Il mito di Ayrton Senna trascende ogni epoca, ogni stagione di F1, anche l’era dei social ne sono dominati e condizionati ed è proprio attraverso questi canali, seguiti dai suoi estimatori che continuano a condividere e a ricordarne il talento purissimo, che è stato dato l’annuncio della morte di Milton Guirardo Theodoro da Silva, a 94 anni, suo padre.
Senna, il legame con il padre e la famiglia
Senna, mamma di origini italiane e padre brasiliano, aveva un legame profpondo con i suoi genitori a tal punto da tornare da loro appena possibile, al suo Brasile, alla terra che lo aveva cresciuto e alle cose autentiche. In una storia su Instagram, l’addio al papà del pilota è stato accompagnato dalla foto di un abbraccio a suggellare un rapporto interminabile, come quello di un padre e il proprio figlio, a prescindere dal tempo e dal come:
“È morto questo mercoledì il signor Milton Guirado Theodoro da Silva, padre di Ayrton Senna. Le nostre più sentite condoglianze a tutta la famiglia e gli amici. Grazie, Miltão”.
L’azienda di famiglia, le fattorie e le auto
Milton Guirado Theodoro da Silva è morto per cause naturali, dopo aver vissuto un’esistenza intensa, lungo quasi un secolo di profondi mutamenti politici e sociali in Brasile che aveva affrontato da imprenditore di successo, conquistando una agiatezza economica grazie alla società metallurgica, che lui stesso aveva fondato, ma aveva lavorato anche nella compravendita di automobili e successivamente acquistò delle fattorie.
Di lui e Ayrton sono rare le immagini, nei database fotografici perché per lui era complicato seguire ovunque il figlio, così innamorato dei motori da scegliere una carriera improntata sul rischio estremo, in una F1 molto diversa da quella che abbiamo imparato a conoscere oggi.
La carriera di Ayrton Senna
Ayrton Senna, dai kart in Brasile ai bolidi della Formula Uno, riuscì in questa impresa portando il cognome di sua madre: vinse 3 titoli Mondiali, 41 Gran Premi e ottenne 65 pole position, ha detenuto il record di pole a lungo. E abbandonando tutti, in pista su quella maledetta curva di Imola, il 1° maggio 1994.
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