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Pagellone F1 2024: Verstappen, promosso ma con qualche ombra. Leclerc e Sainz, il massimo possibile

Chiusa la stagione 2024 di F1, diamo i voti ai principali protagonisti del Mondiale. Dal trionfante Verstappen al flop Perez, passando per i ferraristi Leclerc e Sainz e la coppia McLaren. Ma non solo

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Luca Santoro

Luca Santoro

Giornalista

Esperto di Motorsport ma, più in generale, appassionato di tutto ciò che sia Sport, anche senza il Motor. Dà il meglio di sé quando la strada fa largo alle due o alle quattro ruote

Con la conclusione ieri della stagione 2024 della F1, archiviamo del tutto questa annata che è stata trionfale per Max Verstappen da una parte e per la McLaren dall’altra con le nostre consuete pagelle di fine campionato. Per quanto sia riduttivo racchiudere le prestazioni di un pilota in un numero, scopriamo chi sono i nostri promossi e chi invece i rimandati e i bocciati (se non tutta la griglia, almeno un lotto di protagonisti più rappresentativi).

Pagellone F1, i Red Bull: Verstappen promosso ma non con lode, Perez disastro

  • Max Verstappen: Dopo anni di monologhi da parte sua e di Red Bull, anestetizzando il campionato con somma frustrazione da parte degli appassionati, in questa stagione ha dimostrato in sparuti frangenti di essere, sia lui che il team, dei giganti con i piedi d’argilla. Ma è stata solo un’illusione. L’anno scorso l’olandese si portava a casa il terzo titolo della sua carriera vincendo 19 gare, quest’anno 8. Ciò dimostra due dati: da una parte quanto sia stato arduo fare poker di lauree iridate in questo 2024, dove avversari del calibro di McLaren, Ferrari e anche Mercedes hanno assediato il fortino Red Bull non armati di fionde bensì con l’artiglieria pesante (e la scuderia delle bevande energetiche ci ha messo del suo con aggiornamenti non all’altezza e una vettura che ha fatto imprecare la qualunque al suo pilota di punta). Dall’altra Verstappen ha dimostrato però la statura del campione nel valorizzare una monoposto a tratti non al suo livello, oltre a reggere la pressione di un terzetto di team rivali pronti a suonargliele. Insomma, se ci fermassimo qui l’olandese meriterebbe un 10 e lode, bacio accademico, medaglia al valor civile e una piazza nel suo paese (se non gliel’hanno già intitolata). Tuttavia, Verstappen mai come quest’anno ha mollato gli ormeggi dell’antipatia inveendo praticamente contro chiunque sino all’ultima gara: dai compagni di squadra (spiccano i duelli in pista al limite del regolamento con l’amico Norris, e pensa se si odiavano) ai giornalisti, non dimenticando la FIA e persino i propri tecnici. In un anno davvero complesso per Red Bull, segnato dagli scandali per il proprio team principal e una divisione tra guelfi e ghibellini all’interno della stessa squadra, Max ci ha messo del suo per rendere più nervoso l’ambiente. E mentre Russell svelava la nudità del re definendolo un bullo, Verstappen ha chiuso quest’anno in gloria ma con l’inquietante aria del Nino Sarratore della F1. Voto 9
  • Sergio Perez: Più che stare all’ombra di un campione ingombrante e implacabile come Verstappen, è stato all’ombra di sé stesso. Non se ne abbia male, ma in questa stagione il messicano è stato fonte di imbarazzo per la stessa Red Bull: dopo un avvio di stagione con una serie di buoni e promettenti risultati, Perez è precipitato in un cupio dissolvi dal quale non si è più ripreso. La scuderia con un atto di misericordia lo ha rinnovato a metà stagione: ma dal momento che a Red Bull non sono mica fessi, hanno saggiamente inserito una clausola che anziché spingere il messicano a dare il massimo, lo ha ulteriormente affossato (ovvero la differenza punti rispetto al compagno). Per non farsi mancare nulla, Perez si è fatto umiliare nella Sprint Race in Qatar dall’ultimo arrivato in F1, ovvero Colapinto, in pit-lane. E giacché al peggio non c’è mai fine, ci si è messo pure il fallo di frustrazione del padre che ha insultato con epiteti omofobi Ralf Schumacher, reo di aver mosso delle critiche costruttive al pargolo. Voto: 2

