla proprietà americana contro la volontà della piazza.

Chi è secondo De Rossi il miglior allenatore degli ultimi 15 anni

De Rossi esalta due tecnici in particolare. Il primo è Gian Piero Gasperini, “forse il più grande allenatore in Italia negli ultimi 15 anni”. E ne spiega i motivi: “Ha cambiato la vita di una società e di una città. Oggi l’Atalanta è una big del calcio italiano e dopo aver vinto l’Europa League è ancora più affascinante, anche se una finale si può perdere pure per un rigore sbagliato e comunque non cambia il tuo percorso”.

Il secondo è l’attuale ct della Nazionale Luciano Spalletti. “Un gigante. E in seguito allo scudetto a Napoli è ascoltato in maniera diversa. Per quanto ritenga che vincere non sia fondamentale, chi vince acquisisce un peso maggiore a livello di attenzione”.

Totti e non solo: gli avversari più tosti da affrontare

Parole al miele per la leggenda Francesco Totti. E non poteva essere altrimenti: “Ci ho giocato insieme tanti anni, è stato il giocatore più forte e più affascinante. La sua era una leadership anche silenziosa: parlava con i gesti e c’era sempre nei momenti di difficoltà”.

Poi De Rossi rivela quali sono stati gli avversari che lo hanno colpito di più. “Zidane era bello da vedere, fortissimo fisicamente e tecnicamente. Ma il più difficile da affrontare è stato Seedorf, che era più forte fisicamente, più forte tecnicamente e più rapido nelle scelte”.

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