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Eriksson: ho lo stesso tumore incurabile di Vialli ma non mi piango addosso, scudetto all’Inter

L'ex tecnico torna a parlare della sua malattia dopo l'annuncio choc: cos'è e perchè non si è trovata ancora una cura per il cancro al pancreas

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Dario Santoro

Dario Santoro

Giornalista

Scrive, commenta, racconta lo sport in tutte le sfaccettature. Tocca l'apice quando ha modo di concentrarsi sule interviste ai grandi protagonisti

Il suo telefono ha squillato per tutto il giorno: a chiamare Sven Goran Eriksson, dopo l’annuncio choc sul tumore che gli lascerà solo un anno di vita, poco più o poco meno, sono stati in tanti. Amici, ex suoi giocatori, allenatori. Lo svedese ha voluto rivelare a tutti il drammatico verdetto dei suoi esami a una radio svedese ed oggi è tornato a parlare della sua malattia.

Eriksson ha lo stesso tumore di Vialli

Intervistato da Hoara Borselli – per il quotidiano Libero – Eriksson rivela di avere la stessa patologia di Gianluca Vialli, che è morto per un tumore al pancreas. E il suo primo programma futuro è quello di «svegliarmi tutte le mattine per tanto tempo. E stare bene. Devo continuare a vivere finché posso». Senza mai lasciare l’amato pallone: «Do appuntamento a tutti in un grande campo di calcio, prima o poi». E a chi sta vivendo la sua stessa malattia dice: «Forza! Non perdete la fiducia, continuate a lottare cercando di vivere il più a lungo possibile».

Eriksson riesce ancora a vivere normalmente

Gli effetti devastanti del tumore non si sono ancora fatti sentire, l’ex tecnico della Lazio dice di vivere in condizioni normali, senza pensare troppo alla malattia né al tempo che gli resta: «Non mi hanno detto un mese o sei mesi o un anno. L’unica cosa certa è che ho un cancro che non si può operare. Quello che possiamo fare è cercare di rallentare la sua evoluzione con le medicine ed evitare che cresca velocemente». Dice che una volta scoperta la malattia gli restavano due vie: «Stare chiuso in casa a piangere o continuare a vivere». Ha scelto la seconda.

I ricordi felici di Eriksson allenatore

Ad alleviare il presente sono i ricordi della sua carriera, dalla panchina dell’Inghilterra («Non abbiamo vinto nulla, ma è stata una grandissima esperienza poterla allenare») al Goteborg («Abbiamo battuto le più grandi squadre d’Europa»). Il suo più grande rammarico invece è la sconfitta della Roma contro il Lecce che gli fece perdere lo scudetto del 1986. Si sbilancia persino in un pronostico sul campionato italiano: «Lo vincerà l’Inter».

Perchè il tumore al pancreas non dà speranze

Il tumore al pancreas che ha colpito Eriksson rientra fra le neoplasie «in ascesa». I dati attuali sono preoccupanti e si che teme che il tumore al pancreas possa diventare a livello mondiale la seconda causa di morte per neoplasia entro il 2030 con oltre 560mila casi al mondo nel 2025.
Ciò che rende particolarmente insidioso il tumore al pancreas è il fatto che si tratta di una neoplasia silente, aggressiva e ancora poco conosciuta. Nell’80% dei casi viene peraltro diagnosticata soltanto in fase avanzata a causa della sostanziale assenza o aspecificità dei sintomi.

Ad oggi, il tumore al pancreas ha il tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi più basso tra tutte le patologie oncologiche. Si aggira attorno al 10-12%, Solo una diagnosi precoce può quindi consentire buone possibilità di sopravvivenza a cinque anni.

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