Ferrari: bravi Leclerc e Sainz che hanno dato il massimo tra alti e bassi

  • Charles Leclerc: Ha portato in trionfo sé stesso e Ferrari nella sua gara di casa, a Monaco. Si è ripetuto di nuovo a domicilio, ma questo volta nel territorio nazionale della scuderia, a Monza. E poi ha svettato ad Austin, e ha messo a segno una rimonta disperata ma notevole nell’ultima tappa ad Abu Dhabi, nel tentativo di regalare a Maranello l’agognato titolo Costruttori. Il monegasco ha vissuto insomma una stagione di riscatto rispetto a quella precedente dove era finito in ombra rispetto al compagno di squadra Carlos Sainz. E in attesa che nel 2025 Lewis Hamilton possa eventualmente intaccare le gerarchie in squadra Leclerc ha dimostrato di non essere una promessa incostante, ma che con la vettura giusta (la SF-24 che ha pure attraversato un periodo nerissimo a metà stagione per degli aggiornamenti non azzeccati) può competere per i titoli. Voto: 8,5
  • Carlos Sainz: Più forte di una appendicite e del mancato rinnovo in Ferrari dopo una estenuante melina. Incassa tutti i colpi senza scatenare la guerra civile all’interno della scuderia, pur battibeccando in pista ogni tanto con Leclerc. Ma lo spagnolo ha onorato sino all’ultima gara il suo impegno con le rosse in maniera signorile e rispettosa, vincendo due appuntamenti e piazzandosi secondo nella tappa finale di Abu Dhabi. Ergo dando sino alla conclusione dell’annata il proprio contributo al titolo Costruttori. Speriamo che Hamilton non ce lo faccia rimpiangere. Voto: 8,5

Fonte: Ansa

McLaren: Norris, bene ma c’è da migliorare

  • Lando Norris: Difficile affibbiare un voto ad un pilota che ha vissuto alti e bassi senza trovare continuità né da una parte né dall’altra. Sarebbe una stagione da 9 visti i suoi primi successi in carriera nella F1, per il fatto di aver insidiato ad un certo punto l’amico/nemesi Verstappen per il titolo Piloti, e per aver giovato di una McLaren in stato di grazia e in corsa sino all’ultimo per il trionfo tra i Costruttori. Ma su Norris, che non è più certo una promessa e non può permettersi il lusso di certi errori, pesa però una mentalità non ancora da campione freddo e spietato quale è ad esempio Verstappen, ma pure Hamilton se vogliamo. Un esempio su tutti il suo tallone d’achille legato alle partenze, dove ha a volte dissipato i vantaggi di una pole o comunque di una posizione al semaforo decisamente vantaggiosa. Per non parlare degli errori e delle ingenuità in gara, come si è visto in Qatar. Va detto comunque che Norris, a differenza di Verstappen, ha dato prova di grande signorilità ed educazione, forse pure troppo. La F1 è una vasca di barracuda, e il britannico più volte quest’anno è finito azzannato. Peccato. Voto: 7
  • Oscar Piastri: Da Imola in poi la sua stagione (e anche quella della McLaren) svolta, a cui segue l’exploit di Monaco con il secondo posto in gara alle spalle di Leclerc. Ma l’apice sono le vittorie ovviamente, le sue prime in carriera in F1, ovvero i trionfi in Ungheria ed Azerbaijan. In generale l’australiano dimostra di avere una tenuta mentale più solida rispetto al compagno di squadra, e meno incline alle sbavature e agli errori. Peccato solo che nel declinare della stagione sembra perdere il proprio tocco magico: merita comunque un voto decoroso di incoraggiamento. Voto: 6,5

Mercedes: Hamilton non è pronto per il pensionamento, Russell unico a tenere testa (caratterialmente) a Verstappen

  • Lewis Hamilton: Dopo una partenza horror, il pluricampione del mondo ha ritrovato sé stesso nella sua ultima stagione con una Mercedes ridimensionata rispetto al recente passato, ma comunque capace di insidiare a tratti il triello tra McLaren, Red Bull e Ferrari. Il momento più alto è stato sicuramente il trionfo in casa a Silverstone, seguito poi dal bis concesso a Spa. Poi è subentrata una nuova fase declinante, interrotta dal podio a Las Vegas per pagare quindi il divario dal compagno di squadra Russell in Qatar, oltre a darci un’anticipazione delle battaglie in pista tra i Ferrari con il duello con il prossimo collega di scuderia Leclerc. Hamilton resta un’icona della F1, nel bene e nel male, in quest’ultimo caso quando divide con le sue posizioni un po’ esageratamente woke (quando ad esempio ha tacciato la sua nemesi, il presidente della FIA Ben Sulayem, di razzismo sul caso parolacce: al limite poteva dargli del moralista, suvvia). Ma non è certamente un reperto di modernariato fuori luogo nella F1 dei giovanotti, e il prossimo anno potrebbe scaldare l’ambiente del box Ferrari e non solo il sedile. Voto: 7,5
  • George Russell: Riccardo Calafiori è diventato un tormentone virale sui social per la sua “aura”, un concetto afferrabile intuitivamente ma difficilmente spiegabile, se non come un mix di carisma, unicità, talento e coraggio, per parafrasare un tormentone ideato da Ru Paul. Ebbene, per quanto sia diventato qualcosa di tediante, il concetto lo potremmo applicare a Russell. Dopo una partenza stentata a causa di una W15 che necessitava di qualche perfezionamento, il britannico ha vissuto una seconda parte di stagione ad alto livello. Russell inoltre ha gestito in maniera pregevole il confronto in questi anni con un compagno di squadra ingombrante come Hamilton, senza gelosie né alimentando un clima da fratelli coltelli, e ha incassato il colpo in questa stagione della vittoria annullata in Belgio. Inoltre è stato uno dei pochi a ribellarsi ai modi da bullo di Verstappen. Il prossimo anno sarà lui ad indossare i galloni del veterano del team e di potenziale mentore per il pupillo di Wolff, ovvero Andrea Kimi Antonelli (sempre che quest’ultimo non sia capace di un exploit tale da rovesciare le gerarchie). E forse, sarebbe ora che riesca a ritagliarsi qualche soddisfazione in più. Voto: 7,5

