In una lunga intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’ Jenson Button racconta la sua F1 e i progetti sportivi in corso.
“Amo la F1: ci ho corso 17 anni, è stata il mio lavoro, la mia vita, ma induce all’egoismo. Sentivo tanta pressione, a un certo punto ho avuto l’esigenza di correre divertendomi. Tanti sportivi hanno un mental coach, non l’avevo: a un certo punto tutto è stato troppo. Mi manca guidare una F1, questo sì: è la cosa più bella del mondo, non c’è paragone con altre auto, anche se penso correre con le vetture odierne non mi piacerebbe come quando correvo con quelle di allora. In Williams seguo questioni di marketing, di promozione del marchio: con il Budget Cap miglioreremo, Logan Sargeant è veloce, tiene botta e ha voglia di imparare; non mi aspettavo che la Red Bull fosse così superiore alla Ferrari: hanno interpretato meglio il regolamento, mi auguro Perez abbia la continuità per duellare con Verstappen. Miami sarà fondamentale; è bello ci siano corpo a corpo anche tra compagni di squadra. Apprezzo Max per la personalità, dice quel che pensa, è raro: in F1 c’è molto talento oggi, le coppie delle Case principali si equivalgono, McLaren inclusa”.
Il punto di vista del britannico sulla Ferrari si intreccia a un sogno solo accarezzato: ” La Ferrari ha sofferto nel 2022, nonostante una macchina valida, a causa delle strategie e degli errori; quest’anno sembra che la vettura sia meno competitiva, buona per il singolo giro. Tutti i tifosi, italiani o no, amano la Ferrari: ogni pilota desidera correre per Maranello, quando ero in squadra con Segio Perez alla McLaren avevo una proposta di Stefano Domenicali, che poi se ne andò via”.
L’iridato 2009 è ancora in pista: “Porteremo a Le Mans una vettura Nascar, saremo più lenti delle GT di un paio di secondi, ma battaglieremo con gli amatori e sono sicuro avremo il sostegno dei ragazzini, il nostro motore è molto rumoroso; Le Mans è una gara unica, la squadra lavora di continuo e cambiano le condizioni, la luce, il tramonto, l’alba: sono molte gare in una sola, conta l’emozione più del risultato”.