In questi mesi Andrea Kimi Antonelli ha vissuto lo status della “giovane promessa”, per citare il climax discendente e caustico di Alberto Arbasino. Alcuni media, precipitosi come sono, lo ha poi eletto al grado successivo, quello di “venerato maestro” visti i buoni risultati in pista, ma nelle ultime settimane le cose hanno iniziato a girare nel verso sbagliato per il giovanissimo pilota.
Si spera però che gli stessi media non giudichino Antonelli utilizzando l’altra etichetta nella scala discendente del successo coniata da Arbasino, perché il ragazzo non può essere considerato né un fenomeno straordinario né al tempo stesso un fuoco di paglia, una bolla enfiatasi di colpo per poi scoppiare altrettanto velocemente: in altre parole, risparmiamoci delle pressioni inutili (e anche paragoni pesanti) quando parliamo del pilota Mercedes.
- L'avvio positivo di stagione per Antonelli, al debutto con Mercedes in F1
- Le tre gare di tregenda per Antonelli
- Antonelli ammette: "È stata dura, qui è come una vasca di squali"
- Il supporto del padre: "Lui per me è una roccia"
L’avvio positivo di stagione per Antonelli, al debutto con Mercedes in F1
Questo preambolo per contestualizzare la parabola che sta vivendo Kimi. Al suo primo anno da pilota titolare in una scuderia di F1, in sostituzione di Lewis Hamilton (ma nessuno ovviamente gli aveva chiesto di vincere un Mondiale al primo colpo, quanto di essere teoricamente di supporto al veterano George Russell e raccogliere punti per la squadra), il bolognese aveva colto uno splendido quarto posto al GP di Melbourne che ha aperto la stagione.
Nei successivi cinque appuntamenti oltreoceano Antonelli era quasi sempre andato a punti, eccezion fatta per il Bahrain. Inoltre ha segnato alcuni exploit interessanti, tipo la pole nelle qualifiche Sprint di Miami, o aver condotto in testa (con tanto di giro veloce) in alcuni frangenti della gara di Suzuka.
Le tre gare di tregenda per Antonelli
Poi, nel trittico europeo le cose hanno preso una piega non proprio favorevole per il ragazzo: ritiro nel GP di casa in Emilia-Romagna, 18esimo posto a Monaco, altro ritiro a Barcellona.
La carrozza si è trasformata in zucca? In realtà, ci si dimentica sempre che si tratta di un ragazzo di 18 anni al suo primo anno in F1. E va bene che parliamo di una serie in cui l’età media dei piloti si è abbassata di molto, per fortuna, ma comunque sarebbe oltremodo dannoso pensare che dopo una buona prestazione ci troviamo di fronte al fenomeno delle piste. Dannoso per Antonelli, in particolare, alle prese con pressioni e aspettative da parte dei media e addetti ai lavori che si sfregano le mani in attesa della prossima speranza della F1.
Questo non vuol dire che il nativo di Bologna non abbia talento, ovviamente. Ma che ha giustamente la necessità di crescere e anche di sbagliare: quando è andato fuori pista sulla curva Alboreto nelle sue prime FP1 su Mercedes al GP d’Italia dello scorso anno il suo mentore, Toto Wolff, aveva invitato a non mettere la croce sul ragazzo per questa sbavatura.
Antonelli ammette: “È stata dura, qui è come una vasca di squali”
E dal momento che parliamo sempre di un 18enne in un ambiente in cui chi si ferma è perduto, lo stesso pilota alla vigilia del GP del Canada si è aperto sulle difficoltà, soprattutto mentali, vissute nelle ultime tre settimane.
Parlando con i vari media presenti a Montreal, Antonelli ha spiegato di aver affrontato “tre weekend davvero difficili”. Ma non solo: “Per essere onesti, dal punto di vista mentale è stata dura. Perché qui è come stare in una vasca di squali, e se non vai bene finisci divorato. Perciò è importante stare al top”.
Il supporto del padre: “Lui per me è una roccia”
E per evitare di scantonare serve una mano esterna. In questo caso è stato fondamentale il supporto della famiglia: d’altronde chi ha visto il documentario The Seat su Netflix, riguardante l’approdo di Kimi in Mercedes, sa che gli Antonelli sono un bastione fondamentale per la serenità di Andrea, un nucleo discreto, affettuoso e unito attorno al pilota.
E in particolare il ragazzo ha avuto un cruciale supporto da parte del padre Marco, già pilota e proprietario del team AKM Motorsport: “Lui per me è una grande roccia: è sempre lì con me, mi ha insegnato tutto sin da quando sono bambino, dai tempi dei kart. E penso sia davvero importante avere uno come lui in pista, in particolare nella mia prima stagione in F1 perché questo è un mondo completamente nuovo per me, davvero intenso e difficile”.
E ancora: “Con lui parliamo di qualsiasi cosa, guardiamo insieme gli ondboard e rivediamo i filmati degli anni precedenti. Cerchiamo di analizzare il tutto per avere un’idea più precisa e cercare di migliorare per la sessione successiva”. E sicuramente lo tiene al riparo delle pressioni di chi si dimentica che, al di là di tutto, Andrea Kimi Antonelli è solo un ragazzo che si sta impegnando nella serie motorsportiva più importante al mondo.