Quando ci fu la rivoluzione in casa Juventus, con le dimissioni di tutto il CdA e del presidente Andrea Agnelli, sembrava dovesse essere finalmente arrivato il momento del ritorno di Del Piero alla casa madre bianconera. Tutto lasciava pensare, anche per le pressioni del popolo bianconero che aveva bisogno di aggrapparsi a qualche certezza in un momento delicatissimo, che una figura come Pinturicchio come presidente o come dirigente avrebbe potuto calmare la piazza ma anche dotare il club di un personaggio di peso in grado di dare una mano.
L’occasione mancata per Del Piero
John Elkann però decise di prendere altre strade, affidandosi a Ferrero come presidente e chiamando i vari Scanavino a rifare il reparto dirigenziale. Ennesima occasione persa per Del Piero che non ha mai nascosto il desiderio di voler tornare in quella Juve che lasciò (non per sua volontà) per andare a chiudere la carriera in Australia.
Il destino delle bandiere
Strano il destino delle bandiere più popolari, anche Totti – che però una chance l’ha avuta alla Roma – si chiede perchè il club giallorosso non lo chiami. Del Piero proprio di recente, in un’intervista a Sky, aveva ribadito l’utilità in una società di un ex giocatore di peso, una sorta di autocandidatura. Senza risposta, però. O almeno non nei suoi confronti, perché alla fine la Juve alcuni suoi ex li ha richiamati a casa, basti pensare a Chiellini.
L’offerta a Del Piero
Sul tavolo di Pinturicchio però un’offerta è arrivata, anche se non dalla Juventus. I club che non vogliono la rielezione di Gravina come presidente federale (anche se l’attuale n.1 della Figc non ha ancora sciolto la riserva sulla ricandidatura) avrebbero tentato di convincere Del Piero a proporsi, come scrive il Corriere dello sport. Allo stato il 3 febbraio, data scelta per le elezioni all’hotel Cavalieri di Roma, Gravina sarebbe ancora favoritissimo ma l’ex capitano bianconero avrebbe già declinato la proposta. La politica non gli interessa, lui sogna sempre di tornare a fare il dirigente alla Juventus.