Mattia Binotto è protagonista comunque, che si vinca e che si perda di questa anomala stagione della Ferrari in F1. In questa edizione altrettanto diversa del Festival dello Sport, Binotto ha narrato il suo ruolo, il momento storico affrontato dalla Scuderia e un retroscena – quello sulla nomina di Toto Wolff – che non potrà cadere nel dimenticatoio. La tocca piano, Binotto.
L’infanzia di Binotto e il suo arrivo in Ferrari
Mattia Binotto ricorda quando da bambino in Svizzera giocava con le automobiline, soprattutto la prima che era – manco a dirlo – la Ferrari di Niki Lauda. Ripercorrendo la sua storia professionale a Maranello, si aggiungono scoperte su scoperte: agli inizi, in Ferrari, ha lavorato tre mesi alle Risorse Umane, per poi occupare ruoli assai diversi in altri dipartimenti aziendali.
Sul finire di questa intervista, a precisa domanda, il tp ha risposto: “Sì, ci siamo opposti alla nomina di Toto Wolff (team principal Mercedes) a capo della F1. E’ un diritto che come Ferrari abbiamo, unici nei GP, e in questo caso lo abbiamo esercitato. Non per la persona in sé, perché Toto poteva essere adatto, ma perché è attualmente coinvolto in F1 e per noi non è corretto che chi ricopre un ruolo in un team oggi nel Mondiale vada a occupare quella posizione. Siamo contenti che sia stato scelto Stefano Domenicali, che da tempo è uscito dall’ambiente ma conosce bene la F1″.
Binotto e l’analisi della situazione della Ferrari
Binotto non si è sottratto a una analisi sulle difficoltà della Ferrari. Ha parlato di Charles Leclerc: “E’ veloce e lavora per diventare un leader ma è disordinato come pochi, non entrate mai in camera sua…”.
Inevitabile, parlando di Leclerc, è stato il riferimento anche al secondo pilota Ferrari, Sebastian Vettel. “Una decisione difficile, ma spero possa divertirsi in futuro anche in un’altra squadra”. Questo è il suo modo di impostare il lavoro: guardare sempre avanti. Probabilmente, alla luce di quanto sta accadendo, Binotto è già proiettato verso il 2022.
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