Mancano Las Vegas e poi Abu Dhabi. Il Mondiale 2023 di F1 è oramai agli sgoccioli. Titoli già assegnati. Per la Ferrari un altro anno in bianco. Sono oramai 16 anni che la rossa non vince un campionato del mondo piloti, 15 quello costruttori. In questi anni in tanti si sono alternati al timone del muretto del Cavallino Rampante e dentro le monoposto partorite dal reparto corse di Maranello, senza riportare l’iride in Italia.
Tra le tante critiche che piovono sulla Ferrari ne è arrivata una in particolare dal mondo Red Bull, la scuderia che ha vinto gli ultimi tre mondiali piloti con Verstappen e sta dominando da due anni la Formula 1. Le parole pronunciate in un’intervista dal team principal della squadra angloaustriaca, Christian Horner devono far riflettere su quella che è l’impostazione della scuderia di Maranello specie negli ultimi tre lustri.
- F1, Horner attacca la Ferrari: "Un'istituzione e non una squadra da corsa"
- Horner alla Ferrari: "Deve fare come noi alla Red Bull"
- Ferrari: la corte a Horner, il "no" di Red Bull
F1, Horner attacca la Ferrari: “Un’istituzione e non una squadra da corsa”
Il team principal della Red Bull che sta dominando da due anni a questa parte il mondiale di F1, Christian Horner ritiene che la Ferrari sia sotto troppa influenza esterna e debba operare come una vera e propria “squadra da corsa” piuttosto che come un’istituzione nazionale.
Horner, ha spiegato parlando al podcast Eff One, ha criticato la troppa influenza esterna nel percorso decisionale del team di Maranello, cosa che secondo lui abbia contribuito nel corso degli anni a minare gli sforzi del team.
“Penso che il problema più grande per la Ferrari sia che stiamo parlando di una squadra nazionale. Deve tornare ad essere semplicemente una squadra da corsa. È un’istituzione in Italia e probabilmente c’è troppa gente nella fascia alta di potere, che decide. Tutti hanno voce in capitolo”.
Horner alla Ferrari: “Deve fare come noi alla Red Bull”
Il ragionamento di Chris Horner parte dal confronto proprio tra Ferrari e Red Bull. Lui è team principal della scuderia delle lattine dal 2005, praticamente dalla fine dell’era d’oro di Michael Schumacher che è coincisa di lì a breve con quella di Jean Todt a capo della scuderia di Maranello.
Da lì in poi al timone del muretto rosso si sono susseguiti con alterne fortune Stefano Domenicali, Marco Mattiacci, Maurizio Arrivabene e Matta Binotto fino ad arrivare all’attuale Tp, Frederic Vasseur. Decisamente troppi per poter garantire continuità al processo decisionale e di crescita del team. Qui sta il bug Ferrari secondo Horner:
“Guardando dall’esterno, uno dei nostri punti di forza è che ci muoviamo rapidamente, prendiamo decisioni e le rispettiamo. E se prendiamo la decisione sbagliata, cambiamo la decisione, autonomamente. Penso che, per la Ferrari sia diverso, per non parlare della pressione, i giornali ad esempio credo abbiano una grande influenza su ciò che accade lì. Quindi tutto è molto più difficile”.
Ferrari: la corte a Horner, il “no” di Red Bull
Così come in passato, più volte, la Ferrari ha cercato il genio progettista della Red Bull, Adrian Newey, allo stesso modo, lo scorso anno, quando Maranello ha “liquidato” Mattia Binotto, si è fatto il tentativo per strappare Horner alla Red Bull.
Alla fine, come ha raccontato tempo fa Helmut Marko in un’intervista, il manager britannico ha gentilmente rifiutato l’offerta del Cavallino Rampante, anche se Marko ha ammesso di aver impiegato “una notte intera” per convincere Horner a restare con la Red Bull. “E ci è costato milioni in più”, disse all’epoca.
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