Sulle colonne di formule1.nl, sito olandese col quale collabora, Jacques Villeneuve, campione del mondo nel 1997 e figlio del leggendario Gilles, del quale tra pochi giorni ricorre il quarantesimo anniversario della sua tragica scomparsa, analizza la situazione della Mercedes e di Lewis Hamilton, autore di una prestazione disastrosa domenica scorsa a Imola.
“Alla Mercedes ora devono imparare a perdere. Per anni hanno messo tutti ko. Se qualcuno si avvicinava, aprivano semplicemente l’acceleratore. Quest’anno non hanno più quel vantaggio. George Russell sta facendo un buon lavoro nel ruolo di outsider. Lo ha imparato alla Williams, mentre Hamilton ha sempre avuto qualcosa per cui lottare. Qualche tempo fa, mi stavo già chiedendo come gestiranno tutto questo all’interno del team. A Imola abbiamo già visto che Toto Wolff ha difficoltà a controllarsi. Il suo messaggio radio dopo la gara la dice lunga. Non era rivolto solo a Hamilton, ma al mondo intero. Un brutto risultato per Russell non genera critiche, ma per Hamilton sì”.
“Questo è il rischio di avere una tale superstar nella tua squadra. Hamilton non era nel giusto ritmo dall’inizio di questo fine settimana. Inoltre non sembrava abbastanza aggressivo, come se non potesse lottare. Che sia stato doppiato, poteva succedere. Questa è la somma totale di tutti i fattori, più la cattiva macchina. Non continuerà ad avere weekend così terribili e batterà Russell. Ma non è facile essere a capo del team Mercedes in questo momento. Scegli la tua superstar, il tuo poster boy, il campione dei record con l’immagine internazionale, che ti costa un mega stipendio o sviluppi l’auto per il talento promettente? Una grande star come questa è grandiosa se vince: ti dà molta visibilità. Ma se non vince, il contraccolpo è molto più grande. Un campione non ha il diritto di non essere competitivo”.
“E Hamilton sarà ancora lì tra due o tre anni? Inoltre, arriverà alla fine di questa stagione? Non posso vedere nella testa di un altro; puoi essere depresso oppure no, o puoi non essere in grado di affrontare il fatto di non vincere più. Allora forse è il momento di decidere che la vita è migliore senza correre. Siamo stati sorpresi in passato: è successo che i campioni a volte ne hanno semplicemente avuto abbastanza”.
