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F1, Ferrari: scoppia il caso Hamilton, Lewis stizzito e rassegnato. Rivincita di Binotto nel sorpasso Hulkenberg

C'è un caso Hamilton in Ferrari: il pilota inglese anonimo e irriconoscibile in Spagna è sembrato scostante e stizzito nelle interviste. E dietro il sorpasso di Hulkenberg c'è la rivincita di Binotto

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Luca Fusco

Luca Fusco

Giornalista

Giornalista multimediale. Quando si accendono i motori, lui sgasa, impenna, derapa. E spesso e volentieri finisce sul podio

Giro 65, la Sauber di Nico Hulkenberg prende la scia della Ferrari di Lewis Hamilton e la passa senza troppa difficoltà in fondo al rettilineo d’arrivo. Non è fantaF1 ma quello che è realmente successo alla penultima tornata del Gran Premio di Spagna. La fotografia della gara dell’inglese. Ma anche una piccola grande rivincita da parte di Mattia Binotto, ieri bistrattato team principal di Maranello, oggi a capo della Stake che sta diventando Audi.

E mentre Charles Leclerc veste i panni del trascinatore assoluto del team col secondo podio in due gare, Hamilton continua a perdersi tra team radio di rabbia con Adami e una frustrazione che è emersa palese dopo la corsa di Barcellona in risposte laconiche, un sentimento racchiuso in quel “voglio tornare a casa” che riflette un po’ lo spirito dell’ex Mercedes in questa sua sfida con la Ferrari.

Hamilton, vorrei ma non posso a Barcellona

Puntava al podio, forse chissà qualcosa di più. Più di una dichiarazione di intenti da parte di Lewis Hamilton prima del Gran Premio di Spagna. Lo aveva detto dopo le qualifiche, lo aveva ribadito poco prima della gara. Si sentiva sicuro, della macchina e delle gomme. Alla fine è stato “tradito” da entrambe. Ma forse anche da se stesso.

Partito bene, benissimo, quarto in zona drs con Lando Norris terzo. L’illusione di vedere un Hamilton in modalità “massimo attacco” come promesso dallo stesso pilota inglese è durata lo spazio di pochi giri. Poi la McLaren del connazionale è andata via e negli specchietti si è palesata l’altra rossa di Leclerc che ha chiesto strada. Lewis si è difeso per ben due giri, facendo perdere tempo importante al compagno, troppo grande l’orgoglio del 7 volte campione del mondo.

Da lì in poi la gara di Lewis è stata anonima. Non si è mai acceso lui, non si sono mai accese le gomme. E siccome la fortuna aiuta gli audaci anche il secondo pit stop con qualche problema, l’undercut subito da Russell hanno finito per penalizzarlo oltremodo. L’ultimo barlume di speranza, dato dalla Safety Car per il ritiro di Antonelli, si è eclissato con la ripartenza. La SF-25 di Hamilton non ne aveva, un set di gomme troppo usurate e l’incubo del sorpasso subito da Hulkenberg diventato realtà a rendere ancor peggiore un’altra domenica scialba di un 7 volte campione del mondo.

Hamilton che succede? Stizzito e laconico

L’ottimismo del pregara ha lasciato spazio alla delusione, alla rassegnazione e alla frustrazione dopo la gara. A cominciare dal team radio finale che riassume in un unico messaggio lo stato d’animo dell’inglese: “C’è qualcosa che non va in questa macchina. È la peggiore che abbia mai visto”.

Ma anche nelle dichiarazioni, Hamilton è sembrato davvero rabbuiato. A chi gli ha chiesto “Cosa ti porti a casa da queste tre gare nel complesso?”, Lewis ha risposto: “Assolutamente niente”. In altre interviste l’inglese ha dichiarato che quella di Barcellona è stata la peggiore gara a cui abbia mai assistito e che non ci sono aspetti positivi da trarre da questo fine settimana. Per poi finire con quel laconico: “Non vedo l’ora di andare a casa” che la dice tutta sulla voglia di parlare dell’ex inglese.

Leclerc fa l’Hamilton e Lewis si è perso

Doveva essere la punta di diamante, il faro, il trascinatore. Al momento Lewis non è niente di tutto questo. Anzi a ricoprire quel ruolo ci sta pensando, come al solito, Charles Leclerc, vero cuore Ferrari. Hamilton è l’uomo giusto? “La domanda sorge spontanea” diceva un vecchio adagio di Antonio Lubrano. Se si escludono le due parentesi delle Sprint, i risultati confermano che il 7 volte campione del mondo finora, è arrivato sempre dietro Leclerc.

Nessuno ha la bacchetta magica sia chiaro. Nemmeno Schumacher riuscì in un battito di ciglia a riportare la Ferrari agli antichi splendori, ci mise 5 anni prima di vincere il primo Mondiale. Ma Schumi arrivò a Maranello a 27 anni. Hamilton si è vestito di rosso a 40. Non ha tutto quel tempo. E pare non avere il tocco magico. Non riesce a fare la differenza, a dare qualcosa in più come invece sta facendo Charles.

Binotto si vendica di Vasseur: quel sorpasso di Hulkenberg

Come in un discorso circolare, torniamo all’incipit del nostro discorso, o meglio alla fine del Gp di Spagna. Giro 65, la Sauber di Nico Hulkenberg prende la scia della Ferrari di Lewis Hamilton e la passa senza troppa difficoltà in fondo al rettilineo d’arrivo andando a prendersi un incredibile 5° posto. In quel sorpasso in molti hanno visto una piccola grande rivincita da parte di Mattia Binotto, nei confronti di Maranello.

Binotto è stato team principal della Ferrari dal 2019 al 2022 l’ultimo in cui la rossa in concreto lottò per il titolo, con Leclerc, almeno nella prima metà della stagione. Anno in cui il manager svizzero venne defenestrato per far posto a Fred Vasseur. Nell’ultimo anno Binotto è entrato in Sauber per guidare la transizione del team verso Audi che sarà dal 2026.

Il manager francese doveva rivoluzionare Maranello. Lo ha fatto ma ancora con scarsi risultati. Il suo repulisti è stato importante, in tanti sono andati via, altrettanti ne sono arrivati ma i problemi e i risultati della rossa sembrano essere sempre li stessi.

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