Tutti lo tirano per la giacca, ma lui indossa il più delle volte l’abaya, il classico indumento degli Emirati, e pertanto Ben Sulayem non è il tipo da farsi trascinare troppo da una parte all’altra della pista. Anzi, quando si presenta davanti ai microfoni non ci pensa due volte a far capire chi è che comanda: il ponte di comando della FIA è roba sua, e non intende far spazio proprio a nessuno. Al punto che anche per i piloti è un problema riuscire a trovare un modo per arrivare a dama, come dimostra la vicenda legata alle sanzioni e agli scopi utilizzati con i fondi raccolti. La risposta? “Non è affare dei piloti”. Chiara e coincisa.
- Il consiglio ai piloti: "Devono solo pensare a correre"
- Trasparenza e soldi delle multe: "Investiti 10,3 milioni"
- Dall'Inghilterra rilanciano: Sulayem vuole più poteri
Il consiglio ai piloti: “Devono solo pensare a correre”
Ben Sulayem però nell’occhio del ciclone ci finisce spesso. Anche adesso che il circus della Formula Uno sta per vivere l’ultimo atto di una stagione comunque da ricordare, la prima nella quale ben 7 piloti hanno vinto almeno due gare a testa, la prima da tre stagioni a questa parte nella quale l’ultimo gran premio ha valore per qualcosa, con McLaren e Ferrari impegnate nella lotta per il titolo costruttori.
Ma il feeling tra i piloti e l’attuale presidente della FIA è, per così dire, ridotto ai minimi termini. E la vicenda della destinazione dei fondi delle multe è solo uno dei tanti punti in discussione. “Con tutto il dovuto rispetto, anch’io sono pilota e rispetto ognuno di loro. Però è bene che si concentrino su quello che c’è da fare, e che poi è quello che sanno fare meglio, cioè correre”.
Eppure in pochi sono rimasti in silenzio (anche attraverso i comunicati redatti da Gran Prix Drivers Association, ovvero il sindacato che riunisce tutti i 22 piloti di F1) pensando alla poca trasparenza mostrata dalla gestione Sulayem nelle faccende legate anche alla pista, con la rimozione di Niels Wittich dal ruolo di direttore di gara che ha suscitato molte perplessità dopo l’ondata di penalizzazioni del GP del Qatar.
Trasparenza e soldi delle multe: “Investiti 10,3 milioni”
Il presidente FIA ha risposto per le rime anche in questa occasione: “Quando cambiano qualcosa nei loro box per caso a noi ce lo dicono? No, ed è giusto che sia così. Allo stesso modo, anche noi abbiamo le nostre regole e prendiamo le nostre decisioni. Non c’è nulla di sbagliato: così come loro sono liberi di cambiare, anche noi lo siamo per nostro conto”.
Sulayem è tornato anche sulle accuse dirette legate alla poca trasparenza che “traspare” dall’operato della FIA. “Molte persone stanno mettendo in dubbio il modo di agire dell’organizzazione, ma dall’interno nessuno dubita sul fatto che si stia facendo un buon lavoro”, spiega il presidente. “Sono stato chiamato a rimettere a posto una situazione non semplice ed è ciò che assieme al mio team sto facendo. Il mio unico e solo interesse è fare il meglio per questa organizzazione, e se la GPDA non è d’accordo che si lamentasse pure. I soldi delle multe? Dite a Leclerc che abbiamo investito 10,3 milioni lo scorso anno”.
Dall’Inghilterra rilanciano: Sulayem vuole più poteri
Al netto dell’atteggiamento piuttosto vivace di Sulayem, i malumori per ciò che sta accadendo ai piani alti della FIA restano. Tanto che dall’Inghilterra è rimbalzata la voce che vorrebbe il presidente pronto a porre ulteriori veti sui “pochi intimi” che sono rimasti ai vertici della federazione. Nella sostanza, l’emiratino vorrebbe modificare gli statuti della FIA legati ai comitati di revisione ed etica, in modo da limitare il potere di chi vorrebbe accusare i dirigenti e far rispondere loro alle accuse di cattiva gestione.
Ben Sulayem e Carmelo Sanz De Barros (presidente del Senato FIA) si ritroverebbero ad avere la facoltà di supervisionare i reclami riguardo questione di etica, quindi arrivare anche a nominare un capo dello stesso comitato, evitando anche che il comitato di revisione contabile possa indagare in modo indipendente sulle questioni strettamente finanziarie.
Per qualcuno è una svolta assai preoccupante: si andrebbe verso una sorta di “dittatura” a capo della FIA, senza possibilità di confronto (a tal proposito, si ricordino le interferenze di cui lo stesso Sulayem venne accusato nel corso di alcuni GP della passata stagione). Del resto tutti coloro che operavano all’interno della FIA ed erano entrati in contrasto col presidente sono usciti (o sono stati mandati via) dall’organizzazione. E il futuro potrebbe rivelarsi ancor più stringente.