La causa lanciata dalla PTPA ha creato un terribile scossone nel mondo del tennis, le cui conseguenze saranno probabilmente chiare solo tra un po’ di tempo. Ora in seguito alla causa arrivano anche le prime dichiarazioni rese dai protagonisti nelle udienze che si stanno tenendo nella corte federale di New York.
L’accusa di Opelka
Nella giornata di venerdì c’è stata la prima udienza riguardo la causa presentata dall’ATP e ci sono stati anche i primi fuochi d’artificio e colpi di scena. A testimoniare anche il tennista statunitense Reilly Opelka che ha lanciato un’accusa piuttosto pesante nei confronti di Andrea Gaudenzi, presidente dell’ATP. L’americano ha infatti dichiarato che l’ex tennista italiano avrebbe mandato un giocatore (rimasto però senza nome) ad avvertirlo che se non avesse ritirato il suo nome dai firmatari della causa, avrebbe visto messo a rischio la sua pensione e sarebbe stato sepolto da spese legali.
Il giocatore americano, collegato da Barcellona dove partecipa al torneo, ha dichiarato che l’episodio sarebbe avvenuto a Miami in uno degli spogliatoi. Sarebbe stato avvicinato da un giocatore che siede nel Players Council che sotto istruzione di Gaudenzi, lo avrebbe avvisato dei rischi di mettersi contro l’ATP. Opelka non ha voluto fare il nome del giocatore per “paura di ripercussioni” ma avrebbe avuto con lo stesso anche altre conversazioni.
Pospisil contro Djokovic: il fronte PTPA si spacca
A presentare la causa nei confronti delle principali istituzioni del mondo del tennis sono stati 12 giocatori con il supporto della PTPA, il sindacato dei giocatori fondato da Vasek Pospisil e da Novak Djokovic. Ma ora questo fronte comincia a far vedere le prime crepe. Nel corso dell’udienza di New York, Pospisil è stato incalzato dall’avvocato della controparte sulla posizione di Djokovic e sulle dichiarazioni del serbo che ha rivelato di non “supportare alcune parti delle causa”. “Sono rimasto sorpreso da quello che ha detto – ha dichiarato Pospisil – Non so perché lo ha fatto, queste parole non sono in linea con le nostre precedenti conversazioni.
Il tennista canadese è stato anche interrogato sulle parole di Alcaraz che a proposito della causa, tra le cui pagine compare anche il suo nome, aveva detto di non saperle nulla. “Non volevo distrarlo – ha detto Pospisil in aula – ma quando gli ho mandato un messaggio mi ha risposto con grande entusiasmo che avrebbe voluto saperne di più”.