Gli altri protagonisti: Colapinto, sufficienza risicata

  • Nico Hulkenberg: Se guardiamo alla stagione precedente, il 2024 per il pilota tedesco è stato un deciso passo avanti andando svariate volte a punti e con prestazioni di grande carattere, come le qualifiche ad Abu Dhabi pur vanificate da una penalità di tre posizioni in griglia. La Sauber futura Audi sembra insomma aver fatto un buon investimento sul classe 1987. Voto: 6,5
  • Fernando Alonso: Se l’anno scorso il podio riusciva a raggiungerlo, quest’anno nisba. Voto: 5
  • Franco Colapinto: L’argentino che ha sostituito in Williams il licenziato Sargeant è diventato il nuovo oggetto del desiderio di una F1 sempre più giovane (tanto che alle volte non sta ad aspettare il cursus honorum di vittorie nelle serie inferiori): merito del fatto che sia riuscito a portarsi a casa in nove gare più punti dello statunitense che lo ha preceduto (rimasto fermo a quota zero, per la cronaca). La lezione impartita a Sergio Perez, umiliato nel sorpasso in pit lane nella gara Sprint del Qatar, contribuisce a deporre per la narrazione di un pilota che potrebbe rappresentarne il futuro prossimo. Peccato un finale di stagione in cui alla fine la pressione l’ha avvertita, eccome. Coccolato comunque dagli appassionati, non solo argentini, dai media e anche dalle scuderie, in primis Red Bull (almeno sino ad un certo punto): Colapinto ha vissuto una breve ma intensa luna di miele, ma il suo avvenire nella massima serie motorsportiva resta più incerto che mai. Voto: 6

Bottas bocciato, Ricciardo giudizio sospeso

  • Pierre Gasly: Rientra nella categoria dei piloti senza infamia né lode. Se fosse una canzone, sarebbe una di quelle one hit wonder che improvvisamente, per un fortunato allineamento di pianeti, conosce un successo incredibile (nel caso del francese, la vittoria nel GP di Monza nel 2020, ad oggi il suo unico trionfo in F1) senza più ripetere l’exploit. In questa stagione l’acuto è stato il podio in Brasile, un terzo posto alle spalle del compagno di squadra Esteban Ocon (voto 5: ha vissuto sulla propria pelle il metodo The Apprentice di Briatore, noto per la sua pragmaticità) che ha ridato fiato ad una Alpine cianotica per quanto è rimasta in apnea. Ma se escludiamo il quinto posto in Qatar, poco altro di memorabile. Voto: 5,5
  • Valtteri Bottas: I freddi numeri dei piazzamenti e dei risultati condannano il finlandese ad un votaccio. Ma bisogna considerare delle attenuanti più o meno generiche, ovvero l’aver vissuto la sua ultima stagione da pilota titolare in F1 in una scuderia in transizione verso il futuro che sarà Audi, e una vettura parimenti transitoria e che spesso lo ha tradito. Inoltre non ha perso il tocco da vecchio volpone che sa osare, come ha dimostrato a Monaco. Bottas ha corso ormai libero da pressioni, e si è ormai liberato dal cliché dello scandinavo gelido e respingente: d’altronde parliamo del primo pilota della storia della F1 in attività ad aver posato con le terga di fuori per un calendario, capovolgendo a suo favore un atroce gioco di parole con il suo cognome coniato da Ricciardo (e chi sennò). E l’autoironia, si sa, è segno di grande intelligenza (un consiglio non richiesto: consideri un ritorno nei rally, visto che il WRC va incontro ad uno stravolgimento tecnico nel 2027 che vedrà le vetture di punta avvicinarsi alle più comodo e convenienti Rally2. Sia mai ci ritroviamo dei derby con il connazionale fuoriclasse Kalle Rovanpera…). Voto: 3,5
  • Daniel Ricciardo: Cosa ci ricorderemo dell’australiano nella sua carriera in F1? Forse più l’indole guascona che i risultati in pista. Giubilato a poco più di metà stagione quasi fosse un corpo estraneo da rimuovere dalla scuderia RB, Ricciardo è stato in seguito celebrato come se fosse una leggenda della F1. Anche meno, dai. S.V.

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